5 grandi ponti moderni, strategici per l’economia e lo sviluppo

Dagli Stati Uniti all’Asia, l’impatto che i grandi ponti hanno avuto sulla crescita dei paesi

Il ponte è un grande acceleratore per l’economia e lo sviluppo dei paesi. Unisce due lembi di terra mettendo in collegamento le persone, intensificando i commerci, accorciando le distanze tra comunità altrimenti lontane.
Il loro impatto sull’economia è stato calcolato dalla Federal Reserve di San Francisco che ha sottolineato come ad ogni dollaro speso nella costruzione di ponti e strade corrispondano due dollari di crescita del Pil per la regione servita dall’infrastruttura.
Ma oltre l’analisi generale, sono le storie specifiche dei singoli ponti in giro per il mondo che confermano questa tendenza e rilanciano il valore di questa infrastruttura per lo sviluppo.

Øresund Bridge in Danimarca: il primo dei grandi ponti lungo quasi 8km

Uno dei campioni mondiali nella progettazione di ponti per superare gli impedimenti geografici è la Danimarca. Il paese è praticamente circondato dal mare e, nonostante una popolazione di soli 5 milioni di abitanti, si è dotato di ponti complessi e moderni che lo collegano alla terraferma.

L’esempio più significativo è il ponte di Øresund, il ponte che collega la Danimarca alla Svezia inaugurato il 1° luglio del 2000 con un investimento di 2,6 miliardi di euro. Il ponte è lungo quasi 8 chilometri e copre un tratto di percorso infilandosi sotto il mare per sbucare in superficie sulla costa svedese. Il suo impatto è stato enorme. Dalla sua inaugurazione gli spostamenti tra i due stati sono aumentati del 60% e oggi 3,5 milioni di persone usano il ponte ogni anno. L’istituto di statistica svedese ha calcolato che dalla sua inaugurazione il ponte abbia prodotto una ricchezza extra per la Svezia e la Danimarca pari a 11 miliardi di euro, legata al pagamento dei pedaggi, alla riduzione del traffico e all’aumento degli scambi commerciali. 

Il Fatih Sultan Mehmet Bridge, Istanbul: il secondo ponte sul Bosforo

Qualcosa di simile è accaduto a Istanbul, capitale della Turchia e unica tra le grandi città al mondo a trovarsi a metà tra due continenti, l’Europa e l’Asia. Il primo collegamento tra loro è stato realizzato nel 1973 come risposta all’incremento demografico della città e alla crescente urgenza di comunicazioni e scambi tra le due sponde del Bosforo. La stessa ragione che, alcuni anni più tardi (tra il 1985 e il 1994), ha portato alla costruzione del secondo ponte sul Bosforo, realizzato tra gli altri da Salini Impregilo, e collegato all’autostrada Kinali-Sakarya. L’autostrada, lunga 247 chilometri, unisce la città di Kinali, in Europa, con quella di Kazanci, in Asia.
Il secondo ponte, il Fatih Sultan Mehmet Bridge, ha una luce di 1.090 metri e, al momento della sua costruzione, era uno dei ponti a campata più lunghi del mondo. Gli scambi tra le aree circostanti al ponte sono aumentati nei sette anni successivi alla sua inaugurazione del 31,8%.

Due grandi ponti in Canada: l'Ambassador Bridge e il Gordie Howe International Bridge

L’impatto dei ponti può influenzare la mobilità cittadina così come coinvolgere territori molto più ampi alimentando gli scambi commerciali tra stati differenti. È quanto sta accadendo tra Stati Uniti e Canada dove sono state realizzate negli anni diverse infrastrutture strategiche e altre sono oggi in via di realizzazione.

L'Øresund Bridge è il grande ponte chiave per gli spostamenti in Danimarca
Øresund Bridge

L’Ambassador Bridge, ad esempio, che collega Detroit con Windson, in Ontario, dal 1929 è ancora oggi un’importante via di transito. Ogni anno infatti attraversano il ponte tra i due stati merci per un valore di 400 miliardi di dollari. È in via di costruzione invece il Gordie Howe International Bridge, un altro ponte che collegherà gli Usa al Canada passando tra Detroit e Windsor. Il ponte dovrebbe essere inaugurato nel 2020 e secondo le previsioni dovrebbe garantire un aumento del traffico commerciale in quell’area del 128%.

The Ohio River Bridges Project: il ponte in costruzione

Ma uno dei progetti più significativi attualmente in corsa negli Stati Uniti è il Lousville-Southern Indiana Ohio River Bridges Project, che prevede la realizzazione di una serie di ponti e collegamenti autostradali sul fiume Ohio per un costo che si aggira intorno ai 2,3 miliardi di dollari. Secondo lo studio commissionato nel 2014 dalla Indiana Finance Authority, il sistema di trasporto produrrà circa 15.000 posti di lavoro ogni anno e un aumento della ricchezza prodotta nella regione di Louisville, nei trent’anni successivi alla sua apertura, pari a 86,7 miliardi di dollari. Dal ponte di Brooklyn, che nei 15 anni successivi alla sua inaugurazione ha contribuito al boom della popolazione di Brooklyn passata da 580mila a un milione di abitanti, arrivando ai ponti più moderni, l’evoluzione delle tecniche ingegneristiche e dei materiali utilizzati ha reso queste grandi infrastrutture sempre più moderne e sicure.

L'Akashi- Kaikyō in Giappone: il moderno ponte tra Kōbe, e l'isola di Honshū

In Giappone, uno dei paesi più esposti al rischio terremoti nel mondo, il ponte Akashi- Kaikyō è un simbolo di come lo sviluppo della tecnologia abbia contribuito a realizzare strutture enormi ma allo stesso tempo sicure. Il ponte possiede una campata di quasi due chilometri, che lo rende uno dei ponti sospesi più lunghi al mondo, ma nonostante questo non ha subito danni consistenti neanche quando nel 1995, ancora in fase di costruzione, fu colpito dal terremoto che raggiunse i 6,8 punti della scala Richter.
Dalla sua apertura nel 1998 il ponte che collega la città di Kōbe, sull’isola di Honshū, all’isola Awaji, non è mai stato chiuso, neanche al passaggio dei tifoni con raffiche di vento a 200 chilometri orari. Secondo i calcoli del governo giapponese, già nel primo anno di attività la sua operatività ha permesso un aumento del valore aggiunto prodotto di 500 milioni di dollari e il volume delle attività commerciali nell’area intorno al ponte è aumentato, dalla sua ingurazione ad oggi, del 90%. Oltre a questo, i tempi di viaggio si sono drasticamente ridotti: da Kobe a Tokushima si è passati da 270 a 100 minuti; da Kurashiki a Sakaide da 120 a 40 minuti; da Onomichi a Imabari da 160 a 80 minuti.

Tempi più brevi, traffico ridotto, merci che viaggiano da una regione all’altra, sono caratteristiche che non valgono solo per il collegamento Akashi- Kaikyō, ma vengono replicate in modo pressoché analogo tutto il mondo. Perchè dall’America all’Asia, passando per l’Europa, questa è l’impronta che i grandi ponti lasciano sui territori che servono, confermandosi come infrastrutture strategiche, capaci di creare sviluppo e benessere.