World Water Day, l’acqua salverà il mondo

Sei trilioni di dollari da investire entro il 2030 per colmare il gap nelle infrastrutture idriche

A pochi giorni dal World Water Day, la Giornata Mondiale dell’Acqua promossa ogni anno dall’Onu il 22 marzo, il mondo intero si interroga sul futuro della risorsa idrica.

Acqua per bere, acqua per gestire il ciclo dei rifiuti, acqua per sanificare, acqua per produrre energia: ognuno dei tantissimi usi di questa risorsa richiama ad un impegno condiviso, ma soprattutto all’uso di infrastrutture moderne che permettano di ridurne gli sprechi, renderne più efficiente la gestione, metterla al servizio di tutti, trasformarla in energia senza inquinare l’ambiente.

L’ultimo Rapporto Mondiale delle Nazioni Unite sullo sviluppo delle risorse idriche indica proprio questa strada, arrivando a stimare – sulla base di dati Ocse – 6,7 trilioni di dollari da investire entro il 2030 e 22,6 trilioni entro il 2050.

Investimenti strategici per rispondere all’accresciuta domanda di acqua potabile derivante dall’urbanizzazione del pianeta, per rendere più efficiente la gestione delle acque reflue in particolare nelle metropoli, per evitare inondazioni e assicurare forniture idriche anche in caso di siccità. Tutto questo perché – calcolano le Nazioni Unite – circa 4 miliardi di persone vivono oggi in condizioni di grave scarsità di acqua per almeno un mese all’anno.

Un ritardo che deve essere colmato partendo dalla fotografia del pianeta come emerge dal World Water Day 2021.

 Il futuro delle risorse idriche: il mondo alla ricerca di acqua

Per capire perché la quantità di acqua a disposizione si riduce è sufficiente analizzare i numeri. Negli ultimi 100 anni, il consumo globale di acqua è aumentato di sei volte e continua a crescere ancora oggi ad un tasso medio annuale dell’1%. Incremento legato principalmente all’aumento della popolazione, alla spinta dello sviluppo economico e al cambiamento dei modelli di consumo.

Secondo il rapporto delle Nazioni Unite, nel 2030 il mondo potrebbe essere chiamato a far fronte ad un deficit mondiale di acqua del 40%.

La quantità di acqua si riduce, in superficie, ma anche sottoterra. Tra il 1960 e il 2000 il tasso di riduzione delle acque sotterranee è raddoppiato. Un esempio evidente è quanto accaduto sul Lake Mead, il più grande lago artificiale degli Stati Uniti d’America il cui bacino idrico è funzionale, tra l’altro, a “dissetare” Las Vegas. Proprio per ovviare all’abbassamento delle acque del Lake Mead, il Gruppo Webuild ha realizzato un nuovo tunnel di aspirazione delle acque capace di arrivare a profondità maggiori e così, attraverso un complesso sistema di viadotti sotterranei, portare l’acqua fino alla città delle luci.

Come dimostra il caso Lake Mead le infrastrutture possono essere strategiche per gestire in modo efficiente la risorsa idrica, evitare sprechi, rispondere alle esigenze della popolazione. Tutto questo per evitare che si verifichino gli scenari peggiori, quelli che indicano nel 2050 l’anno in cui il 52% della popolazione mondiale vivrà in regioni sottoposte a stress idrico.

Infrastrutture efficienti: più acqua e meno inquinamento

L’efficienza delle infrastrutture idriche conduce a un doppio effetto benefico: da un lato assicura l’approvvigionamento di acqua, dall’altro contribuisce a ridurre l’inquinamento atmosferico e quindi offre un modello di sviluppo sostenibile.

Questo accade nel “Clean River Project”, il megaprogetto di gestione delle acque reflue dei fiumi di Washington D.C., dove Webuild è al lavoro per ridurre l’inquinamento dell’Anacostia. Al termine del progetto, previsto per il 2025, il volume delle acque reflue sversate nei fiumi, si ridurrà del 96%, passando da 4,8 miliardi a 185 milioni di litri.

Lo stesso sul fiume Riachuelo a Buenos Aires, da molti considerato il corso d’acqua più inquinato dell’America Latina, è oggi al centro di un ambizioso progetto di riqualificazione, portato a termine attraverso tecnologie sofisticate.

Reti idriche efficienti equivalgono a un ambiente più sano. L’Onu calcola che i gestori delle reti idriche e delle acque reflue sono oggi responsabili dell’emissione di una quota che varia tra il 3 e il 7% di gas serra mondiale. Le acque reflue non trattate rappresentano infatti una fonte di inquinamento significativa, ma nonostante questo nei paesi in via di sviluppo tra l’80 e il 90% delle acque reflue non viene raccolto né trattato.

Agricoltura, energia e industria

La vita dell’essere umano si regge sull’acqua. E sull’acqua si sostiene la convivenza delle centinaia di milioni di persone che oggi abitano le grandi città nel mondo.

Ma l’acqua è anche il motore delle attività economiche, a partire dall’agricoltura, fino all’industria e al settore energetico.

Secondo la FAO (Food and Agricultural Organization) 93 Paesi in via di sviluppo saranno chiamati a investire 960 miliardi di dollari entro il 2050 per migliorare i sistemi di irrigazione. Allo stesso modo, la IEA (International Energy Agency) calcola che la domanda globale di energia crescerà nei prossimi anni del 25%. E così anche la domanda di acqua nel settore industriale è destinata a crescere del 25% entro il 2050.

Alla luce di questa realtà fotografata dalle statistiche, proprio l’acqua diventa un fattore essenziale per sostenere un percorso di sviluppo sostenibile, soprattutto in termini energetici. L’energia idroelettrica, prodotta sfruttando la risorsa idrica attraverso dighe e impianti di pompaggio, è oggi la prima fonte al mondo tra le energie sostenibili (il 71% dell’energia rinnovabile mondiale viene dall’idroelettrico), ma necessita di ulteriori investimenti per rispondere alle sfide del futuro.

Tra queste ci sono 840 milioni di persone che oggi non hanno accesso all’elettricità. Un nuovo modello di produzione energetica sostenibile potrebbe essere la soluzione per colmare il gap energetico guidando le economie globali verso una transizione green.