La torre d’acqua dell’Africa

La politica energetica è da anni un asset fondamentale nel percorso di crescita dell’Etiopia

La politica energetica è da anni un asset fondamentale nel percorso di crescita dell’Etiopia e punta sulla valorizzazione della conformazione morfologica del territorio e di una delle sue più preziose risorse naturali: l’acqua.
Ad oggi circa l’85% dell’energia generata viene da impianti idroelettrici e il loro peso, nel mercato interno così come nelle relazioni con i partner stranieri, è destinato ad aumentare nei prossimi anni. L’Etiopia sta infatti investendo risorse pari a un terzo del Pil nazionale nella produzione di energia idroelettrica, per un ammontare di 12 miliardi di euro. Questo massiccio impegno economico ha l’obiettivo di arrivare nel 2035 a generare 40mila MW di energia sfruttando i grandi bacini idrici che attraversano il Paese.

I piani di sviluppo che guardano al futuro hanno però radici ben salde nel passato. La costruzione delle prime dighe risale ai primi anni ’60; da qui si arriva fino ai progetti più ambiziosi (tutti realizzati da Salini Impregilo) come le tre dighe sul fiume Gilgel Gibe, i due impianti idroelettrici sul fiume Beles, per chiudere con la Grand Ethiopian Renaissance Dam (GERD), che è tuttora in costruzione sul Nilo Azzurro, e Koysha, il progetto appena annunciato di un quarto impianto idroelettrico sul fiume Omo. Nell’insieme si tratta di un sistema di produzione e distribuzione di energia idroelettrica interconnesso, e destinato tanto al mercato interno quanto a quello esterno.

I numeri riconosciuti dalla Ethiopian Electric Power (la società pubblica che dal 1948 gestisce gli investimenti nel settore e sovrintende alla produzione, distribuzione e vendita di energia elettrica) confermano la domanda crescente di energia. Negli ultimi cinque anni la domanda è cresciuta ad un ritmo medio del 25% all’anno; mentre le previsioni sul futuro parlano di una media annuale del 32%.
Alla domanda domestica in costante aumento, si aggiunge l’opportunità commerciale rappresentata dalla vendita di energia a nazioni più o meno vicine, sfruttando così la risorsa idrica anche sui mercati internazionali.

La questione dell’energia e della sua disponibilità per i Paesi africani è un punto di partenza essenziale per sconfiggere la povertà e l’arretratezza economica e anche per questo ha superato i confini del continente. In questo quadro, il supporto di Salini Impregilo nella costruzione di grandi opere idroelettriche, unito all’impegno finanziario del governo nel sostenere una produzione energetica basata sull’acqua, ha un doppio significato: da un lato l’esigenza strategica di sfruttare al meglio la risorsa idrica di cui il territorio è ricco; dall’altro l’ambizione di seguire un percorso di sviluppo che sia sostenibile e rispettoso dell’ambiente, nell’ambito dell’ambizioso proposito di far diventare il Paese un produttore carbon neutral entro il 2025.