Traforo del Gran Sasso, storia e progetto della galleria a doppia canna più lunga d’Europa

La sua costruzione ha consentito il collegamento rapido tra Lazio e Abruzzo

Una grande opera: così l’hanno definita le persone che lavorarono per anni alla sua realizzazione. Il Traforo del Gran Sasso è la galleria a doppia canna più lunga d’Europa, solo dodicesima nella classifica mondiale. Ogni canna è formata da due corsie a senso unico di marcia.

La sua costruzione ha consentito il collegamento tra il Tirreno e l’Adriatico, quindi tra Lazio e Abruzzo. I lavori, proseguiti per 25 anni, iniziarono negli anni ‘60 e richiesero ingenti investimenti. Centinaia di uomini, tonnellate di esplosivo e macchinari, furono impiegati per gli scavi del tunnel, durante i quali 11 persone persero la vita.

Ripercorriamo dunque la storia del Traforo del Gran Sasso, la cui costruzione costò risorse e sforzi di uomini e mezzi, ma valse però la realizzazione di una delle principali arterie di collegamento per automobilisti e trasportatori che quotidianamente viaggiano tra Lazio e Abruzzo.

L’inaugurazione del Traforo del Gran Sasso

La lunghezza del Traforo del Gran Sasso è di 10.175 metri. I lavori iniziarono il 14 Novembre 1968, ma la galleria venne inaugurata solo il 1° Dicembre del 1984. Nel corso della cerimonia ufficiale, presieduta dall'allora presidente del Consiglio Bettino Craxi, venne inaugurata la corsia unica per senso di marcia in direzione di Teramo, tra gli svincoli di Assergi e Colledara.

Nel mezzo, anni di lavori e periodi di interruzione, dovuti alla crisi economica. Dal 1975 al 1982 infatti, lo scavo del tunnel ebbe una battuta d’arresto. Il costo dell’intera opera fu di circa 1.700 miliardi di lire (quasi 890 milioni di euro) - a fronte degli 80 miliardi inizialmente previsti - anche perché non tutto andò come previsto.

Nel 1982, parallelamente alla costruzione della seconda galleria in direzione L'Aquila, cominciarono i lavori per la realizzazione dei laboratori sotterranei dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, in pratica la seconda canna del traforo, che venne aperta nel 1993. La collocazione di questi laboratori, situati alla quota dell'autostrada A24, a circa 1.400 metri sotto il massiccio del Gran Sasso, consentiva di beneficiare di un accesso direttamente dall'arteria stradale, tramite uno svincolo sotterraneo.

Galleria del Gran Sasso: il progetto

Il progetto della Galleria del Gran Sasso, a cura di Alpina S.p.A., commissionato da S.A.R.A. (Società Autostrade Romane e Abruzzesi) e realizzato da CO.GE.FAR, fu approvato nel 1963.
Dopo 16 anni di lavori fu aperta la prima galleria in direzione Teramo: era il 1984.
A distanza di 9 anni fu la volta dell’apertura della seconda galleria, con i Laboratori Nazionali del Gran Sasso: era il 1993. Dunque, un tunnel lungo 25 anni.  

Gli scavi: la tecnica utilizzata

L’area interessata dagli scavi si distingueva per una particolare conformazione della roccia, oltre che per gli improvvisi cambiamenti climatici. L’analisi di tali condizioni fece optare per l’utilizzo di strumentazioni di precisione e metodi di lavoro meticolosi.

L’impiego massiccio di esplosivo è stato il metodo maggiormente utilizzato, in primis per creare un “tunnel pilota”, unitamente ad apparecchiature fresanti e perforatrici jumbo a 7 bracci.

Lo scavo di una galleria guida era funzionale a testare la tenuta del massiccio. Si trattava di una tecnica preventiva impiegata per rispondere con prontezza ad eventuali imprevisti che avrebbero potuto sorgere nel corso dello scavo principale. Il cunicolo creato veniva rivestito con calcestruzzo spruzzato e centine, ossia strutture provvisorie che fungevano da “base d’appoggio” per il posizionamento di blocchi di pietra, archi o volte. In seguito, lo stesso veniva stabilizzato con un rivestimento di calcestruzzo gettato.

Nelle zone di attraversamento delle faglie invece, si procedeva con drenaggi sub-verticali - per individuare la presenza di acqua - e sonde, adottando la tecnica di scavo a mezza sezione.
Il massiccio del Gran Sasso, infatti, è costituito da calcare permeato da falde acquifere, eccezion fatta per la parte teramana dove si trovano rocce marnose impermeabili.

Gli studi sulle falde acquifere effettuati dai geologi sfortunatamente non si rivelarono corretti, tanto che ad Assergi, in direzione Roma, si verificò un grave incidente. Era il 14 settembre del 1970, in corrispondenza di Valle Fredda la grande talpa escavatrice bucò la falda d’acqua presente nelle viscere della montagna. La pressione sfondò il fronte del cunicolo di esplorazione e un getto di acqua e fango travolse la galleria, con il conseguente allagamento della parte bassa di Assergi. Non vi furono danni a persone o a cose, ma questo imprevisto causò una battuta d’arresto nei lavori, durata quasi due anni.

Quello che caratterizza la realizzazione del Traforo del Gran Sasso è anche la diversa esecuzione dei lavori per la costruzione delle due gallerie. Nella galleria in direzione Teramo per trasportare i materiali di risulta degli scavi, la rete di movimento impiegata fu quella ferroviaria, mentre nel tunnel in direzione Roma vennero utilizzati mezzi di trasporto su gomma.

Le due gallerie comunicano tramite cunicoli distanziati di 300/600 metri, chiusi con portoni antifiamma, che fungono da via di fuga in caso di emergenze. È inoltre presente un sistema di ventilazione longitudinale, attualmente tra i più installati nelle gallerie autostradali a doppia canna.