Hardangerbrua: il ponte norvegese sospeso più lungo

La Norvegia occidentale viene chiamata “Fjordland”, per via dell’enorme quantità di fiordi che l’attraversano, inoltrandosi tra le sue montagne e creando dei veri e propri labirinti. In tutto la Norvegia conta più di 1.700 fiordi: non stupisce quindi che, per creare una rete stradale agevole, il paese presenti una grande quantità di ponti, alcuni dei quali decisamente spettacolari. Si pensi per esempio ai ponti che compongono la famosa Atlantic Ocean Road, che si snoda per quasi 9 chilometri tra i fiordi di Averøy, guadagnandosi un posto d’onore tra le strade più affascinanti e più pericolose al mondo. Ma quando si parla dei ponti norvegesi non si può non pensare ad Hardangerbrua, ovvero al ponte di Hardanger: si tratta infatti di un lunghissimo ponte sospeso di recente costruzione, che si dilunga per 1.380 metri totali sulle acque dell’omonimo fiordo. Potendo vantare una simile dimensione, Hardangerbrua è il più lungo ponte sospeso norvegese, nonché uno dei più lunghi al mondo. Vediamo quali sono le caratteristiche uniche di questa grandiosa opera di ingegneria.

I primati del ponte sull’Hardangerfjord

Come detto Hardangerbrua è il lungo ponte sospeso della Norvegia. A livello mondiale, guardando alla lunghezza delle campate, il ponte di Hardangher si piazza al 16° posto, con la sua campata unica da 1.310 metri. Il primato mondiale spetta invece a un ponte giapponese costruito nel 1998, ovvero all’Akashi Kaikyō Bridge, che presenta una campata di 1.991 metri. A livello europeo invece il record è del Great Belt Bridge, un ponte in Danimarca che collega le isole Zealand e Funen: anch’esso costruito nel 1998, presenta una lunghezza complessiva di 18 chilometri, e una campata di 1.624 metri.

C’è però un primato che nessuno sembra vicino a strappare al ponte che si estende sull’ Hardangerfjord, nella regione dell’Hordaland: Hardangerbrua detiene infatti il record mondiale come il ponte sospeso più lungo realizzato tra gallerie. Una caratteristica di questo ponte è infatti quello di essere costruito tra due tunnel. Va detto peraltro che questa peculiarità non priva agli automobilisti che si apprestano a oltrepassare l’Hardanger della possibilità di ammirare la silhouette del ponte: entrambi i portali dei tunnel sono infatti stati costruiti per garantire la piena visuale della opera d’ingegneria. La volta della galleria di Vallalik, in corrispondenza degli ultimi 100 metri del ponte, è stata portata a un’altezza di 23 metri – rispetto agli originari 6 metri, per diventare così una delle gallerie più alte al mondo. Allo stesso modo, il tunnel Bu è stato innalzato fino a 15 metri. Ne consegue così la possibilità di ammirare pienamente la bellezza prospettica di questo grandioso ponte.

Breve storia del ponte di Hardangher

Il ponte Hardangerbrua è un’opera estremamente preziosa per chi viaggia tra Oslo e Bergen, riducendo in modo importante i tempi necessari per lo spostamento: precedentemente era infatti necessario servirsi del traghetto, peraltro non sempre disponibile nelle giornate con situazioni meteorologiche difficili. Si iniziò ad accarezzare l’idea di costruire un ponte per attraversare l’Hardangerfjord – ovvero il terzo fiordo norvegese più lungo – già negli anni Trenta. In quell’occasione a proporre l’opera fu un inventore del posto, Aamund K. Bu, il quale parlò per l’appunto di un collegamento sospeso tra Vallavik e Bu.

L’idea non restò del tutto campata per aria: già nel 1938, infatti, l’ingegnere Ødegard, dell’Hordaland County Roads Department, confermò la fattibilità dell’opera. Il progetto però si arenò, cadendo nel dimenticatoio per una trentina d’anni. Solamente nel 1969, infatti, si tornò a parlare ufficialmente di questo ponte: nello specifico si iniziò a parlare congiuntamente di un progetto che comprendeva la costruzione di opere distinte, ovvero di una galleria tra Kjerland e Vallavik e per l’appunto di un ponte tra Vallavik Bu. I lavori iniziarono anni dopo dopo per la costruzione del tunnel, che venne inaugurato nell’aprile del 1985. L’opera però, senza ponte, risultava completa: ecco allora che il tema della costruzione del ponte divenne di forte attualità. Le municipalità dell’area del fiordo di Hardanger iniziarono quindi a lavorare a un possibile progetto, che venne ufficializzato nel 1986, per essere presentato poi nel 1988 dalla Norwegian Public Roads Administration. Dovettero passare molti altri anni prima dell’approvazione, che venne infine data solo a condizione della previsione di un pedaggio per il transito. La costruzione vera e propria iniziò nel 2009, per essere completata nell’agosto del 2013.

Le caratteristiche del ponte sul Hardangerfjord

Sul ponte trovano posto due corsie di marcia da 4,5 metri, nonché una pista ciclopedonale di 3,25 metri. A nord il ponte porta a immettersi in una rotatoria sotterranea e dunque nel tunnel di Vallavik, e la stessa cosa avviene a sud, verso il tunnel di Bu. Costruito per permettere una velocità di 80 chilometri all’ora e per ospitare un traffico medio giornaliero di 2.000 veicoli, il ponte di Hardanger è stato messo in opera da diverse imprese. La Veidekke per esempio si è occupata delle opere in calcestruzzo: si pensi che per la realizzazione delle fondamenta sul lato BU, nell’ottobre del 2009, venne organizzato un getto di calcestruzzo per 50 ore di fila, per un totale di 1.800 metri cubi di calcestruzzo armato per le basi dei due piloni. A lavori terminati, si avevano due coppie di piloni alte 185 metri, realizzati con casseforme da 44 sezioni, con una sezione di 8,6 metri per 7 alla base, e di 4,5 metri per 4.5 metri alla sommità. Ogni coppia di piloni ospita peraltro un ascensore interno per la manutenzione.

Nel 2011 si poterono iniziare i lavori per l’installazione delle selle per i cavi, al culminare dei piloni, per arrivare a un’altezza complessiva di 201 metri. I cassoni metallici per la realizzazione dell’impalcato sono frutto del lavoro delle Officine Zhenhua Port Machinery, a Shanghai, per essere trasportati via nave fino all’Hordaland nel 2011; i cavi sono stati prodotti invece dalla Bridon, a Doncaster: si parla di cavi composto da 19 fasci, all’interno del quale ogni cavo è composto a sua volta da 528 trefoli di diametro di 5,3 millimetri. E ancora, le piastre di ancoraggio sono state costruite in Polonia e in Vietnam, le selle sono frutto del lavoro della britannica Goodwin Steel Castings Ltd., mentre la comasca O.M.E ha realizzato le barre di ancoraggio. Il ponte Hardangerbrua risulta quindi, come spesso accade, il frutto di un lavoro internazionale, coordinato dall’appaltatore danese MT Højgaard.