Il corridoio tra Delhi e Mumbai che fa sognare l’India

Cento miliardi di investimenti per creare uno dei più grandi hub industriali e commerciali dell’Asia

Il nuovo grande progetto del governo centrale indiano si sviluppa su una fettuccia di terra lunga 1.504 chilometri. È la distanza che divide due delle più importanti città del paese, Delhi e Mumbai, e che – secondo i piani dell’esecutivo – dovrebbe trasformarsi in un hub per lo sviluppo di smart city attraverso l’impatto benefico garantito dalla costruzione di nuove infrastrutture.
L’idea è quella di sfruttare le metropoli come fossero due grandi poli d’attrazione all’interno dei quali si possa creare un campo magnetico capace di far fiorire attività industriali, piccole imprese, agglomerati urbani sostenibili e intelligenti.
A questo servirà il Delhi-Mumbai Industrial Corridor (DMIC), il corridoio industriale che attraverserà sette stati, collegati da nuove infrastrutture di trasporto, e intorno alle stesse infrastrutture nasceranno 13 aree industriali e 11 zone a tassazione ridotta per gli investitori.
Ma il cuore del progetto è la modernizzazione delle piccole città che si trovano tra le due metropoli, che da agglomerati industriali dovranno trasformarsi in smart city, collegate da infrastrutture moderne e destinate a diventare poli di attrazione per gli investitori internazionali.

Un corridoio tecnologico e sostenibile

Il corridoio industriale Delhi-Mumbai è considerato il più grande progetto infrastrutturale del paese. Per realizzarlo il governo indiano ha stimato un costo complessivo di 100 miliardi di dollari, che serviranno tanto per la modernizzazione delle città, quanto per la realizzazione delle infrastrutture.
Tra queste è prevista la costruzione di due aeroporti, ma anche la creazione di due collegamenti ferroviari ad alta velocità, uno dei quali sarà espressamente dedicato al trasporto merci e in grado di raddoppiare la quantità di merce trasportata rispetto agli standard attuali. Nei mesi scorsi sono stati poi inaugurati una serie di poli intermodali per la gestione del trasporto merci. In alcune delle città coinvolte del progetto è infatti prevista la costruzione dei cosiddetti “freight village”, villaggi dedicati allo stoccaggio delle merci che transitano all’interno del corridoio.
Sempre nell’area indicata dal governo indiano saranno poi create tre Costal Economic Zones (CEZ), collegate a tre porti anch’essi in fase di sviluppo che daranno una spinta importante alla crescita degli scambi via mare.
Secondo i piani tutto questo dovrebbe trasformare la regione in uno dei principali hub nazionali per il commercio e l’industria, con l’obiettivo finale di raddoppiare nell’area i livelli attuali di produzione industriale. Uno strumento strategico secondo il governo indiano che ha indicato il progetto come uno dei pilastri di “Make in India”, il grande piano nazionale di attrazione dei capitali esteri.

Mumbai Metro

Hub industriali e smart city

Lo sviluppo del progetto, che è stato in parte finanziato anche dal Giappone, è tuttora in corso. Molte delle infrastrutture previste sono in via di costruzione e, secondo le previsioni, entro il dicembre del 2019 dovrebbe diventare operativo il primo corridoio intermodale per il trasporto delle merci, ma l’intero progetto sarà terminato non prima del 2037.
«In sostanza – si legge sul sito dedicato al DMIC – il progetto mira allo sviluppo di smart city industriali in India, in grado di competere con i più importanti poli mondiali di attrazione degli investimenti. Ispirandosi ai principi di sostenibilità e di sviluppo, ogni città sosterrà la costruzione delle infrastrutture più moderne, sistemi di gestione idrica efficienti, oltre a ridurre la pressione sulle megalopoli indiane favorendo la nascita di centri urbani più piccoli e più moderni».
Nei primi cinque anni di attività, il nuovo maxi polo manifatturiero e commerciale dovrebbe raddoppiare il numero di posti di lavoro dell’area, triplicare la produzione industriale e quadruplicare le esportazioni. Solo in termini di occupazione, all’interno del corridoio saranno creati 3 milioni di posti di lavoro e fino a 50 milioni nell’indotto presente nelle regioni limitrofe.
L’impatto del progetto sull’occupazione è stato confermato dal professore Shahana Chattaraj in un articolo pubblicato nelle scorse settimane dalla Observer Research Foundation di New Delhi nel quale si spiega come l’opera contribuirà a creare occupazione in massa, favorendo l’urbanizzazione di molte aree.
«L’India sta attraversando una fase di grande trasformazione – ha recentemente dichiarato il primo ministro indiano Narendra Modi in televisione durante la sua ultima visita in Giappone – e le nostre attività manifatturiere non sono solo per l’India ma per il mondo. Per questo il nostro paese si sta trasformando in un hub globale».
Anche i numeri confermano che il Delhi-Mumbai Industrial Corridor rimane il più ambizioso progetto infrastrutturale del Paese, una grande occasione per l’India che – nonostante lo strapotere della Cina – vuole ritagliarsi un ruolo di primo piano sullo scacchiere economico e geopolitico della regione.