Le banche asiatiche di investimento hanno acceso i motori finanziari e sono pronte a ingenti investimenti nello sviluppo di nuove infrastrutture. La risposta ai contraccolpi finanziari che arriveranno dalla crisi del Coronavirus è arrivata nei giorni scorsi sotto forma di un doppio annuncio, da parte della Asian Infrastructure Investment Bank e della Asian Development Bank.
Entrambi gli istituti hanno infatti presentano un ambizioso piano di investimenti di breve termine che saranno convogliati nella realizzazione di grandi progetti infrastrutturali in un’ottica di rilancio dell’economia.
La proposta della Asian Infrastructure Investment Bank
Un intervento immediato e una dotazione consistente da spendere subito, entro i prossimi 18 mesi. Il piano della AIIB, la banca lanciata nel 2014 dal governo cinese per lo sviluppo delle infrastrutture asiatiche che conta 78 paesi membri, punta a un sostegno da erogare nel breve termine per avviare progetti che possano rilanciare l’economia del continente. Per farlo l’istituzione finanziaria ha annunciato il 3 aprile scorso l’intenzione di mettere a disposizione dei paesi membri 5 miliardi di dollari che si aggiungeranno ai programmi di sostegno finanziario già avviati negli ultimi mesi.
I 5 miliardi, secondo quanto dichiarato al Financial Times dal presidente della banca Jin Liqun, sono solo l’inizio di un programma di massicci investimenti nelle infrastrutture che l’istituto intende sostenere.
«Se la domanda fosse maggiore – ha dichiarato Liqun al giornale britannico – è possibile che l’ammontare stanziato sia aumentato, a seguito dell’approvazione del nostro consiglio di amministrazione. La crisi del resto ha mostrato la vulnerabilità di molti paesi. Abbiamo bisogno di investire nelle infrastrutture, anche nel settore sanitario, per ridurre i rischi futuri».
Attualmente, 20 dei 78 stati membri della banca hanno richiesto aiuto all’istituto per combattere gli effetti economici del virus. Tra questi, ad esempio l’India, uno dei paesi asiatici che rischia di subire i contraccolpi maggiori da questa emergenza.
Le misure di sostegno andranno, come nella tradizione della AIIB, alla promozione di grandi progetti infrastrutturali ma, in questo caso, saranno in parte destinati a misure di sostegno diretto soprattutto alle piccole e medie imprese per combattere il rischio della disoccupazione.
La risposta della Asian Development Bank
Dopo l’annuncio della Banca asiatica per gli investimenti nelle infrastrutture, è arrivata la risposta della Asian Development Bank. La banca, istituita nel 1966 da Stati Uniti, Giappone e alcuni paesi europei con l’obiettivo di promuovere lo sviluppo delle nazioni asiatiche e dell’area del Pacifico, ha annunciato in questi giorni che intende ampliare il pacchetto di prestiti da 6,5 miliardi di dollari presentato il 18 marzo marzo scorso.
Intervistato il 3 aprile scorso dal Financial Times, Yasuyuki Sawada, chief economist della banca, ha spiegato che l’istituto «ha già raccolto le risorse necessarie per distribuire i 6,5 miliardi di dollari agli stati membri, e che – nelle ultime due settimane – sta lavorando duramente per mobilitare risorse aggiuntive e assicurare un maggiore supporto finanziario».
Secondo l’Outlook 2020 della AdB, pubblicato in piena crisi da Coronavirus, gli investimenti sono necessari proprio per scongiurare il rischio di una diffusa e profonda crisi economica, dovuta al crollo del prezzo delle commodity e dei flussi turistici.
In particolare la Asian Development Bank ha annunciato che i sostegni finanziari saranno indirizzati prima di tutto ai paesi asiatici in via di sviluppo, in un’ottica di cooperazioni con le banche di sviluppo regionali.
Cresce il dibattito Usa sul sostegno alle infrastrutture
Mentre la Cina, così come le grandi banche di investimento asiatiche, stanno approntando programmi di rilancio economico che passano per lo sviluppo di progetti infrastrutturali, il dibattito si accende anche negli Stati Uniti d’America.
L’origine è stato un tweet del Presidente Donald Trump, che – come riportato in un articolo di “We Build Value” ha proposto un pacchetto di interventi da 2 trilioni di dollari da investire proprio sulle infrastrutture. L’annuncio di Trump ha attivato un dibattito tra Repubblicani e Democratici in seno al Congresso per quella che potrebbe essere la fase successiva della lotta al Coronavirus, da avviare una volta superata la crisi sanitaria.
Come riporta il “New York Times”, a Washington D.C. si sta concretizzando una convergenza tra la proposta del Presidente e i progetti sostenuti dai Democratici, dopo che per mesi i due partiti si erano scontrati senza trovare un accordo sul necessario rilancio infrastrutturale del paese.
Adesso l’emergenza del Coronavirus e i rischi economici che questa porta con sé, primo tra tutti la perdita di milioni di posti di lavoro, hanno convinto tutti sulla necessità di lanciare un New Deal per il rilancio economico.
«Il presidente vuole ricostruire il paese – ha commentato il 1° aprile alla CNBC il Segretario al Tesoro, Steven Mnuchin – e con i tassi di interesse ai minimi storici siamo convinti che sia il momento ideale per investire nelle infrastrutture».
La questione, adesso, è trovare un punto d’incontro nello specifico dei progetti e dei settori da sostenere. Ferrovie, trasporti metropolitani, porti, aeroporti, ma anche riconversione energetica, sono tra i capitoli più importanti. Il dibattito è aperto, e la strada – come sottolineato da Peter A. DeFazio, rappresentante dei Democratici e presidente del House Transportation and Infrastructure Committee – sembra segnata.
«Non c’è nessuno che non sia convinto del bisogno di rinnovare le nostre infrastrutture – ha dichiarato al New York Times. – Avremo bisogno di riorganizzare l’America, ricostruire le nostre infrastrutture e sono convinto che questa sia una parte fondamentale delle misure da approvare».