Dissalazione e osmosi inversa, due tecniche per rendere dolce l’acqua di mare

La dissalazione potrebbe essere una delle risposte al problema della siccità?

Sappiamo bene che la siccità è una sfida sempre più difficile da affrontare, perché il problema è importante e impatta sempre di più sulla vita delle persone: secondo le Nazioni Unite il fenomeno ha causato 650.000 vittime negli ultimi cinquant’anni.

Una delle soluzioni al problema potrebbe essere la dissalazione, ovvero trasformare l’acqua di mare in acqua potabile. Ma come si fa? Esistono due principali metodologie per desalinizzare l’acqua: dissalazione e osmosi inversa.

La dissalazione è uno dei metodi più antichi e semplici. Consiste nel riscaldare l’acqua marina fino a farla evaporare, lasciando il sale come residuo. Il vapore viene poi condensato per ottenere acqua dolce. Questo processo, seppur efficace, richiede molta energia, specialmente su larga scala, perché gli impianti di dissalazione vengono utilizzati lungo le coste per trattare grandi quantità d’acqua.

L’osmosi inversa, invece, utilizza membrane che agiscono come filtri, permettendo il passaggio delle molecole d’acqua ma non di sale. Questo metodo, sebbene efficace, presenta alcuni problemi ambientali: richiede molta energia e può causare l’intrappolamento di piccoli organismi marini, alterando così la catena alimentare. Inoltre, la brina concentrata che si accumula sui filtri deve essere trattata con sostanze chimiche che devono essere smaltite in modo sicuro per evitare danni all’ambiente.