Data Center in Italia: infrastrutture sostenibili per le cattedrali dell’era digitale

L’Italia annuncia la costruzione di 14 nuovi centri per l’elaborazione dati e conferma l’intenzione di investire in un settore in espansione mondiale, che richiede soluzioni sostenibili per far fronte al consumo di energia.

Un investimento complessivo da 2,5 miliardi di euro per la costruzione di 14 nuovi data center da 50 megawatt ciascuno. La risposta dell’Italia al boom globale dei data center arriva con il piano appena approvato dalla Commissione tecnica di verifica dell’impatto ambientale del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, che ha dato parere positivo alla realizzazione di queste infrastrutture strategiche.

Si tratta di progetti promossi dai principali fornitori di infrastrutture cloud, dalle big tech americane come AWS e Microsoft a player europei come Data4, Equinix e operatori italiani come Aruba e Tim. La costruzione sarà concentrata per ora soprattutto in Lombardia, dove saranno realizzati 13 dei 14 data center previsti, mentre l’ultimo verrà costruito all’interno del Tecnopolo tiburtino nel Lazio.

Le nuove linee guida ministeriali hanno introdotto criteri rigorosi per la localizzazione e la costruzione dei centri di elaborazione dati, individuando aree da riqualificare, lontane dai centri abitati, alimentate da fonti rinnovabili di energia e progettate per ridurre l’impatto acustico e ambientale. Un modello che punta a rendere compatibile l’innovazione tecnologica con la tutela del territorio.

La corsa globale ai data center

Il piano lanciato per la costruzione di data center in Italia si inserisce all’interno di un trend globale che vede sempre più i centri di elaborazione dati come il cuore pulsante della società digitale.

Nel 2023 il settore ha generato un giro d’affari di 325,9 miliardi di dollari, destinato a raggiungere quasi 440 miliardi entro il 2028. Secondo Data Center Map (la mappa internazionale che monitora tutti i data center attivi nel mondo), oggi sono 8.311 gli impianti presenti in 159 Paesi, con una forte concentrazione negli Stati Uniti (3.059), seguiti da Germania (405), Regno Unito (376) e Italia (153).

Il più grande ecosistema mondiale è quello di Ashburn, in Virginia, soprannominato “The Center of the Internet”. Qui, dove transita circa il 70% del traffico globale, sono in funzione oltre 260 data center, per un totale superiore a 1 gigawatt di potenza installata.

Nonostante i numeri raggiunti, la crescita continuerà ad essere vertiginosa anche nei prossimi anni. La società McKinsey stima che la domanda di capacità dei data center aumenterà tra il 19% e il 22% l’anno fino al 2030, mentre Moody’s prevede un raddoppio della capacità globale entro il 2028, trainato dall’esplosione dell’Intelligenza Artificiale.

Ogni nuova generazione di algoritmi richiede infatti una potenza di calcolo e un consumo energetico sempre maggiori, tanto che, secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia (AIEA), una singola query su ChatGPT abbia un consumo di energia dieci volte superiore a quello di una tradizionale ricerca su Google.

Il consumo energetico e la sfida della sostenibilità ambientale

Proprio la fame di energia dell’IA sta ridefinendo le strategie industriali e di sostenibilità ambientale nel settore dei centri di elaborazione dati.

Negli Stati Uniti, il progetto Stargateannunciato nel 2025 dal presidente Donald Trump prevede 500 miliardi di dollari di investimenti in quattro anni per costruire dieci nuovi data center dedicati allo sviluppo di supercalcolo e reti di intelligenza artificiale, con la partecipazione di OpenAI, Oracle, SoftBank e il fondo emiratino MGX.

Questa corsa globale sta generando un impatto diretto anche sul settore delle costruzioni, con l’esigenza di pensare a nuovi modelli architettonici, materiali sostenibili, sistemi di raffreddamento innovativi e l’integrazione sempre più stretta con le infrastrutture energetiche e idriche.

In questo scenario, i data center diventano infrastrutture essenziali al pari di ponti, ferrovie e dighe, luoghi fisici che garantiscono la resilienza dell’economia digitale e la sicurezza dei dati.

Data center in Italia: un mercato strategico per il Paese

Così come nel resto del mondo, anche in Italia gli investimenti nella costruzione di nuovi data center sono destinati ad aumentare. Secondo l’Osservatorio Cloud Transformation del Politecnico di Milano, tra il 2022 e il 2023 i fondi stanziati sui data center sono cresciuti del 10%, un tasso superiore a Germania, Francia e Paesi Bassi.

Ma per sostenere questa crescita serviranno nuove infrastrutture di rete e di energia: connessioni ad altissima velocità, sistemi di trasmissione elettrica in corrente continua ad alta tensione (HVDC), centrali alimentate da rinnovabili e tecnologie di raffreddamento a basso impatto.

È una trasformazione che unisce il mondo dell’ingegneria civile a quello dell’innovazione tecnologica e dello sviluppo sostenibile.

Il ruolo di Webuild: infrastrutture, innovazione e sostenibilità nell’era dei dati

In questo contesto, il Gruppo Webuild è oggi tra i player internazionali impegnati nella costruzione di infrastrutture per i data center.

Con la controllata CSC Costruzioni, il Gruppo ha completato la sua opera nel progetto GEN02 a Gland, nei pressi di Ginevra, uno dei poli tecnologici più avanzati della Svizzera. Il complesso, sviluppato per Stack Infrastructure, rappresenta un modello per la produzione di energia elettrica e la sostenibilità ambientale, integrando tecnologie avanzate di climatizzazione, sistemi antisismici e moduli ad alta efficienza energetica.

Queste attività dimostrano come le competenze ingegneristiche maturate in grandi opere infrastrutturali – dai ponti alle gallerie, dalle dighe agli impianti energetici che sfruttano fonti rinnovabili – possano oggi essere applicate alla nuova frontiera del digitale.