Usa: più donne nelle grandi opere

Negli ultimi cinque anni è aumentato del 100% il numero di donne manager nei grandi cantieri Usa

Dal Texas alla Florida, dalla California all’Ohio, il mondo delle infrastrutture negli Usa si tinge di rosa. E lo fa nelle posizioni che contano, quelle dei manager e delle donne ingegnere che guidano i processi più complessi nella costruzione delle grandi opere di cui gli Stati Uniti d’America oggi hanno tanto bisogno.

La prova di questo balzo significativo è certificata dall’edizione 2020 dei “Fastest-Growing Jobs for Women in the US”, uno studio realizzato dalla società Smartasset sui dati ufficiali raccolti Bureau of Labor Statistics tra il 2015 e il 2019.

E così negli ultimi cinque anni il numero di donne, ingegnere o tecnico, in posizioni manageriali nel settore delle costruzioni è passato da 49.400 a 99.400, aumentando del 101%, il terzo balzo in avanti più significativo tra tutte le professioni censite dallo studio.

Il dato è utile a capire i movimenti del mercato soprattutto se paragonato con l’andamento medio del tasso di occupazione nel settore. Nello stesso periodo il numero degli occupati è infatti cresciuto in media del 35%, tre volte più lentamente del ritmo tenuto dalle lavoratrici donne.

Numeri che raccontano un cambiamento storico che tuttavia è ancora solo all’inizio, negli Stati Uniti come nei cantieri di Londra e altre importanti città, perché lo stesso studio ribadisce che proprio nel settore delle costruzioni, il 90% delle posizioni manageriali è ancora occupato da uomini.

Costruzioni: le città americane che assumono le donne ingegnere

Se le donne che occupano le posizioni manageriali nel settore delle costruzioni sfiorano ormai le 100mila unità, il numero totale di quelle impegnate nel settore ha superato il milione. Secondo i dati del Bureau of Labor Statistics sono 1,1 milioni le donne che lavorano nei cantieri aperti negli Usa, contro i 10,2 milioni di uomini. Nonostante questa disparità nel dato complessivo, il settore vanta un record importante: è infatti il comparto economico in cui il gap salariale tra uomini e donne è minore e pari al 3,7% in favore degli uomini contro uno scarto medio del 19% registrato da tutti gli altri comparti.

Oltre ad analizzare i dati sul lavoro in base al genere, lo U.S. Census Bureau ha spacchettato i numeri andando a cercare quali sono le città americane più attrattive in termini di offerta di lavoro per le donne impegnate nelle costruzioni. A guidare la classifica negli Usa è Minneapolis. Nella più grande città del Minnesota, che si sviluppa lungo le rive del Mississippi, il 19,1% della forza lavoro impegnata nei cantieri è costituito da donne alle quali viene riconosciuto un salario medio di 54mila dollari. Al secondo posto dietro Minneapolis, Seattle, nello stato di Washington, una città dove le infrastrutture iniziano con il porto e tutte le sue attività di scambio merci e passeggeri. A Seattle la percentuale di donne impegnate nel settore è del 17,6% e il salario medio di 70.900 dollari. Dietro Seattle, al terzo posto, con un salario medio molto alto (70.711 dollari) c’è San Francisco, con il 17% della forza lavoro rappresentata ancora una volta da donne.

I lavori specializzati e l’impatto del Covid-19

La caratteristica di questa apertura del mercato alle donne è quella della qualità e delle competenze. Donne ingegnere e tecnici altamente specializzati: ecco l’identikit delle nuove donne assunte negli ultimi anni dall’industria americana delle costruzioni. Sempre tra il 2015 e il 2019 il numero di ingegneri civili donne è aumentato del 46%, passando da 45.400 a 66.000.

Quello che non è ancora stato analizzato dai dati del ministero del Lavoro è l’impatto che la crisi economica esplosa a valle di quella sanitaria del Covid avrà sul settore e sul cambiamento della forza lavoro avviato negli ultimi anni.

Intervistato dalla rivista “Construction Dive”, Brian Turmail, vice presidente Public Affari and Strategic Initiative dell’Associated of General Contractors of America, ha dichiarato: «L’industria delle costruzioni negli Usa ha ancora molto lavoro da fare per attirare, formare e mantenere al suo interno una maggiore diversity, favorendo in particolare la presenza di donne. La buona notizia è che stiamo andando nella giusta direzione. Continuando su questa strada, siamo sicuri che gli sforzi compiuti ci permetteranno di dar vita a una forza lavoro sempre più varia e competente».

La sfida del lavoro nel tempo del Covid-19

I dati degli ultimi cinque anni vanno oggi messi alla prova con la condizione contingente, e la crisi economica nata dalla crisi sanitaria della pandemia. Ad oggi, rispetto ai 22 milioni di posti di lavoro persi nei mesi di marzo e aprile, il mercato del lavoro Usa ne ha recuperati 12,4 milioni, confermando che la strada per tornare alla condizioni pre-crisi è ancora lunga.

Guardando al settore delle costruzioni, nell’ultimo mese i posti di lavoro sono aumentati di 27mila unità confermando una nuova vitalità e la riapertura quasi completa dei cantieri in tutto il paese.

Tuttavia, il dato è ancora parziale e molti attendono gli effetti di due variabili fondamentali: la prima è la diffusione sempre più massiccia del vaccino, che già nei prossimi mesi dovrebbe assicurare un’immunizzazione diffusa della popolazione; la seconda è l’insediamento alla Casa Bianca di Joe Biden, previsto per il 20 gennaio prossimo, e anticipato dalle prime dichiarazioni del nuovo Presidente che ha annunciato una nuova stagione di investimenti per risollevare il paese da una delle crisi più gravi degli ultimi decenni.