IMF: il mondo nel 2016

L’andamento dell’economia globale secondo il Research Department dell’International Monetary Fund

L'economia globale guarda già al 2016. Mentre tutte le statistiche degli istituti finanziari internazionali sono d’accordo sul fatto che l’anno in corso si chiuderà con una crescita del Pil mondiale del 3,3% (leggermente inferiore al 2014), le previsioni per il 2016 sembrano migliori.

A confermare questo trend è l’International Monetary Fund, attraverso una serie di analisi firmate dal Direttore del Research Department dell’IMF, Olivier Blanchard, l’economista francese già presidente del dipartimento economico presso il Massachusetts Institute of Tecnology di Boston.
Le previsioni dell’IMF indicano per il 2016 una crescita globale del 3,8%, trainata principalmente dalle migliori condizioni della finanza internazionale, da politiche fiscali più eque nell’area Euro, dai prezzi più contenuti dei carburanti, oltre che da una maggiore fiducia nelle imprese e quindi nel mercato del lavoro.
A dispetto degli anni passati, sottolinea l’International Monetary Fund, la ripresa toccherà soprattutto le economie più avanzate, mentre i Paesi in via di sviluppo sconteranno alcuni problemi ancora irrisolti come il rimbalzo finanziario ed economico della Cina.

Guardando agli andamenti delle singole zone, il Research Department dell’IMF prevede per le economie avanzate un 2016 con una crescita del 2,4%, rispetto al 2,1% del 2015 e all’1,8% del 2014. Da un lato anche i Paesi più deboli dell’area Euro sembrano avviati lungo una strada di crescita e dall’altro economie stabili come quella giapponese hanno ripreso a crescere già dal primo trimestre del 2015.

I mercati emergenti segneranno il passo: sebbene il loro tasso di crescita si mantiene superiore a quello delle economie più sviluppate, il Pil per questi Paesi crescerà nel 2016 del 4,7%, qualche decimo percentuale in più del 2015, ma sostanzialmente stabile rispetto al 2014.
Il ribasso dei prezzi delle commodity e delle materie prime rappresenta uno dei nemici più pericolosi per il rilancio di questi Paesi, che devono anche fronteggiare gli effetti del rallentamento cinese.
Per quanto riguarda i rischi che coinvolgono tanto i Paesi sviluppati quanto le economie in crescita, le previsioni indicano il rimbalzo del prezzo del petrolio e la volatilità dei mercati finanziari, oltre ovviamente alle tensioni geopolitiche che coinvolgono l’area del Medio Oriente, il Nord dell’Africa e Paesi come l’Ucraina.

Le priorità, secondo l’IMF, per sostenere la crescita internazionale sono diverse. In primo luogo la conferma delle politiche monetarie avviate nel corso del 2015 dalla Banca Centrale Europea, necessarie per supportare l’economia reale; in secondo luogo lo stanziamento di investimenti massicci nel settore delle infrastrutture.
«Le riforme strutturali e il controllo del debito – sottolinea Olivier Blanchard – restano fondamentali, ma devono essere equilibrate e accompagnate da politiche di crescita che diano fiato all’attività economica. Nel lungo periodo le politiche di investimenti, non solo contribuiscono a creare lavoro e far correre l’economia, ma hanno dimostrato di non avere un impatto negativo sul deficit di bilancio degli Stati».