Come erano fatte le strade romane e cosa ci insegnano?

Scopriamo come costruivano le strade gli antichi romani e perché queste opere sono arrivate fino a noi.

“Omnes viae Romam ducunt”, ossia “Tutte le strade portano a Roma”: questa espressione riassume bene l’intento dell’Impero Romano che, durante il periodo di massima espansione, realizzò la rete stradale romana, organizzata in modo che da tutti i luoghi fosse possibile giungere a Roma, percorrendo una delle tante arterie consolari.

Ancora oggi il sistema di strade costruito dai Romani in tutto l’Impero rappresenta una straordinaria opera di ingegneria, oltre a rivelare una acuta capacità di visione del ruolo che le strade avrebbero avuto in termini economici e bellici per l’Impero Romano.

Il sistema delle strade romane, tuttora esistenti e percorribili, fu costruito per scopi strategico-militari, politici, commerciali e per affermare la propria egemonia sul territorio.

Le strade dell’antica Roma, dette “pretorie” o “consolari”, hanno contribuito allo sviluppo della civiltà romana in tutto il mondo. L’Impero Romano continuò l’opera di ingegneria infrastrutturale fino alla fine della sua egemonia, assicurandosi collegamenti strategici grazie a costruzioni solide, e particolarmente innovative dal punto di vista ingegneristico ed architettonico.

Le strade antiche di Roma costituiscono un’importante testimonianza di come l’ingegneria civile sia stata messa al servizio dell’Impero, consentendo a quest’ultimo di conquistare terre, dominare popoli e difendere i propri confini.

Come erano fatte le strade dell’antica Roma: struttura e dimensioni

Il sistema alla base della costruzione delle strade romane si rivela piuttosto complesso. Il primo passo era quello di definire i margini e scavare in profondità la terra adibita a carreggiata. All’interno di questo scavo venivano posti quattro strati di materiali diversi. Da qui il nome tecnico “via strata” da cui ha origine il termine italiano “strada”. Le “viae” erano le strade che collegavano Roma con altre città, mentre le strade che si inserivano nel contesto urbano venivano chiamate “strate”.

La costruzione delle strade, motivata principalmente da scopi militari e poi anche di comunicazione e commerciali, si rifaceva a tecniche che sono note grazie ad alcune testimonianze letterarie – come per esempio gli scritti del poeta Publio Papinio Stazio o di Livio – ma anche grazie allo studio delle opere stesse:

Il primo dei quattro strati era lo statumen, una base massiccia, composta da blocchi alti almeno 30 cm.
Il secondo era la ruderatio, fatta di pietre tondeggianti legate con calce.
Il terzo rappresentava il nucleus, uno strato di ghiaia livellato con dei cilindri.
Infine il quarto strato, ossia il rivestimento, era costituito dal pavimentum, fatto di grossi massi di pietra basaltica dura, un materiale praticamente indistruttibile.

La struttura a schiena d’asino veniva invece riservata alla parte centrale della carreggiata, in modo da favorire il deflusso delle acque piovane che poi venivano convogliate all’interno di canaletti, per consentirne lo smaltimento.

Quanto alle dimensioni delle strade romane, quelle standard oscillavano tra i 4 e i 6 metri di larghezza; quelle più grandi – che consentivano il passaggio di due carri – tra i 10 e i 14 metri.

marciapiedi, invece, di terra battuta oppure lastricati, erano larghi tra i 3 ai 10 metri. In caso di strade piuttosto frequentate, questi erano destinati al passaggio di pedoni e cavalli.

L’arte della costruzione delle strade nell’antica Roma

Per la realizzazione delle antiche vie di Roma, i Romani costruivano assiti in caso di ruscelli, o ponti – molti dei quali vengono attraversati ancora oggi – nell’eventualità in cui la strada incrociasse un fiume.

Se il percorso di costruzione pianificato incontrava un ostacolo, rappresentato da massi o terreni montuosi, venivano realizzate delle gallerie, interamente scavate a mano. La costruzione dei collegamenti, quindi, non si fermava mai: le strade romane dovevano procedere dritte, senza intoppi o interruzioni.

Ai bordi delle strade trovavano posto le pietre miliari, ossia delle colonne che segnalavano la distanza in miglia, l’unità di misura adottata dai romani, derivante dal Miliario aureo posto all’interno del Foro Romano – una colonna in marmo rivestita di bronzo dorato, fatta erigere nel 20 a.C. da Cesare Augusto – che rappresentava il chilometro zero.

Strade dell’antica Roma: come nascono i nomi delle vie

Ma quali sono i nomi delle antiche strade romane che costituivano la rete stradale dell’impero?

Le strade consolari devono il proprio nome al console che ne ha ordinato l’edificazione, oppure allo scopo per cui sono state costruite. Come anticipato, le strade romane hanno origine dal Foro Romano, situato nei pressi del Tempio di Saturno.

A partire dalla fine del IV secolo a.C. le nuove strade costruite furono numerose. Tra le più importanti troviamo senz’altro l’Appia, fatta realizzare dal censore Appio Claudio Cieco a scopo militare. Successivamente fu la volta della Via Valeria, costruita per volere del console Marco Valerio Massimo come prolungamento della Via Tiburtina che raggiungeva le zone dell’Adriatico, a cui fu condotta anche la Via Salaria e verso cui fu prolungata la Via Flaminia che, costruita da Gaio Flaminio censore, collegava Roma a Rimini. Spina dorsale dell’Italia centrale tirrenica fu la Via Cassia fatta realizzare dal censore Caio Cassio Longino che attraversava l’intera Etruria. La Via Aurelia, aperta dal censore Caio Aurelio Cotta, raccoglieva il traffico diretto a nord lungo la costa occidentale e raggiungeva la città di Genova.

Ecco quindi, in ordine di realizzazione, le strade antiche di Roma ancora esistenti e i rispettivi collegamenti:
Via Aurelia: da Roma a Luni
Via Cassia: da Roma a Massa
Via Flaminia: da Roma a Rimini
Via Salaria: da Roma a San Benedetto del Tronto
Via Tiburtina: da Roma a Pescara
Via Casilina: da Roma a Santa Maria Capua Vetere
Via Appia: da Roma a Brindisi