Mille progetti “green” per rilanciare l’Europa

Dall’energia ai trasporti, le mille opere che rilanceranno l’economia del continente dopo il Covid-19

Mille progetti per rilanciare l’Europa. Mille opere essenziali per ricostruire un intero continente fiaccato dalla crisi del Covid-19. Opere innovative, che interessano i settori strategici delle infrastrutture, dai trasporti all’energia, rispondendo però al principio della sostenibilità.

Per realizzarle sarà necessario uno sforzo economico di 200 miliardi di euro, che può essere sostenuto in larga parte dall’Unione europea attraverso le risorse del Recovery Fund, assicurando un impatto quasi immediato tanto in termini di abbattimento delle emissioni atmosferiche quanto in termini di lavoro.

Il lancio dei mille progetti assicurerebbe nei 27 paesi dell’Ue la nascita di 2,8 milioni di nuovi posti di lavoro (un quarto del totale dei posti di lavoro persi per la crisi del Covid), una grande occasione per un continente che tuttora cerca la strada migliore per uscire da una crisi sanitaria trasformata in crisi economica.

Ed è proprio questa la strada indicata da Ernst&Young, la società di consulenza che ha elaborato lo studio “A Green Covid-19 Recovery and Resilience Plan for Europe”, un piano di rilancio verde per l’Europa messo a punto dialogando con alcune delle principali istituzioni del continente, dalla European Investment Bank alla European Construction Industry Federazion, ma anche con un campione rappresentativo dei 30 più importanti player privati delle grandi opere europei.

Il risultato è un vademecum per rilanciare l’economia dell’Unione attraverso la spinta degli investimenti e i benefici naturali derivanti dalla costruzione di nuove infrastrutture strategiche. Infrastrutture capaci di modernizzare le città, favorire i collegamenti, assicurare una gestione più efficiente delle acque e una produzione meno inquinante dell’energia. Interventi necessari per riscrivere il futuro dell’Europa.

Europa: l’aiuto del Recovery Fund per i progetti di nuove infrastrutture

Il dibattito aperto in seno alle istituzioni europee e presso i governi nazionali verte quasi interamente sulla lista dei progetti che gli stati membri sono chiamati a presentare per accedere alle risorse del Recovery Fund.

Selezionare con cura i progetti per il Recovery Fund, individuare quelli più adatti per il loro impatto economico ma anche la capacità di modernizzazione delle nazioni, è la sfida più grande per l’Unione europea. In questo senso lo studio di Ernst&Young parte da cinque settori considerati strategici per il futuro del continente: l’energia, le costruzioni civili, i trasporti, l’industria e l’uso della terra inteso come gestione delle risorse naturali in chiave produttiva, attraverso l’agricoltura o altre attività.

Ad oggi, secondo la ricerca, l’ostacolo maggiore per il 49% dei mille progetti selezionati non è finanziario ma regolatorio, amministrativo e commerciale. Proprio le leggi interne degli stati, i regolamenti, le lungaggini burocratiche rappresentano il freno più pericoloso che rischia di tenere il continente bloccato in una palude.

Al contrario, lanciare rapidamente i mille progetti selezionati darebbe una spinta immediata alla ripartenza economica. Secondo la ripartizione di Ernst&Young 75 miliardi di euro, rispetto ai 200 totali, dovrebbero essere destinati al settore energetico con 374 da sviluppare nei prossimi anni. Ancora di più (87 miliardi di euro) dovrebbero essere investiti nei trasporti su 217 progetti essenziali per sostenere la mobilità sostenibile, tanto tra i paesi del continente, quanto all’interno delle città. Nell’edilizia civile lo studio indica 125 progetti per un totale di 13 miliardi di dollari; 19 miliardi da investire su 201 progetti destinati all’industria; e 5 miliardi sugli 85 progetti di rilancio del territorio.

Energia e trasporti restano quindi i settori chiave dove investire per poter sperare in un ritorno rapido in termini di riduzione delle emissioni di gas nocivo ma anche di creazione di posti di lavoro.

Grandi progetti per l’Europa

I mille progetti per rilanciare il continente vengono spalmati in modo più o meno omogeneo tra gli stati membri, ma soprattutto ricadono proprio dove appare più necessario un rilancio delle infrastrutture. Non è un caso infatti se i primi quattro paesi per numero di progetti indicati dal Rapporto siano Francia (149), Italia (95), Spagna (79), Germania (73) e Svezia (70). Insieme, questi cinque paesi contano 466 progetti, quasi la metà del totale.

Al loro interno gli estensori dello studio indicano una necessità evidente di rilanciare le grandi opere, dalle metropolitane ai treni veloci, dall’energia pulita agli edifici green. Più in generale, l’intero continente sembra avere bisogno di una visione di lungo periodo che si sostanzi su opere infrastrutturali da cantierizzare subito. Tra questi progetti significativi in termini di mobilità sostenibile, come la linea 5 della metropolitana di Monaco (un’opera da 700 milioni di euro), o ancora il maxi piano di modernizzazione dei trasporti della città di Milano che vale 1,5 miliardi di euro.

Intorno a questi progetti si gioca il futuro dell’Europa. Un futuro segnato non solo dal rilancio dell’economia e dalla ricostituzione dei posti di lavoro persi, ma anche da una visione modernizzatrice che passa per la sostenibilità e il progresso.