Diga di Hoover: alla scoperta dell’orgoglio a stelle e strisce

Oltre ventimila persone lavorarono alla costruzione della diga di Hoover terminata nel 1935
Foto della diga di Hoover dall'alto

Raccontare la storia della diga più conosciuta degli Stati Uniti d’America significa anche ricordare le gesta degli “high scalers”, gli operai scalatori, molti di loro nativi americani del popolo Apache, esperti arrampicatori incaricati di piazzare la dinamite sulle pareti di roccia del canyon.
Funamboli esposti ad un rischio elevatissimo, necessario però per far saltare i detriti e raggiungere la roccia vergine della montagna, sulla quale costruire l’enorme spalla della diga.
Un lavoro ai limiti delle condizioni umane, svolto in parte nelle terribili estati quando la temperatura supera abitualmente i 40°, e anche per questo tale da inserire la diga di Hoover nella lista delle opere iconiche degli Stati Uniti d’America, accanto a simboli come il Brooklyn Bridge o il Golden Gate, che hanno segnato la storia e lo sviluppo del paese.

Hoover Dam: storia della costruzione di una megastruttura

Il primo dibattito sulla costruzione di una grande diga che potesse sfruttare le acque del fiume Colorado venne aperto nel 1922 quando l’allora Segretario al Commercio americano, Herbert Hoover, condusse con successo la trattativa che portò alla firma del Colorado River Compact, l’accordo tra sette stati per spartirsi le acque del grande fiume. Nel dicembre del 1928 il Presidente Calvin Coolidge diede il via libera al Boulder Canyon Project, che prevedeva proprio la costruzione della diga e nel 1930, durante una cerimonia dedicata alla futura opera, il Segretario degli Interni, Ray L. Wilbur annunciò che l’impianto sarebbe stato chiamato Hoover Dam, in onore dell’ex-Segretario al Commercio poi divenuto presidente.
Nel marzo del 1931 il governo americano siglò il contratto di costruzione con la Six Companies e la società cominciò a reclutare manodopera che veniva riunita all’interno di Boulder City, un piccolo villaggio costruito ad hoc a sei miglia dal cantiere.
I lavori durarono fino al 30 settembre del 1935 quando una folla di 20.000 persone accorse per vedere il Presidente Franklin Roosevelt che inaugurava l’opera. Quella che era stata costruita era la diga più alta degli Usa per la quale erano state necessarie 6,6 milioni di tonnellate di cemento, sufficienti per pavimentare una strada lunga da San Francisco a New York City.

Foto con i dati sulla costruzione della diga di Hoover

L'impatto della diga

Alla costruzione della Hoover Dam parteciparono 21.000 persone, un’opera unica anche per la storia degli Stati Uniti che ebbe un impatto significativo per una enorme regione. La nuova diga era infatti in grado di irrigare 2 milioni di acri, e le 17 turbine della sua centrale idroelettrica capaci di garantire energia per 1,3 milioni di abitazioni.
Oltre alla funzionalità infrastrutturale, fu subito evidente a tutti la portata simbolica di un’opera costruita durante uno dei periodi più difficili della storia americana. Così, nel 1985 la Hoover Dam fu riconosciuta come National Historic Landmark e nel 1994 indicata come una delle Sette meraviglie della moderna ingegneria civile americana. Ogni anno la diga viene visitata da 7 milioni di persone, mentre 10 milioni di persone raggiungono il Lake Mead, il lago artificiale creato dalla diga, che oltre ad essere un enorme bacino di acqua potabile è divenuto un luogo ricreativo per l’intera regione.

Hoover Dam, Lake Mead e la lotta contro la siccità

La vera forza della diga di Hoover è il fiume Colorado, un enorme corso d’acqua che – insieme ai suoi affluenti – garantisce ancora oggi una fornitura idrica a quasi 40 milioni di persone che vivono in sette stati (Colorado, Wyoming, New Mexico, Utah, Arizona, Nevada e California), all’interno dei quali ci sono grandi città come Los Angeles, Las Vegas, Phoenix.
Negli ultimi trent’anni lo sfruttamento del Colorado è stato superiore alle capacità del fiume, un trend confermato nel 2012 in via ufficiale da uno studio pubblicato dal Bureau of Reclamation degli Usa.
Come conseguenza anche il Lake Mead, il bacino idrico più grande degli Stati Uniti, ha assistito a una lenta ma costante riduzione delle acque, arrivando a livello più basso della sua storia dal 1935.
Per questa ragione è stato realizzato un nuovo tunnel idraulico capace di pescare a maggiore profondità le acque del lago, che tutt’oggi è responsabile del 90% del fabbisogno idrico di Las Vegas. Un’altra grande opera portata a termine da Salini Impregilo in joint venture con la società statunitense S.A. Healy, controllata di Salini Impregilo, oggi confluita in Lane, che oggi assicura 4,5 milioni di metri cubi di acqua al giorno per la città, garantendo l’approvvigionamento idrico anche nei periodi di siccità. L’eccezionalità dell’opera è stata confermata dalla TBM (Tunnel Business Magazine), una delle riviste più prestigiose nel settore tunneling, che nel 2016 ha assegnato all’opera il premio “Tunneling Achievement award of the year”.