Le opere pubbliche segnano spesso un’epoca. Anche se le loro inaugurazioni affondano nel tempo, molte di loro, con gli anni, si trasformano in monumenti all’ambizione di chi le ha realizzate e in sogni per chi le utilizza. Costruite con abilità e lungimiranza, sono divenute istallazioni permanenti nel panorama di un Paese. E l’Autostrada del del Sole è una di queste.
Il canale vertebrale dell’Italia
Sebbene sia stata costruita mezzo secolo fa, l’Autostrada, conosciuta anche come A1, rimane la più lunga d’Italia con una distanza coperta di oltre 700 chilometri. Percorrendo tutta la lunghezza della Penisola da Milano a Napoli, via Bologna e Firenze, è stata descritta da Francesco Aimone Jelmoni, il professore di ingegneria che ha contribuito alla progettazione, come il “canale vertebrale” del Paese.
Dopo la sua inaugurazione, avvenuta nel 1964, l’Autostrada si è fatta presto interprete dell’ottimismo italiano del dopoguerra. La “Dolce Vita” era al suo apice: l’Italia stava vivendo il Miracolo Economico, un boom che la trasformava in una potenza industriale e insieme traghettava milioni di persone nella classe media. Proprio come molti acquistavano la loro prima macchina, divenuta il simbolo di questa emancipazione, così percorrevano questa nuova via per scoprire il Paese, caricando l’Autostrada del Sole di un significato particolare.
«L’autostrada rappresentava il futuro», ha commentato durante un programma della Rai lo storico Ernesto Galli della Loggia.
Questa meraviglia della mobilità ha infatti contribuito in modo significativo allo sviluppo dell’economia del Paese. Unendo il Nord con il Sud, ha facilitato la movimentazione delle merci permettendo ai camion di impiegare un giorno piuttosto che i due tradizionali per raggiungere i due estremi del Paese. Questo taglio sul costo dei trasporti e, di conseguenza, sul prezzo delle merci, ha contribuito a migliorare la qualità di vita degli italiani.
Anche i viaggi sono aumentati. Le persone non solo lasciavano le loro case per le vacanze ma anche per inseguire una prospettiva migliore, come un lavoro in una delle fabbriche del Nord.
Mobilitarsi per la causa
Sebbene l’Italia avesse impiegato anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale per ripristinare il network di strade e ponti gravemente danneggiato dal conflitto, non aveva ancora avviato un progetto la cui portata avrebbe potuto trasformare il Paese.
Fino al 1950 lo stato di questo network infrastrutturale era solo leggermente migliore rispetto all’immediato dopoguerra: secondo quanto riportato nel 2010 da un articolo di “Strade & Autostrade”, rispetto ai 175.000 chilometri di strade al di fuori dei centri abitati, 150.000 erano ancora sterrati.
Consapevole dell’enorme impatto che un’autostrada nazionale avrebbe potuto dare all’economia del Paese, il governo di allora ha coinvolto tutti nella causa, reclutando non solo i migliori ingegneri del Paese, ma anche i suoi capitani d’industria.
L’investimento previsto superava infatti i 100 miliardi di lire, un ammontare enorme per quei tempi, tale da rendere l’Autostrada del Sole il più grande progetto infrastrutturale del Paese dalla fine della guerra.
Nel 1956, subito dopo essere stato scelto per supervisionare la sua costruzione, l’ingegnere Fedele Cova ha viaggiato insieme al suo team negli Stati Uniti per studiare come il sistema interstatale di autostrade era stato progettato e costruito. Quello che appresero durante la loro missione all’estero fu poi applicato nella costruzione dell’Autostrada del Sole.
Giuseppe Centolani, architetto esperto nel settore, ha raccontato in un’intervista alla Rai sulla storia dell’opera che le grandi industrie italiane risposero con entusiasmo alla chiamata del governo, dal momento che avevano tutto da guadagnare da un’infrastruttura che avrebbe incoraggiato l’utilizzo dell’automobile.
Così molte aziende – il produttore di automobili Fiat, il produttore di gomme Pirelli, il distributore di benzina Agip e il produttore di cemento Italcementi – unirono le loro forze per realizzare studi di fattibilità e piani preliminari utili alla costruzione.
Costruzione dell'Autostrada A1: il canale vertebrale dell’Italia
Caricato dall’avere tanti costruttori coinvolti nell’opera, Cova affidò ad ognuno una sezione dell’autostrada attraverso la concessione di centinaia di lotti. Tre dei tantissimi affidatari furono Girola, Lodigiani e Impresit, la cui successiva fusione avrebbe dato vita alla realtà societaria predecessore di Salini Impregilo.
Nel caso della Lodigiani, l’impresa ha ottenuto la costruzione di quattro lotti. Uno di questi, il lotto 7b di Firenze, prevedeva la costruzione del tunnel più grande, lungo 930 metri. Il progetto era cosi importante per l’Italia che l’allora Presidente della Repubblica, Giovanni Gronchi, diede inizio ai lavori mettendo la prima pietra nell’area di San Donato Milanese nel 1956.
Durante gli otto anni impiegati per costruire l’opera, l’autostrada è stata aperta progressivamente, una sezione alla volta. La prima tratta risale al 1959 ed è quella che va da Milano a Bologna. Dopo aver superato la parte più insidiosa tra Bologna e Firenze che attraversa le valli profonde dell’Appennino, l’Autostrada del Sole è stata completata nel 1964.
E tale è stato lo splendore dell’opera finita che – come riportava nel 2014 il magazine “Le Strade” in un articolo che celebrava il 50° anniversario del progetto – molti delle centinaia di ponti presenti sono divenuti il soggetto di un’esibizione allestita nel Museum of Modern Art (MoMa) di New York. E la stessa rivista citava nel suo servizio le parole pronunciate al momento dell’inaugurazione da molti esperti stranieri, che avevano definito l’A1 «la più bella autostrada del mondo».