Democratici e Repubblicani uniti per le infrastrutture

Un gruppo di senatori del Partito Democratico Usa presenta un nuovo piano da 1 trilione di dollari per le infrastrutture

Al di fuori dell’acceso dibattito politico che contrappone oggi il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, sostenuto dal Partito Repubblicano, e i Democratici americani c’è un punto di incontro, una convergenza su alcuni obiettivi, lavoro e crescita economica, e sul modo di raggiungerli, investire nelle infrastrutture.
Per la prima volta dal New Deal lanciato da Theodore Roosevelt dopo la crisi del ’29, i due grandi partiti americani si trovano d’accordo sulla necessità di fare investimenti massicci per dare fiato all’economia. Così, mentre 80 esperti consiglieri del Presidente Trump sono oggi al lavoro per elaborare le misure necessarie al piano da 1 trilione di dollari lanciato in campagna elettorale, il Partito Democratico risponde annunciando il suo piano (“Blueprint to Rebuild America’s Infrastructure and Create 15 Million Jobs”) e chiedendo al Presidente una convergenza politica per approvarlo insieme al più presto.
Alla fine di gennaio infatti un gruppo di senatori democratici ha presentato un panel di investimenti per 1 trilione di dollari con l’obiettivo di modernizzare aeroporti, ponti, strade, porti in tutto il Paese, calcolando che questi interventi produrrebbero 15 milioni di posti di lavoro nei prossimi 10 anni.

Il piano dei Democratici

Il piano presentato alla fine di gennaio dai senatori democratici individua alcuni settori chiave dove investire ai quali dovrebbe essere destinata la quota maggiore dei fondi. I principali sono strade e ponti (210 miliardi di dollari), ferrovie e autobus (180 miliardi), settore idrico e fognario (110 miliardi), energia (100 miliardi). 
Rispetto al progetto, attualmente allo studio del team voluto dal Presidente Trump, il piano dei democratici ha due caratteristiche differenti. La prima riguarda le aree in cui investire, nell’ambito delle quali i Democratici inseriscono anche tutto il settore scolastico, ospedaliero, e della rete internet, oltre alle infrastrutture legate ai trasporti e alla logistica. «Gli obiettivi infrastrutturali della nostra nazione – ha spiegato annunciando il piano Charles E. Schumer, leader dei senatori democratici – vanno ben oltre la sistemazione di strade e ponti. Ogni giorno, troppi studenti frequentano scuole in edifici decrepiti, i nostri veterani vengono accolti in ospedali che gli crollano addosso, e milioni di persone nelle comunità rurali non possono avviare un business perché non hanno accesso alla rete internet ad alta velocità».

Oltre alla destinazione dei finanziamenti (in parte diversa dal progetto allo studio del Presidente), il piano dei Democratici prevede di trovare le risorse economiche direttamente dai fondi del governo federale, mentre il Piano Trump immagina un sostegno iniziale dello stato che tuttavia debba essere accompagnato dalla presenza consistente dei privati, sia sotto forma di PPP (partnership pubblico-privato), sia attraverso la nascita di una banca delle infrastrutture che venda obbligazioni acquistabili anche dai singoli cittadini.

Infografica Ita Democratici

Il Piano Trump

La corsa alla ricostruzione infrastrutturale degli Stati Uniti è un cavallo di battaglia del Presidente Trump dai primi giorni della sua campagna elettorale ed è stata consacrata tale nella notte del 4 dicembre 2016 quando, al termine della sfida elettorale, il Presidente eletto ha annunciato: «Rilanceremo i nostri centri urbani, e ricostruiremo le nostre autostrade, i ponti, i tunnel, gli aeroporti, le scuole, gli ospedali. Ricostruiremo le nostre infrastrutture, che diventeranno seconde a nessun’altra, e per ricostruirle metteremo al lavoro milioni di persone».

Da quel giorno un team di 80 persone è al lavoro per mettere a punto i dettagli del piano che trae ispirazione dal Rapporto “Trump Versus Clinton On Infrastructure”, messo a punto il 27 ottobre del 2016 da Wilbur Ross, un private equity investor, e Peter Navarro, business professor della UC-Irvine, i due principali senior policy advisor della campagna elettorale di Trump.
Il punto di partenza è la dotazione economica, 1 trilione di dollari, e l’individuazione in una banca per le infrastrutture dello strumento principe per assegnare questi fondi. L’istituto bancario – secondo il piano – dovrebbe poter contare su un patrimonio iniziale costituito da fondi federali, e da questo punto di partenza attrarre investimenti privati da destinare ai progetti infrastrutturali.

Gli effetti della convergenza

Il tema delle infrastrutture e degli investimenti nel settore è stato affrontato anche nel corso di un incontro presso la State Dining Room della Casa Bianca tenuto negli ultimi giorni di gennaio da Donald Trump con alcuni rappresentati dei deputati e dei senatori Democratici, guidati dal leader dei Democratici in Senato, Charles Schumer.
A parte le distanze sulle modalità e sulla destinazione di alcuni investimenti, Democratici e Repubblicani si trovano d’accordo sul ruolo strategico che investimenti di questo genere potranno avere per la crescita dell’America. Una convinzione che trova riscontro anche nelle statistiche. La Federal Highway Administration stima infatti che ogni miliardo di dollari speso nelle infrastrutture, creerebbe almeno 13mila posti di lavoro all’anno.
Da qui la convergenza politica, un evento insolito ma decisivo, sul quale si gioca una delle partite più importanti per il futuro economico degli Stati Uniti d’America.