Australia, Tasman Bridge: dal crollo alla ricostruzione la storia di un’opera strategica

Pacchetto da 130 milioni di dollari australiani approvato nelle scorse settimane per riqualificare nuovamente il ponte

Dalle 21:27 di quel 5 gennaio 1975 quando i piloni del Tasman Bridge collassarono, tanto la città di Hobart quanto lo Stato della Tasmania e tutta l’Australia hanno imparato a guardare quest’opera infrastrutturale con occhi diversi.

Quella tragedia, che costò la vita a dodici persone, ha infatti trasformato il ponte che sovrasta il fiume Derwent. Da quel giorno, il Tasman Bridge è divenuto un simbolo dell’importanza strategica delle infrastrutture ed è stato al centro di diverse opere di riqualificazione e ricostruzione, l’ultima delle quali lanciata proprio nelle settimane scorse. Il ministero dei Trasporti della Tasmania ha infatti annunciato un investimento di 130 milioni di dollari australiani (85 milioni di dollari Usa, il più grande intervento sul ponte dalla ricostruzione del 1975) per accrescere le funzionalità dell’opera e migliorarne i livelli di sicurezza. Un pacchetto di interventi sostenuto anche dai fondi federali australiani che puntano al completamento dei lavori entro il 2025, quando il ponte tornerà a risplendere sulla baia della capitale.

Il collasso di un’opera simbolo

Il 5 gennaio del 1975 è una domenica, una giornata tranquilla dentro e intorno Hobart, ma anche lungo il corso del fiume Derwent. Alle 21:27, la nave cargo Lake Illawarra che trasporta 10mila tonnellate di zinco sceglie di passare sotto al ponte non dalle spanne centrali, quelle più ampie, ma da una spanna laterale. Quando il comandante Boleslaw Pelc si accorge che lo spazio è insufficiente per passare, è ormai troppo tardi: compie una manovra drastica, ma non riesce a evitare la collisione. L’imbarcazione si infrange contro i pilastri del ponte facendo crollare nel fiume una sezione dell’impalcato lunga 127 metri. Nel disastro muoiono 12 persone, ma – oltre al dramma delle vittime – la città si accorge ben presto dell’impatto negativo sui trasporti. Il 30% degli abitanti che vive a Est del ponte rimane completamente isolato. Dal giorno seguente all’incidente, 30mila persone si svegliano con problemi enormi: quei 3 minuti necessari per attraversare il ponte si trasformano in un viaggio di un’ora e mezzo.

La Public Transport Commission di Sydney istituisce un servizio di traghetti che prendono le persone su una sponda del fiume e le trasportano su quella opposta. In generale, le analisi condotte dall’amministrazione di Hobart nei mesi successivi al disastro confermano che il crollo del ponte porta con sé un impatto significativo anche in termini sociali. I crimini sulla sponda est aumentano infatti del 41% nel giro di sei mesi, i furti di automobili del 50%, le querele e le cause all’interno della comunità cittadina crescono del 300%. Dati che, secondo il governo della Tasmania, raccontano quanto fosse strategica un’infrastruttura come il Tasman Bridge e convincono anche il governo federale australiano a istituire già nel marzo del 1975 una commissione incaricata di gestire la ricostruzione del ponte.

La ricostruzione di un ponte essenziale per il paese

Il primo intervento realizzato per offrire ai cittadini e ai viaggiatori un’alternativa al Tasman Bridge è la costruzione del Balley Bridge, un ponte lungo 788 metri, che collega comunque le due sponde del fiume Derwent. Il nuovo ponte, inaugurato già un anno dopo dalla tragedia, non è però sufficiente per sostenere la domanda di trasporti della regione e quindi la Tasman Bridge Restoration Commission si mette al lavoro per avviare la ricostruzione del ponte crollato. Vengono incaricati ingegneri esperti affinché progettino la realizzazione di piloni in grado di sopportare anche l’urto di una grande nave senza creare danni gravi per la struttura del ponte. E così, una volta individuato il progetto più innovativo, la ricostruzione ha inizio e viene condotta in tempi molto brevi. L’8 ottobre del 1977 il ponte riapre al traffico, e negli anni successivi vengono adottati strumenti innovativi proprio per tutelare la sicurezza dei viaggiatori. In particolare, nel 1987 un nuovo intervento apre all’utilizzo di sensori che misurano le correnti del fiume, la velocità dei venti e aiutano le imbarcazioni a calcolare alla perfezione le rotte da tenere per attraversarlo in sicurezza. Ancora oggi il Tasman Bridge continua a essere oggetto di interventi di ammodernamento e riqualificazione, a conferma del valore strategico riconosciuto a un’opera così importante.

Nuovi interventi per modernizzare il Tasman Bridge

«Il Tasman Bridge è una parte importante di Hobart e un hub strategico per i trasporti. Offre un collegamento giornaliero per tutti qui in città e rappresenta la porta d’accesso alla capitale per migliaia di visitatori ogni anno».

Con queste parole il ministero dei Trasporti della Tasmania spiega il senso del nuovo pacchetto di interventi da 130 milioni di dollari australiani approvato nelle scorse settimane per riqualificare nuovamente il ponte. I nuovi interventi guardano principalmente al traffico di pedoni e biciclette. Il progetto prevede infatti la costruzione di una nuova corsia larga 3,5 metri e presente su entrambi i lati di marcia dedicata ai ciclisti e ai pedoni. Oltre a questa è prevista la costruzione di nuove barriere per accrescere la sicurezza del trasporto, e sistemi informatizzati per gestire l’ingresso e l’uscita dal ponte delle automobili nelle ore di picco, riducendo l’eventuale congestionamento e – anche in questo caso – migliorando i livelli di sicurezza. I lavori inizieranno a breve con l’orizzonte di concludere l’opera entro il 2025, quando il Tasman Bridge si presenterà all’Australia di nuovo rinnovato nella sua veste.