Banca Mondiale e sviluppo globale

«Lo sviluppo infrastrutturale è decisivo per favorire la crescita delle opportunità e per ridurre la povertà»

L’ Agenda di Addis Abeba, emersa al termine del summit tenuto nel luglio scorso nella capitale etiope, apre un capitolo nuovo per le istituzioni deputate a sostenere lo sviluppo dei Paesi con un accento particolare per la Banca Mondiale.
A più di 70 anni dalla sua nascita, il World Bank Group è chiamato oggi a rivedere il suo modello di sostegno alla crescita e all’emancipazione dei popoli dalla povertà, affrontando alcune sfide molto complesse come la razionalizzazione della spesa interna, la competizione di altri soggetti (a partire dalla Asian Infrastructure Investment Bank o dalla New Development Bank, due istituzioni molto presenti soprattutto nei Paesi del G7), e la rimodulazione degli interventi sulla base dei nuovi indirizzi stabiliti dall’Onu, prima con i Millennium Development Goals e più recentemente con i Sustainable Development Goals. Sfide che vengono analizzate nel Report “The Post-2015 Agenda and the evolution of the World Bank Group” realizzato dal Brookings Institute di Washington, indicato nel 2014 in un Report dell’Università della Pennsylvania come il più influente think tank al mondo.

Gli scenari del Brookings Institute

L’analisi fatta dal prestigioso think tank statunitense punta principalmente sulla maggiore competizione che la World Bank dovrà affrontare nei prossimi anni nel suo ruolo di volano della crescita e dello sviluppo mondiale. Oltre a protagonisti di peso globale come l’Asian Infrastructure Investment Bank, sono sempre più diffuse banche di sviluppo regionali o fondi di investimento, ma anche fondazioni con dotazioni finanziarie sostenute, accademie o organizzazioni provenienti dalla società civile (vedi ad esempio il Abdul Latif Jameel Poverty Action Lab del MIT di Boston o l’International Growth Center della London School of Economics and Political Sciences), capaci di togliere uno spicchio di palcoscenico all’attività della World Bank perché deputati a intervenire su progetti mirati e di immediato impatto per le popolazioni locali.

Da qui – spiega il Rapporto – la necessità di rimodulare anche gli obiettivi della Banca Mondiale su una scala diversa rispetto al focus tradizionale improntato alla riduzione della povertà. Crescita, sostenibilità e stabilità sociale: sono queste le direttrici intorno alle quali dovrebbe concentrarsi l’attività futura dell’istituzione.
Nell’ambito di questi interventi, se la Banca Mondiale vuole mantenere un ruolo primario deve puntare molto su uno sviluppo dei Paesi e dei popoli, che non sia legato solo alla realizzazione di una singola opera, ma costruito intorno a progetti complessi, di sistema, capaci grazie alla loro portata di dare una spinta consistente alla crescita e all’emancipazione dalla povertà.

Investimenti e infrastrutture

Per i prossimi 3 anni la Banca Mondiale ha definito i costi da sostenere nelle varie regioni del mondo, soprattutto attraverso interventi di due delle cinque istituzioni che ne fanno parte: IDA, International Development Association e IBRD, International Bank for Reconstruction and Development.
Già nel corso del 2015 gli interventi hanno dimostrato una tendenza a focalizzarsi su grandi progetti di sistema, per un totale di piu di 300 progetti principali, con una forte polarizzazione in Africa. In particolare si registrano i seguenti dati per interventi realizzati nel 2015:

  • In Africa 11,6 miliardi di dollari per 103 progetti, con un portfolio totale dei progetti tuttora in corso di 52 miliardi;
  • in Asia 6,3 miliardi di dollari e 57 progetti avviati;
  • nell’Asia del Sud  7,9 miliardi di dollari e 38 progetti;
  • in Europa e Asia centrale 7,2 miliardi di dollari e 54 progetti;
  • in America Latina e Caraibi 6 miliardi e 33 progetti;
  • in Medio Oriente e  Nord Africa 3,5 miliardi di dollari e 17 progetti.
Banca Mondiale finanziamenti

Gran parte degli investimenti e dei progetti strategici attuali e futuri sono destinati alle infrastrutture.
Si legge nel Rapporto 2015 della World Bank: «Lo sviluppo infrastrutturale – nei settori dell’energia, dell’acqua, dei trasporti e della information and communication technology - è decisivo per favorire la crescita delle opportunità e per ridurre la povertà.

Garantire fonti di energia sostenibile, ad esempio, agli 1,1 miliardi di persone che vivono senza e portare soluzioni diverse di riscaldamento e di alimentazione ai 2,9 miliardi di persone che utilizzano ancora solo il legno o altre biomasse, è vitale per porre fine alla povertà e favorire la diffusione di una prosperità generale».
E aggiunge: «L’intera Africa Sub-Sahariana, con una popolazione di un miliardo di persone, consuma solo 145 terawatt/ora di energia in un anno, più o meno come se ogni persona tenesse accesa una sola lampadina incandescente per tre ore al giorno».

In Africa, come su scala mondiale, la via per uscire dalla povertà passa quindi per le infrastrutture, dagli impianti idroelettrici per la produzione di energia pulita, fino al sistema di trasporti per le grandi città. In questo ambito la Banca Mondiale ha adottato una chiara strategia: dato che la popolazione urbana mondiale è destinata a crescere nei prossimi 15 anni di 2 miliardi di persone, è necessario dare una risposta immediata a questa rivoluzione demografica attraverso un sistema più moderno e sostenibile di fornitura energetica e di mobilità sostenibile, per aiutare le città a crescere in forma efficiente e “vivibile”.

Banca Mondiale finanziamenti

La riforma interna

La nuova strategia di intervento su scala planetaria della Banca Mondiale non può prescindere da un processo interno di rinnovamento, gia avviato, e focalizzato sulla razionalizzazione dei costi e sul miglioramento dei processi di gestione interna.
Rispetto ad un budget amministrativo annuale per il 2015 pari a 2,5 miliardi di dollari, sono previsti per il 2015-2017 tagli ai costi per un valore di 400 milioni di dollari.
Il Gruppo, con i suoi 12.300 dipendenti, è quindi chiamato ad una profonda riforma, interna ed esterna. Questo richiedono gli obiettivi lanciati nell’ultimo anno e condivisi nei più recenti meeting internazionali. E questo si aspettano le economie in via di sviluppo che guardano alla World Bank come a quel grande propulsore di sviluppo che dopo la Seconda Guerra Mondiale aiutò il mondo a risollevarsi riportando prosperità e ricchezza.