Francia: 100 miliardi per uscire dal Covid-19

Il Plan de Relance punta sulle infrastrutture e sulla semplificazione amministrativa

In tutti i paesi europei la crisi senza precedenti innescata dal Covid-19 e accompagnata dal crollo dell’attività produttiva e dall’esplosione della disoccupazione (visibile o celata da misure di sostegno), ha reso necessari enormi interventi di finanza pubblica altrettanto inusuali. Ed è proprio grazie a questo sforzo che si stanno accelerando molti processi di cambiamento nel lungo periodo e già avviati in precedenza.

Ciò è vero soprattutto per gli investimenti in quelle infrastrutture essenziali per garantire la doppia transizione “verde” e digitale che è, a sua volta, necessaria alle urgenti necessità di sviluppo sostenibile.

Le ambizioni francesi sulla transizione verde delle infrastrutture

Presentato a settembre 2020, il Plan Relance del governo francese per combattere la recessione prevede interventi da 100 miliardi di euro (pari a un terzo del budget annuale dello Stato), di cui 3,9 miliardi di crediti direttamente collegati a opere infrastrutturali e per la maggior parte (l’80%) destinati alla promozione della transizione ecologica. Modernizzare i sistemi idrici e le reti elettriche, accompagnare lo sviluppo urbano, proteggere la biodiversità e rinnovare i trasporti, sono interventi che da soli rappresentano oltre il 60% degli investimenti infrastrutturali.

Il Plan Relance mostra, insomma, una particolare attenzione proprio ai trasporti con l’obiettivo che diventino la vera leva della trasformazione ecologica. Il Piano pertanto punta a sostenere soprattutto la mobilità quotidiana a basso impatto (ciclovie, per esempio), l’adeguamento della rete ferroviaria e il rinnovamento dei porti.

Viaduct Millau

Il piano francese: investimenti sì, ma con effetti nel medio termine

Il Plan Relance è un progetto molto ambizioso nato dopo varie consultazioni con la società civile e che ha visto la partecipazione anche del Presidente Macron. Del resto, è difficile minimizzare l’urgenza di questi interventi: secondo un recente studio dell’Ofce, nel primo semestre del 2020 si è registrato un crollo senza precedenti degli investimenti pubblici (-26%). In pratica, durante quei mesi non è stato eseguito neanche il necessario per compensare il deprezzamento del patrimonio pubblico esistente.

Ma, come spesso accade, il diavolo si cela nei dettagli e in particolare nella capacità di rapida esecuzione delle misure annunciate. Nella Finanziaria 2021 del governo francese sono stati stanziati 3,5 miliardi di euro per il cosiddetto “impegno di spesa”, ma soltanto 732 milioni risultano essere i crediti di pagamento registrati per l’anno in corso. E così, mentre si cerca un effetto immediato di “rilancio” economico e sociale, succede invece che i fondi disponibili siano sufficienti soltanto per il medio termine ossia il 2022 e poco oltre.

Tra le iniziative del Governo francese, è stato invece salutato con grande successo il coinvolgimento delle comunità locali nella fase di progettazione e approvazione del Piano stesso.

D’altro canto, la ripresa dipende anche dalla capacità del Plan Relance di trovare attuazione attraverso attività di sviluppo territoriale a cui è destinato il 70% degli investimenti pubblici. In altre parole, 732 milioni di euro di stanziamenti previsti per il 2021 per i lavori pubblici dovrebbero equivalere a un investimento complessivo di oltre 2,1 miliardi di euro. Ovvero, ogni euro investito in progetti infrastrutturali ne genererà in media altri due in investimenti locali.

A questo proposito, sebbene i player del settore come la Fédération nationale des Travaux publics abbiano comunque criticato l’assenza di misure di sostegno mirate all’investimento locale, hanno altresì apprezzato sia la nomina di Sottoprefetti responsabili per il rilancio, sia l’approvazione di un progetto di legge sulla semplificazione amministrativa.

Bridge of Normandy, France

Plan Relance: un primo bilancio

Sul sito internet Planderelance.gouv.fr si legge che a fine 2020 dei 100 miliardi previsti dal Piano ne erano stati “impegnati” 11, di cui 9 già versati: a sostegno della riapertura delle scuole (la rentrée scolaire) delle famiglie più bisognose, e per l’assunzione di 1 milione di giovani sotto i 26 anni con contratti di almeno tre mesi e quasi mezzo milione con la formula dell’apprendistato.

Per quanto riguarda le infrastrutture, per il momento il player favorito è la SNCF ovvero le ferrovie transalpine, che dovranno occuparsi di rilanciare il trasporto merci e garantire la manutenzione della rete. Risultano, inoltre, già versati 1,2 miliardi (sui 2 previsti) a sostegno di enti e imprese di mobilità locale; e 470 milioni di bonus écologique per l’acquisto di vetture elettriche e ibride.

Per il settore delle costruzioni, infine, sono state inserite varie misure per favorire il rinnovamento energetico come ad esempio la ‘MaPrimeRénov’, che ha registrato un altissimo numero di domande.

Investire per creare posti di lavoro

Perché il Plan de Relance, e in particolare il capitolo sulle infrastrutture, possa mostrare il più rapidamente possibile tutti i suoi effetti sull’economia e quindi sulla creazione di posti di lavoro, occorre innanzitutto accelerare i crediti di pagamento, privilegiare il sostegno ai progetti di più immediata attivazione (la manutenzione delle strade e il rinnovamento dell’illuminazione, per esempio), e facilitare le procedure tecniche e amministrative in particolare a beneficio dei comuni più piccoli (la Francia ne conta circa 35mila, di cui poco meno di 30mila hanno meno di 2mila abitanti).

Sono indicazioni importanti anche per altri paesi europei, in primis per l’Italia. Probabilmente l’insegnamento principale che arriva dalla Francia è che, in un frangente in cui domina l’incertezza sanitaria oltre che economica, il rilancio passi dalla semplificazione e dal coinvolgimento degli attori sul territorio, gli unici in grado di garantire rapidità di esecuzione e moltiplicazione degli impegni di spesa. Le previsioni dell’Ofce per la Francia valgono anche al di qua della Alpi: un programma di investimenti pubblici da 1 punto di Pil è in grado di creare in soli cinque anni quasi 300mila posti di lavoro.