Chiusi i rubinetti ad Atlantic City

La città americana rimasta senz’acqua per 12 volte in un giorno

Un blackout idrico senza precedenti: l’acqua potabile che va e viene per dodici volte in un solo giorno in una delle grandi città americane. È successo nei primi giorni di gennaio ad Atlantic City ed ha immediatamente acceso un campanello d’allarme sulla condizione delle infrastrutture idriche nello stato del New Jersey.
L’incidente, senza precedenti in quanto a durata dell’interruzione del servizio, non è il primo caso di guasto alla rete che crea disagi per la cittadinanza e chiama lo stato e la città a interventi immediati.

«Nella settimane peggiori – ha dichiarato alla stampa Bruce Ward, il direttore della Municipal Utilities Authority di Atlantic City – abbiamo avuto al massimo tre interruzioni. Nella mia memoria non ricordo ci siano mai stati tanti blackout quanto quelli registrati stavolta».

Ma a guardare i numeri, quanto accaduto nei primi giorni del nuovo anno non stupisce più di tanto. L’American Society of Civil Engineers (ASCE) stima che, per rispondere alle esigenze dei cittadini che emergeranno nei prossimi venti anni, il New Jersey dovrebbe investire nel sistema di gestione dell’acqua potabile 933 milioni di dollari. Un allarme che è stato rilanciato nel dicembre scorso dal New Jersey Water Works (un gruppo formato da 350 esperti del settore che da oltre due anni studia il sistema idrico dello stato) all’interno di un report intitolato “Our Water Transformed. An Action Agenda for New Jersey’s Water Infrastructure”. Lo studio accende un faro sullo stato delle infrastrutture idriche. E i risultati non sono incoraggianti.

Crisi idrica in New Jersey

Il rapporto realizzato dalla New Jersey Water Works stima che ogni giorno 130 milioni di galloni di acqua potabile trattata vengano persi per via delle falle nell’infrastruttura idrica. Un intervento di manutenzione immediato garantirebbe di salvare ogni giorno almeno 50 milioni di galloni di acqua, quanto basta per assicurare il bisogno giornaliero a 700.000 residenti.

Del resto, lo stato ha al suo interno una buona dotazione infrastrutturale (200 impianti di trattamento delle acque reflue e 600 impianti di gestione delle acque potabili), ma questo accresce, e non riduce, il bisogno di manutenzione.
«Per troppi anni – dichiara l’ex-governatore James Florio all’interno del report – le infrastrutture idriche dello stato sono state gestite come un patchwork. E mentre affrontare il problema nel breve termine comporta generalmente costi contenuti, non fare nulla e impattarlo nel lungo termine richiede interventi economici ben più massicci».

Chiusi i rubinetti ad Atlantic City

Una risposta è arrivata con l’approvazione nel luglio scorso del “Water Quality Accountability Act”, un provvedimento preso dallo Stato del New Jersey e divenuto effettivo a ottobre che inserisce una serie di standard qualitativi e gestionali per le infrastrutture idriche. Il loro rispetto obbligherà nei prossimi mesi, non solo lo Stato ma anche le amministrazioni cittadine, a mettere in pista interventi urgenti sulla rete idrica.

Gestione delle acque: un’emergenza americana

Per quanto critiche, le condizioni dell’infrastruttura idrica nel New Jersey non sono troppo diverse dalla media degli altri stati americani, tutti destinati a inserire nell’agenda politica investimenti sufficienti per arginare il problema sentito in tutti gli Stati Uniti. Nel corso del 2017 gli uragani hanno causato inondazioni in diverse città, come ad esempio Houston. In Ohio, la nascita di alghe nocive all’interno del Lago Erie ha minacciato la fornitura di acqua per 300.000 persone. In Michigan, il fallimento degli interventi pianificati negli ultimi tre anni non è riuscito a fermare la contaminazione da piombo dell’acqua che esce dai rubinetti. Uno studio della Chapman University, pubblicato nel 2017, rivela che il 50% dei cittadini americani ha paura che l’acqua potabile sia inquinata. I campanelli d’allarme si moltiplicano e confermano la necessità di interventi urgenti su scala nazionale. L’ASCE calcola che nei prossimi 25 anni negli Stati Uniti saranno necessari investimenti sul settore idrico per un totale di 1 trilione di dollari. Analizzando lo stato della rete su scala nazionale, l’Associazione ne ha confermato l’invecchiamento e la necessità urgente di interventi di manutenzione e sviluppo. L’acqua potabile è portata nelle case degli americani attraverso 1 milione di condotte. Molte di queste, secondo l’ASCE, sarebbero state costruite addirittura agli anni Venti del secolo scorso. Non solo: ogni anno sono 240.000 i blackout idrici registrati nel Paese. Incidenti responsabili di una perdita enorme che, con l’aumento delle siccità e delle inondazioni, aumenta la sua gravità e richiede a gran voce interventi urgenti.