Porte aperte ai privati nelle grandi opere

Intervista esclusiva a Randal O'Toole
Le infrastrutture negli Stati Uniti sono vecchie e in cattive condizioni. Cosa pensa del piano presentato dall’amministrazione Trump da 1.000 miliardi di dollari? Crede creerà nuovi posti di lavoro e crescita economica?

«Come prima cosa devo dire che la maggior parte delle infrastrutture degli Stati Uniti si trova in buone condizioni o ancora meglio. Le infrastrutture che si trovano in cattive condizioni sono quelle finanziate principalmente con le tasse dei cittadini, mentre le opere in buone condizioni sono quelle finanziate attraverso il pagamento di un pedaggio. La ragione di tutto questo è che i politici amano finanziare nuovi progetti, ma non la loro manutenzione, mentre i manager, le cui entrate dipendono dai pedaggi, sanno che devono mantenere le infrastrutture in buone condizioni.
In questa luce, il piano di Trump è ottimo. Trump non propone di spendere mille miliardi di dollari federali per le infrastrutture. Invece, propone di garantire crediti d'imposta ai gruppi privati che investono in infrastrutture. Una delle principali fonti di reddito per i privati sarà il canone di utenza, in questo modo saranno incentivati a investire anche nel mantenimento delle infrastrutture».

Crede sia positivo finanziare le infrastrutture attraverso una partnership tra pubblico e privato?

«Ci sono due tipi di partnership tra settore pubblico e privato: una si chiama “rischio di domanda”, in cui il privato investe il denaro, raccoglie i pedaggi e si prende il rischio che questi ultimi potrebbero non essere sufficienti a rimborsare l’investimento fatto. Mi piace questo tipo di collaborazione, perché si basa solo sul denaro proveniente dai pedaggi e si traduce in una infrastruttura ben mantenuta. Molte strade in Europa sono finanziate in questo modo.
Il secondo tipo si chiama “disponibilità di pagamento”: prevede che l’azienda privata investa il denaro e costruisca le infrastrutture, ma poi si affidi a un ente pubblico da cui riceve una tassa mensile o annuale di dollari per rimborsare il costo del progetto. Non mi piace questo tipo di partnership perché nessuno si preoccupa di capire se i cittadini stanno in realtà usando l'infrastruttura o la trovano utile. In questo modo vengono costruiti molti progetti che non sono realmente necessari».

Crede che le infrastrutture siano un modo per spingere la crescita globale?

«Le infrastrutture portano alla crescita economica quando stimolano nuove attività economiche. Si pensi di costruire un'autostrada che permette alle persone di andare due volte più veloci rispetto alle strade precedenti. A causa delle velocità più elevate, più persone viaggeranno, più beni saranno spostati, e così le nuove attività economiche che nasceranno porteranno alla crescita».

Caselli autostradali
Qual è la strategia migliore per dare una risposta al problema del traffico?

«Finanziare le autostrade solo con il pagamento di pedaggi in base al chilometraggio - tutti pagano per ciò che usano e non di più - e pensare costi variabili per le strade più congestionate, in modo che costi di più usarle durante i momenti della giornata di traffico più intenso. Questo virtualmente dovrebbe eliminare il traffico.
Il vero vantaggio di queste politiche? Permettere a più persone di spostarsi quando le strade sono libere rispetto a quando sono trafficate. Una corsia di una autostrada può muovere 2.000 auto all'ora quando è libera, ma solo 1.000 quando è trafficata. Con la riscossione di pedaggi e la fine della congestione, in realtà si darà la possibilità a più persone di viaggiare sulle strade trafficate durante le ore di punta della giornata».

Come ci ha appena spiegato lei è un forte sostenitore del pagamento di pedaggi. Può spiegarci meglio la sua posizione?

«Ci sono due motivi principali per far pagare per quello che si usa: equity ed efficienza. La questione legata all’equity è semplice: chi ottiene il beneficio dell’utilizzo deve pagarne il costo. Non è giusto che la classe media paghi le tasse per costruire e gestire treni ad alta velocità, quando i principali utenti di quei treni sono persone con un reddito elevato.
Il tema dell’efficienza prevede che se il trasporto è finanziato dalle tasse, vengono costruite molte opere che non hanno alcun senso economico. Gli Stati Uniti sovvenzionano aeroporti che non attirano passeggeri. Si fanno funzionare treni passeggeri che sono quasi vuoti. Il finanziamento attraverso i pedaggi assicura che siano costruite solo le infrastrutture di cui abbiamo veramente bisogno.
Un motivo ulteriore è quello che ho accennato poco fa: i politici amano finanziare nuovi progetti, ma non la loro manutenzione, per questo motivo le opere pagate con le tasse tendono a essere in cattivo stato».

Quali infrastrutture (strade, ponti, ferrovie etc.) hanno maggiore bisogno di investimenti?

«Le autostrade statali (che sono finanziate con le imposte sul carburante, con i pedaggi e con altri canoni di utenza) sono in buona forma, ma le strade locali (che sono finanziate principalmente con le tasse sulle proprietà) non lo sono. I nostri sistemi ferroviari sono in condizioni terribili, ma al di fuori di New York la maggior parte delle linee ferroviarie dovrebbe essere sostituita con autobus, e non riparata. Le nostre ferrovie private tendono a essere in condizioni migliori. Gli aeroporti dovrebbero essere privatizzati, come hanno già fatto in Europa. Detto questo si trovano in condizioni abbastanza buone».

Crede ci sia un modo per evitare lo spreco di denaro nel settore dei trasporti e delle infrastrutture?

«Certo. Finanziando solo i progetti che potranno essere rimborsati attraverso pedaggi, tariffe, o altri canoni di utenza. Qualsiasi altro denaro sarebbe sprecato».