I grandi stadi del mondo come opere d’arte

Design e tecnica convivono nei progetti dei grandi stadi

Quando gli idoli di casa del Boca Juniors fanno il loro ingresso in campo, i centomila della Bombonera (come viene chiamato lo stadio Alberto J. Armando di Buenos Aires) lanciano migliaia di rotoli di carta igienica ed esplodono fuochi d’artificio.
Il benvenuto alla squadra di casa nella capitale argentina è forse uno dei riti più rappresentativi al mondo consumati nei templi moderni del calcio: i grandi stadi del mondo, grandi recinti di emozioni eretti su strutture sempre più avveniristiche, progettate per alimentare la passione sportiva e trasformare la gioia del singolo in un delirio collettivo.
Fin dalle sfide dei gladiatori nel Colosseo, lo stadio è sempre stato un simbolo del gioco trasformato in una cosa seria, l’intrattenimento che si fa cultura, il “panem et circenses” che si sostituisce alla politica. E oggi, nonostante l’evoluzione del design e della tecnica che li rendono tra le infrastrutturali più affascinanti e complesse, il loro valore simbolico è rimasto invariato.
Ne è un esempio lo stadio Al Bayt che Salini Impregilo sta costruendo in Qatar, l’impianto progettato con l’idea di riprodurre la forma di una tenda araba nel deserto e quindi il suo messaggio di accoglienza nei confronti del viaggiatore, e destinato a diventare uno dei complessi sportivi che ospiterà alcune partite della Coppa del Mondo Fifa 2022. 

I grandi stadi del mondo come opere d’arte

Ben prima dei grandi investimenti che il Qatar ha messo in campo per farsi trovare pronto ai Mondiali del 2022, gli stadi hanno iniziato la loro trasformazione, da strutture essenziali a opere architettoniche dall’elevato valore estetico e simbolico. A dare una forte spinta a questa evoluzione sono state le archistar, architetti di fama mondiale che – volendo lasciare la loro impronta sull’edilizia civile – hanno cominciato a progettare anche gli stadi.
Uno dei primi casi è quello di Renzo Piano che progettò lo stadio San Nicola di Bari, costruito in occasione della Coppa del Mondo di calcio “Italia ‘90”. Passeggiando nel tempo, nessun amante del calcio e più in generale dello sport e dello spettacolo può dimenticare il progetto dello Stadio di Wembley, a Londra, firmato da Norman Foster. Inaugurato nel 2007, il Wembley Stadium è un’enorme infrastruttura capace di ospitare 90.000 persone e costata oltre 900 milioni di euro, ma è divenuto ben presto un punto di riferimento, non solo per il calcio e per lo sport in generale, ma anche per i grandi eventi musicali.
La corsa ai nuovi stadi è esplosa però negli ultimi anni. Nel 2015 è stato inaugurato lo stadio di Bordeaux, subito premiato come il miglior impianto sportivo al mondo e progettato dagli architetti Jacques Herzog e Pierre de Meuron, gli stessi che hanno firmato il “nido d’uccello”, lo stadio famoso per la sua struttura ramificata che ha ospitato i Giochi Olimpici 2008 di Pechino. Nei mesi scorsi è stato inaugurato lo stadio dell’Atletico Madrid progettato dagli architetti spagnoli Antonio Cruz Villalón e Antonio Ortiz García, mentre sta per essere lanciato in via ufficiale il via libera ai lavori per la costruzione dello stadio della As Roma, la cui forma sarà ispirata al Colosseo.
Un capitolo a parte riguarda proprio i Mondiali del 2022 in Qatar dove la costruzione degli stadi è divenuta una grande sfida infrastrutturale a colpi di eleganza, innovazione, sostenibilità ambientale. Tutti fattori che ritornano nell’ambizioso progetto dell’Al Bayt Stadium, attualmente in costruzione a soli 40 chilometri da Doha.

Il caso dell’Al Bayt Stadium

Al Bayt Stadium sorge nella città di Al Khor, a pochi chilometri dalla costa. L’opera, realizzata da un consorzio di cui è parte Salini Impregilo e che sarà ultimata entro il 2018 per un valore complessivo di 785 milioni di dollari, sarà in grado di ospitare 60.000 spettatori e avrà la forma di una Bayt Al Sha’ar, la tradizionale tenda qatarina, proprio per simboleggiare la propensione all’accoglienza e all’ospitalità tipica della cultura popolare.
Una “tenda” che già oggi si presenta come un campione di sostenibilità.

Per l’opera è in corso la certificazione in accordo al Global Sustainability Assessment System (GSAS), sia per la fase di Design & Built sia per la fase di Costruzione; il traguardo fissato dalla FIFA in 4Stars (su un massimo di 6) garantisce la sostenibilità del progetto in tutto il suo ciclo di vita ovvero dalla concezione, alla costruzione fino alla fruizione finale.
La certificazione GSAS 4Stars è rilasciato dalla Gulf Organization for Research & Development (GORD) ed è uno standard di rating obbligatorio nell’area MENA. Si basa su un concetto esteso di sostenibilità che, oltre ai tradizionali criteri energetici, di efficienza e di sicurezza, affianca ulteriori criteri legati al riutilizzo delle strutture in loco o al difuori, allo sviluppo delle risorse locali con particolare riguardo alla conservazione degli ambienti floro-faunistici autoctoni, allo sviluppo delle risorse ed economie locali, ma anche ai valori tradizionali della cultura locale, delle radici e delle tradizioni.

Innovazione, eccellenza tecnologica, modernità estrema nel design incontrano così la tradizione. Non è un caso che lo stadio sorga su un terreno rialzato di 14 metri rispetto al livello del mare, una soluzione ideata per riprodurre la posizione tradizionale della tenda araba, che veniva allestita in cima a una collina per essere più visibile ai viaggiatori che nella tenda avrebbero potuto trovare riparo.
E, inoltre, proprio come una tenda araba nata per il nomadismo, anche lo stadio è stato progettato per essere in parte smontato e rimontato altrove.
La sua struttura è infatti costruita in modo che, al termine dei Campionati del Mondo, la capacità dello stadio sarà ridotta a 32.000 postiUna parte sarà convertita in un hotel e al suo interno saranno aperti uno shopping centre e altri esercizi commerciali, mentre gli anelli sopraelevati saranno smontati e donati alle nazioni in via di sviluppo che hanno bisogno di infrastrutture sportive.

Salini Impregilo e la passione per i grandi stadi

Negli ultimi trenta anni il Gruppo Salini Impregilo ha realizzato numerosi grandi stadi in giro per il mondo. Europa, Asia, Africa sono i continenti dove alcune di queste opere hanno preso forma divenendo punti di riferimento per gli amanti dello sport. È successo in particolare in Italia, dove il Gruppo ha partecipato al rinnovamento di due tra gli stadi più importanti del calcio: lo stadio Olimpico di Roma e lo stadio “G. Meazza” di Milano. Entrambi sono stati ricostruiti quasi da zero in occasione dei Campionati del Mondo di calcio che si sono tenuti in Italia nel 1990. Lo stadio Olimpico è passato da 54.000 a 82.000 posti, un ampliamento ottenuto spostando le vecchie curve e ricostruendo una delle due tribune. Lo stadio milanese è stato invece dotato di un terzo anello, raggiungendo gli 85.000 posti seduti e confermando così il titolo che tanti amanti dello sport gli riconoscono di “tempio del calcio”.