Infrastrutture che creano lavoro

Grandi opere come strumento di redistribuzione della ricchezza

L’infrastruttura come volano di crescita economica è un’equazione che torna, non solo perché lo dice il Fondo Monetario Internazionale secondo il quale nelle economie avanzate investimenti aggiuntivi nel settore pari all’1% del Pil producono un aumento del Pil in quattro anni dell’1,5%, ma perché lo ribadiscono i numeri. Quelli delle grandi opere realizzate in giro per il mondo da Salini Impregilo che si confermano un formidabile volano di crescita occupazionale per le regioni dove vengono costruite.
I numeri del Gruppo – raccolti all’interno del Bilancio di Sostenibilità 2016 – raccontano che, nel corso del 2016, Salini Impregilo ha impiegato presso i propri cantieri, considerando sia il personale diretto che indiretto (quello assunto dalle ditte fornitrici), 59.600 persone, con un incremento del 44% rispetto all’anno precedente.
All’interno del dato totale, il 75% dei 34.440 dipendenti diretti era costituito da personale locale e lo stesso criterio è stato adottato per il 63% dei manager.

Stesso discorso vale per i lavoratori indiretti, che includono dipendenti dei subappaltatori, delle agenzie interinali e degli altri fornitori di servizi impiegati presso i progetti del Gruppo per un totale nel 2016 di 25.200 persone, il 70% delle quali assunto localmente.
Il risultato di questo coinvolgimento massiccio è calcolabile in prima istanza analizzando le retribuzioni e i benefit corrisposti nel corso del 2016, che hanno raggiunto un valore totale pari a 886 milioni di euro (il 64% in più rispetto al 2015).
Questo è il primo segnale di come le grandi opere si trasformino in uno strumento di redistribuzione della ricchezza a vantaggio della forza lavoro selezionata nei territori dove queste opere sorgono, dall’Africa agli Stati Uniti, dal Medio Oriente all’Asia, dall’Europa all’Australia.

Inclusività e lavoro

Restituire ricchezza, quindi, non solo attraverso l’opera in sé che già da sola rappresenta un’occasione di sviluppo legato al contributo diretto dell’infrastruttura, ma sfruttando questa opportunità per coinvolgere le popolazioni locali in una grande sfida che è anche un’occasione di crescita professionale. Tanto i Sustainable Development Goals delle Nazioni Unite quanto l’Accordo sul Clima di Parigi indicano infatti a livello globale la necessità del perseguimento di tre obiettivi: riavviare la crescita economica, garantire uno sviluppo inclusivo e combattere il cambiamento climatico. Oltre al loro contributo in termini di sostenibilità (vedi ad esempio il ruolo dei grandi impianti idroelettrici come produttori di energia “pulita”), le infrastrutture svolgono quindi un ruolo centrale per la crescita economica ma anche per il perseguimento di uno sviluppo inclusivo. L’inclusività, soprattutto nei paesi in via di sviluppo, è un tema centrale che chiama in causa anche il ruolo dei global player impegnati a lavorare in quelle regioni.

Un’indicazione che il Gruppo Salini Impregilo ha fatto sua anche nel rapporto con i propri fornitori. Acquistare beni e servizi sul territorio dove si lavora è infatti un formidabile strumento per favorire l’occupazione e lo sviluppo economico locale. Nel corso del 2016 Salini Impregilo ha destinato l’85% della spesa per forniture a ditte locali per un valore economico totale distribuito alla catena di fornitura pari a 4,4 miliardi di euro diviso per il 36% in servizi, 34% subappalti e 27% materie prime e beni.

Operai in cantiere

Il Modello SEED

Per analizzare l’effetto moltiplicatore che le grandi opere hanno sull’occupazione, Salini Impregilo ha elaborato un apposito modello di calcolo proprietario, denominato il SEED (Socio-Economic Effects Determination) Model, il quale calcola il contributo totale (diretto, indiretto e indotto) del Gruppo alla crescita economica e sociale dei Paesi in cui opera oltre che in termini di occupazione anche in termini di Pil, entrate per le Pubbliche Amministrazioni e redditi da lavoro distribuiti alle famiglie.
Nel 2016 il modello è stato testato su tre Paesi pilota (Italia, Etiopia, Panama), dove le opere realizzate hanno mostrato risultati importanti in termini di occupazione.
In Italia il contributo totale (diretto, indiretto e indotto) di Salini Impregilo in termini di occupazione è pari a 15.116 posti di lavoro, in media 8 persone lavorano nel sistema economico per ogni lavoratore del Gruppo.
In Etiopia, dove il Gruppo è attivo da anni in grandi progetti idroelettrici come la costruzione di Gibe III e attualmente la costruzione di Gerd, la diga sul Nilo Azzurro, il contributo totale del Gruppo in termini di occupazione è pari a ben 167.737 posti di lavoro (21 per ogni lavoratore diretto di Salini Impregilo).

Infine, il Modello ha esaminato il contributo del Gruppo a Panama, dove Salini Impregilo ha inaugurato nel 2016 il Nuovo Canale, una delle opere infrastrutturali più importanti e complesse al mondo, realizzata proprio con la determinante partecipazione di lavoratori del luogo. Anche in questo caso i benefici di un cantiere di enormi dimensioni e rimasto attivo per diversi anni sono stati elevati per la popolazione panamense.
Il SEED calcola che il contributo totale dell’opera in termini occupazionali è pari a 18.438 posti di lavoro (20 per ogni lavoratore diretto di Salini Impregilo).
Analizzando i numeri risulta evidente la portata dell’effetto moltiplicatore, un grande volano di sviluppo capace di produrre ricchezza e benessere a cascata. Non solo in maniera diretta, attraverso i contributi derivanti dalle attività di business, ma anche e soprattutto in maniera indiretta, grazie ai contributi derivanti dall’attivazione della catena di fornitura, e indotta, con i contributi derivanti dai consumi locali delle famiglie.