New York: stop alle costruzioni da brivido

Rallenta la corsa verso l’alto degli Stati Uniti d’America

Lo skyline delle grandi città americane è come un quadro sempre in movimento. L’anno scorso, secondo la rivista americana Forbes, gli investitori hanno messo sul piatto oltre 600 milioni di dollari per ridisegnare e rimodellare l’aspetto delle città. New York, Dallas, Houston, Atlanta, Miami, Seattle e molte altre sono in pieno boom costruttivo. Ma non è più come una volta perché pian piano, anche nel settore delle costruzioni, le regole del gioco stanno cambiando.

Rispetto al passato, infatti, la corsa al primato del grattacielo più alto non interessa più. Il fenomeno, finora sotto traccia, sta prendendo una forma più evidente in questi ultimi mesi, e in particolare a New York City.
«I grattacieli di acciaio e vetro sono la principale causa d’inquinamento della città e contribuiscono pesantemente al global warming» ha detto il sindaco, Bill de Blasio, annunciando una nuova legislazione per bandirli dai permessi di costruzione qualora non rispettassero i nuovi parametri previsti in termini di tutela dell’ambiente.

La mossa, agganciata anche per scopi elettorali al programma Green New Deal lanciato da de Blasio, è in pieno contrasto con la posizione dell’amministrazione del Presidente Donald Trump, ed è giustificata dal sindaco come parte di una nuova strategia che punta a ridurre del 40% le emissioni di gas nel 2030 e dell’80% nel 2050. In sostanza, le nuove costruzioni potranno essere tanto più alte quanto più saranno energeticamente efficienti.

Le nuove linee guida puntano a cavalcare le critiche sull’impatto ambientale del progetto Hudson Yards, inaugurato a metà marzo nella parte occidentale dell’isola di Manhattan, e considerato il più alto complesso misto della città e di tutti gli Usa, fra uffici, residenze di lusso e centro commerciale. L’enorme quartiere costato 25 miliardi di dollari, era stato disegnato per toccare nel punto più alto i 408 metri (1,337 feet), un livello ribassato in fase esecutiva fino a un massimo di 386 metri (1,268 feet).

Forti discussioni hanno accompagnato anche la ricostruzione del Word Trade Center, con la nuova torre One World Trade Center che avrebbe dovuto salire fino ai 425 metri utili e raggiungere con la guglia i 541 metri (1,776 feet). L’altezza è stata poi accettata perché, secondo l’idea originale, rappresentava l’anno della dichiarazione d’indipendenza del paese.

Grazie a questo stratagemma la torre One World conserva il settimo posto tra i grattacieli più alti del mondo, dietro il Burji Kalifa di Dubai (828 metri), la Shanghai Tower (631 metri) e l’Abraj Al-Bait Clock Tower alla Mecca (600 metri).

Altezze che saranno superate l’anno prossimo quando verranno completati i mille metri della Jeddah Tower in Arabia Saudita. Perciò, nel 2020 la One World Tower, la nuovissima Bank of America Tower e altri gioielli newyorchesi come l’Empire State Building o il 432 Park Avenue verranno superati dalla chilometrica torre araba e da altri super grattacieli in arrivo nel mondo asiatico.

New York City

Il futuro dei grattacieli nel paese delle costruzioni in verticale

È proprio vero quindi che il paese che ha inventato le costruzioni in verticale è pronto per abbandonare l’ambizione di avere i grattacieli più alti del mondo? La scuola architettonica americana, sviluppata dopo il primo grattacielo progettato a Chicago da William LeBaron Jenney per ospitare nel 1885 la compagnia Home Insurance, non è più apprezzata come un tempo?

Studi di architettura e contractors di New York e di altre grandi città hanno già iniziato la fase di miglioramento energetico delle costruzioni, riducendo per esempio il vetro utilizzato nelle facciate con materiali più eco-compatibili.

A fine 2018, l’Istituto americano degli architetti AIA (American Institute of Architects) ha indicato quattro vie per contrastare il riscaldamento globale, tra le quali la riduzione dell’uso di materiali come cemento, acciaio, alluminio e isolamento in schiuma. Il principale obiettivo, secondo l’AIA, è ridurre le emissioni dovute agli impianti HVAC (riscaldamento, ventilazione, aria condizionata), all’illuminazione e alle altre attività che consumano grandi quantità di energia.

Cambiano i luoghi di lavoro

Oltre al tema energetico, alla sostenibilità delle costruzioni e al loro costo, la scelta di abbandonare i grattacieli in cambio di edifici più bassi si lega a una nuova tendenza culturale. Un fattore che vale soprattutto per molte imprese che nello sviluppo delle filosofie aziendali prediligono ormai luoghi di lavoro differenti rispetto al passato.

Negli Stati Uniti, soprattutto nelle aree a forte sviluppo tecnologico, si ritiene maggiormente disaggregante un luogo di lavoro in verticale, dove salire i piani equivale a scalare posizioni di carriera. Aziende come Apple, per esempio, hanno costruito il proprio quartier generale a forma di anello, con soli quattro piani.

Altre compagnie, soprattutto banche e assicurazioni, continuano comunque a preferire la funzione di marketing offerta dall’altezza, come segno di solidità finanziaria, e progettano la demolizione degli edifici più vecchi con nuovi grattacieli.

Ma costruire più in alto delle nuvole porta dritto a un’altra restrizione sulle altezze negli Stati Uniti. La Federal Aviation Administration (FAA), organo governativo parte del Dipartimento dei Trasporti, nella maggior parte dei casi non consente ai grattacieli di essere costruiti più in alto di 610 metri per tutelare la sicurezza del trasporto aereo. La restrizione diventa poi più severa nelle città in cui gli aeroporti sono costruiti vicino al centro abitato, come Seattle e Miami, dove i grattacieli in genere non possono superare i 300 metri.