Filippine, fame di energia pulita

L’economia cresce e la domanda energetica aumenta del 4% all’anno

Le Filippine hanno fame di energia. Il Paese che negli anni ’80 veniva definito l’ultimo “malato d’Asia” (“the sick man of Asia”), per il tasso di inflazione oltre il 14% e un Pil che non cresceva più del 2%, è divenuto il più vitale del Sud-Est asiatico, superando Malesia, Indonesia e Tailandia.
Questa ritrovata vitalità economica, certificata anche dal Fondo Monetario Internazionale che tra il 2017 e il 2020 prevede una crescita media del Pil superiore al 6%, sta aumentando in modo significativo la domanda energetica tanto delle imprese quanto dei cittadini.

E sebbene il mercato energetico delle Filippine sia uno dei più liberalizzati nella regione, il suo sviluppo negli ultimi anni è stato troppo lento per sostenere la crescita economica. Secondo il Department of Energy dal 2001 al 2014 i consumi energetici sono passati da 47.049 a 77.261 GWh, con una crescita del 64,2%, mentre la capacità installata è passata da 13.380 MW a 17.944 MW, crescendo del 34,1%.
Una tendenza che trova conferma nei dati dell’Oxford Business Group (il prestigioso centro di ricerca specializzato sulle economie emergenti), secondo il quale la domanda energetica cresce oggi ad un ritmo del 4% annuo.
Il gap da colmare è ancora ampio: la IRENA (International Renewable Energy Agency), nell’ultimo report sul Paese dell’agosto 2015, dichiara che 4 milioni di abitanti (circa il 4% dell’intera popolazione) non hanno ancora accesso all’elettricità e che il 70% del totale ha accesso alle fonti energetiche solo 8 ore al giorno.

Le politiche energetiche

Per colmare questo gap il Dipartimento dell’Energia delle Filippine ha formulato nel 2012 il Philippines Energy Plan (PEP) che prevede un pacchetto di interventi da realizzare entro il 2030.
A questo si accompagnano una serie di piani di zona, ideati per rispondere alle esigenze delle singole comunità locali, soprattutto quelle delle aree rurali che stanno vivendo un’occasione di affrancamento dalla povertà.
Le Filippine hanno infatti un territorio molto particolare, essendo di fatto un arcipelago costituito da 7.107 isole, 2.000 delle quali sono popolate. Questo ha comportato l’elaborazione di piani energetici, in grado di garantire energia anche alle isole più piccole, in molti casi attraverso la costruzione di centrali idroelettriche di dimensioni ridotte.

Solo nel 2014 sono stati 8 i progetti di costruzione di impianti idroelettrici avviati nel Paese, la maggior parte dei quali situati nell’area metropolitana della capitale Manila. Il caso più recente è l’inizio dei lavori, nel dicembre scorso, per la costruzione del Pulanai Plant, un piccolo impianto costruito a Valencia City, che produce 10,6 MW ed è costato 54,2 milioni di dollari.
L’idroelettrico è la fonte energetica “pulita” più diffusa nelle Filippine e la seconda fonte energetica del Paese (dagli impianti idroelettrici viene prodotto il 19,7% dell’energia totale). Del resto, la storia dello sviluppo del settore hydro nel Paese inizia molti anni fa: il primo impianto (Camp John Hay Hydroelectric Power Plant) venne infatti realizzato nel 1913 dai missionari cristiani a Baguio City, con una capacità installata di 560 kilowatt.
Da allora sono passati oltre cento anni ma il ruolo riconosciuto all’idroelettrico è rimasto centrale, almeno nell’ambito delle rinnovabili. A sancirlo è il National Renawable Energy Programme (NREP), lanciato dal governo nel 2011 con l’obiettivo di aumentare il ricorso alle energie rinnovabili nei prossimi venti anni

Tra il 2011 e il 2030 il piano prevede di far crescere del 300% la capacità energetica installata derivante dalle rinnovabili, che dovrebbe passare da 5.438 MW a 15.304 MW. A fare la parte del leone è proprio il settore hydro: secondo il Programma, entro il 2030 la prima fonte di energia rinnovabile si confermerà quella idroelettrica, che raggiungerà i 5.394 MW prodotti; seguirà l’energia eolica (2.345 MW), la geotermica (1.495 MW), la solare (350 MW), le centrali alimentate a biomasse (277 MW), e in ultimo l’energia derivante dall’utilizzo di acqua marina (71 MW).

Seguendo questa strada, l’obiettivo del governo è quello di trasformare le Filippine in un produttore di energia verde, facendolo diventare il primo al mondo nel campo dell’energia geotermica e il primo nella regione Sud-Est asiatica in quello dell’energia eolica.