Ocse: investimenti per curare le economie dal Coronavirus

Gli investimenti nelle infrastrutture tra le misure necessarie per far ripartire la crescita dopo la crisi

Lanciare piani di sviluppo delle infrastrutture strategiche per riattivare progetti di investimento su larga scala.

È questa l’indicazione sottoscritta dall’Ocse nei giorni di piena esplosione del Coronavirus per elaborare una risposta congiunta alla crisi economica che rischia di seguire quella sanitaria.

Un imperativo contenuto all’interno dello studio realizzato dall’Organizzazione Mondiale del Commercio dal titolo “Coronavirus: The world economy at risk”.

Il pericolo – secondo gli analisti dell’Ocse – è una contrazione dei Pil nazionali legata al blocco delle attività produttive e alla chiusura dei scambi internazionali, tutte misure rese necessarie per il contenimento del contagio. Misure inevitabili il cui impatto potrà essere contenuto attraverso politiche di sostegno massiccio agli investimenti.

Se in questa prima fase la maggior parte dei governi sta infatti puntando su interventi diretti che proteggano la capacità di spesa delle famiglie e assicurino la sopravvivenza delle aziende, nella fase successiva – spiega l’Ocse – sarà necessario aprire la strada a piani vigorosi di investimenti pubblici, partendo proprio dallo sviluppo delle infrastrutture.

Ocse: investimenti in infrastrutture per rilanciare l’economia globale

Una volta superata l’emergenza sanitaria, al primo posto dell’agenda politica finirà il tema della ricostruzione. Alcuni paesi saranno colpiti più di altri, ma in generale l’emergenza Covid-19 lascerà un segno sulla maggior parte delle economie globali e avrà di conseguenza un impatto sulla crescita e sul benessere delle persone. Per rilanciare questa crescita l’Ocse parla di “investimenti pubblici più decisi che mai”, che debbano essere indirizzati anche in settori che per caratteristiche sono dei volani naturali della crescita. Tra questi le infrastrutture strategiche, definite essenziali per far ripartire il motore dell’economia. Investimenti massicci, quindi, che potranno arrivare dai governi ma anche dai fondi di investimento, perché – fa notare l’Ocse – proprio questo che stiamo vivendo è uno dei momenti migliori per indebitarsi e investire. I tassi di interesse a lungo termine sono pari a zero, un elemento che rende favorevole la raccolta di risorse finanziarie sul mercato.

È lo stesso messaggio lanciato dal Presidente Usa, Donald Trump, che pochi giorni fa ha proposto un piano da 2 trilioni di dollari per le infrastrutture americane spiegando che le condizioni attuali, legate ai bassissimi tassi di interesse, trasformano questo momento di crisi in un’occasione da non perdere.

Piazza Duomo, Milano

Dagli Usa alla Cina, la risposta degli stati

L’indicazione dell’Ocse è una questione allo studio già da parte di molti governi. Negli Stati Uniti, dopo il lancio del piano da 2,2 trilioni di dollari approvato dal Congresso per mitigare gli impatti immediati della crisi, il Presidente Trump ha proposto l’approvazione di un maxi investimento sulle infrastrutture. Una proposta lanciata con un tweet all’interno del quale il Presidente spiega che i bassi tassi di interesse permettono di reperire le risorse finanziarie necessarie senza troppe difficoltà e con costi contenuti, arrivando così a raccogliere altri 2 trilioni di dollari da investire – stavolta – nello sviluppo delle grandi infrastrutture.

Qualcosa di più è già stato fatto in Cina dove il governo, in collaborazione con molte amministrazioni locali, ha approvato uno stanziamento da 3,6 trilioni di dollari che dovranno essere spesi nei prossimi cinque anni. Il pacchetto di misure prevede interventi su una serie di opere infrastrutturali strategiche, tra cui il rinnovamento di 500 autostrade. Solo la provincia di Sichuan ha presentato al governo centrale una lista di 700 progetti strategici da realizzare nel breve periodo e per il 2020 il governo centrale ha già previsto interventi sulle infrastrutture per 500 miliardi di dollari.

In Europa, la stessa strada è stata seguita dal Regno Unito. Nei giorni in cui i numeri del contagio aumentavano e lo stesso premier Boris Johnson dichiarava di essere positivo, il governo ha lanciato un piano da 825 miliardi di dollari che dovranno essere investiti per modernizzare la rete infrastrutturale. Il piano prevede che gli investimenti siano ripartiti tra il 2020 e il 2025 e rappresenta per il Regno Unito il più grande intervento dello stato nell’economia dai tempi della crisi finanziaria del 2008.

Anche l’Unione europea ha attivato una serie di misure di sostegno alle economie degli stati membri, misure che ad oggi sono finalizzate principalmente al contenimento dell’emergenza quotidiana e del crollo di ricchezza dovuto al lockdown imposto in gran parte dei paesi del continente

Le previsioni dell’Ocse

Oltre alle sofferenze umane – si legge nel rapporto dell’Ocse – il rischio legato alla diffusione del Coronavirus è una considerevole distruzione della ricchezza creata negli ultimi anni.

Alla luce di questo l’Organizzazione conferma che tutte le previsioni economiche da qui ai prossimi mesi sono inficiate da una profonda incertezza perché molto dipenderà da quanto durerà la crisi sanitaria. Sicuramente, almeno ad oggi, l’Ocse calcola che il Pil globale nel 2020 rallenterà la sua crescita, con la possibilità di andare in negativo nel primo quarto dell’anno. Grandi attese sono riposte al 2021 quando, a emergenza finita, il mondo dovrebbe ripartire in modo deciso recuperando la ricchezza perduta e producendone di nuova.

Un obiettivo che può essere raggiunto solo con un intervento massiccio degli stati attraverso misure di sostegno all’economia che passano anche per investimenti anticiclici come quelli sulle infrastrutture.