Europa: il mercato delle costruzioni trainato dalle grandi opere

Le infrastrutture tengono a galla il mercato delle costruzioni europeo

Il futuro delle costruzioni sembra appeso alle performance delle grandi opere, che rappresenteranno il vero traino del settore per il prossimo triennio.
I ricavi nel mercato delle infrastrutture cresceranno infatti del 3% all’anno tra il 2019 e il 2021. Una corsa guidata da alcuni paesi come la Slovacchia, l’Irlanda, l’Olanda, il Portogallo, la Spagna (tutti vicini ad una crescita del 4%). Rimarrà stagnante invece il mercato delle grandi opere in Germania e in Francia, mentre Regno Unito e Italia dovranno accontentarsi di un aumento della produzione inferiore al 2%.
È questa la fotografia scattata dal Cresme, il centro di ricerca italiano specializzato sul settore, che proprio la scorsa settimana ha reso pubblici gli ultimi dati riferiti alla cosiddetta “Euroconstruct Area”, il mercato delle costruzioni nell’Unione europea.

2018: un anno di crescita per l’Europa

La spinta dei paesi europei a investire nelle infrastrutture sosterrà nei prossimi anni la crescita dell’intero settore europeo delle costruzioni. Questa la previsione del Cresme, presentata nel corso della 87esima Euroconstruct Conference che si è tenuta a Roma il 12 e 13 giugno scorso. Secondo lo studio, dopo una crescita del 3,1% registrata nel 2018, l’andamento del settore sarà costretto a un ridimensionamento nei prossimi anni. Nel 2019 il mercato delle costruzioni dovrebbe crescere del 2%, un trend destinato a ridursi ad un +1,5% se si considera invece il biennio 2020-2021.
In sostanza – come spiegato anche da “We Build Value” nell’articolo dal titolo “Costruzioni: grandi imprese per salvare il lavoro” - il settore in Europa cresce, ma non abbastanza da raggiungere e superare i livelli precedenti al 2007, quando il continente fu investito dalla una profonda crisi economica. E non basta in questo senso neanche l’apporto delle infrastrutture, soprattutto in alcuni paesi dove le grandi opere viaggiano a ritmo ridotto.

Italia meglio di Francia e Germania

Guardando alle previsioni per il 2019 e il 2020 il settore delle costruzioni in Italia conferma una tendenza di crescita moderata, molto distante dalle performance positive di alcuni paesi. Il paese dovrebbe assistere a un aumento dei ricavi del settore dell’1,9% nel 2019. Il dato è di gran lunga inferiore rispetto ai risultati messi a segno da Spagna (+5%), Olanda (+4,9%), Portogallo (+4,8%) e soprattutto Irlanda (+8%), ma comunque stacca in modo significativo le performance di Francia e Germania, ferme rispettivamente ad un +0,8 e +0,2%.
Nel 2020 le cose dovrebbero andare leggermente meglio per l’Italia, grazie ad una crescita del 2%, ma molto dipenderà dalla soluzione di alcuni nodi industriali oggi aperti. Tra questi il rischio fallimento di cinque delle maggiori aziende del settore, al quale si unisce lo sblocco dei cantieri aperti negli scorsi anni.
Un tema chiave all’interno del quale si inserisce il Progetto Italia, il piano di consolidamento industriale lanciato da Salini Impregilo e sostenuto da alcune delle principali istituzioni finanziarie del Paese. La mancata ripresa del settore dovuta alle crisi aziendali mette oggi a rischio grandi opere per un valore di 6 miliardi di euro, ai quali vanno aggiunti 30 miliardi di euro che potrebbero sfumare per via dei cantieri oggi bloccati in 14 regioni italiane.
Il perfezionamento di questa operazione di consolidamento industriale, con il salvataggio del patrimonio tecnico e professionale delle aziende in crisi, unita allo sblocco dei cantieri, darebbe una spinta determinante allo sviluppo del settore, permettendogli di avvicinarsi ai mercati più performanti del continente.

Il ruolo dei campioni nazionali

Lo sviluppo dei mercati nei singoli paesi dell’Ue è strettamente legato alla presenza e ai risultati di grandi gruppi industriali. In generale i più grandi player mondiali hanno quote di mercato consistenti all’interno dei loro paesi di origine.
La francese Vinci vanta quasi il 60% del suo fatturato in Francia; l’austriaca Strabag tocca il 47%, mentre la spagnola ACS produce in casa il 40% del reddito.
In Italia la situazione è molto diversa. Salini Impregilo, uno dei principali player mondiali, realizza in Italia solo il 10% del suo fatturato, una quota che cambierebbe in modo sostanziale con il Progetto Italia, coinvolgendo altri gruppi come Astaldi.
Dimensione, esperienza e competenze tecniche diventano fattori essenziali per competere soprattutto nella realizzazione di grandi infrastrutture complesse. Quelle che oggi contribuiscono in modo determinante alla crescita del settore.