Genova: sul ponte suona l’ultima nota

Il 27 luglio nel cantiere del Ponte di Genova si esibirà l’orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia

Mille uomini, 330 aziende (tra fornitori e sub fornitori) provenienti da tutta Italia, un impegno corale che ha permesso a poco più di un anno dal primo getto di calcestruzzo di portare a termine l’opera e concludere i lavori sul nuovo ponte di Genova.

È questo il frutto di un’organizzazione delle eccellenze, condotta dal Gruppo Webuild insieme a Fincantieri, che ricorda molto quella di un’orchestra dove ogni strumento vive nella sintonia con gli altri. E proprio un concerto per il ponte di Genova, programmato per il prossimo 27 luglio, sarà l’occasione per celebrare questo incredibile risultato, il termine dei lavori in tempi da record.

L’evento si terrà all’interno del cantiere e vedrà esibirsi l’Accademia Nazionale Santa Cecilia diretta dal Maestro Antonio Pappano. Un’altra occasione per riportare Genova sulla scena mondiale, grazie anche alla presenza di un artista internazionale come Pappano, alla quale prenderanno parte le autorità, ma anche tutti i lavoratori che hanno partecipato alla costruzione dell’opera e i rappresentanti delle 330 imprese che costituiscono la filiera di fornitori e subfornitori.

«Questo concerto – dichiara il Maestro Antonio Pappano – avrà il compito di celebrare questo ponte, costruito da Webuild e Fincantieri, in tempi da record, ma allo stesso tempo sarà un’occasione per ricordare le persone che hanno perso la vita con il crollo del Morandi. Sarà un evento molto emotivo. In nome dell’arte e di Beethoven».

Sulle note della Quinta Sinfonia di Beethoven saranno celebrati non solo l’opera e l’impegno di tutte le persone che hanno dato il loro contributo alla costruzione, ma anche la volontà delle istituzioni e il know how del Gruppo Webuild e di Fincantieri che hanno trasformato il cantiere di Genova in un modello nazionale per il futuro delle infrastrutture italiane. Un importante salto in avanti rispetto al passato che può essere raccontato calendario alla mano, ripercorrendo quella manciata di mesi che ha condotto all’ultima nota.

Costruzione del ponte di Genova: quando tutto è iniziato

Ore 15,51. 25 giugno del 2019. Poco più di un anno da oggi. Quella data sul calendario indica l’ora zero, il momento in cui – superata la fase dello smantellamento del vecchio ponte Morandi – i lavori di costruzione sono realmente iniziati. Quando la sirena suona, il calcestruzzo comincia a scendere dalle betoniere al sottosuolo. Sono le fondamenta del nuovo ponte che prendono forma, i piedi del gigante che sarà sorretto da 18 pile e attraverserà la valle del Polcevera.

Il primo luglio, tre giorni dopo, le sirene suonano di nuovo per annunciare la spettacolare demolizione di quello che resta del Morandi (le pile 10 e 11), ma è solo un triste spettacolo pirotecnico perché il nuovo cantiere ha preso a correre e niente può fermarlo.

L’inverno 2019-2020 sarà ricordato come uno dei più piovosi a Genova, con un clima rigido e venti violenti. In questo ambiente sono proseguiti i lavori di costruzione delle pile e il varo in quota dei primi impalcati. Il 18 febbraio è stata completata l’ultima pila, uno dei 18 giganti di cemento armato alti in tutto 90 metri (50 dei quali nascosti sottoterra). Anche qui lavoro corale, orchestra di mani e di intenti, composta da circa 600 uomini che hanno lavorato ai getti e alla realizzazione dei piloni. Il ritmo di lavoro è scandito dai turni: 3 di 8 ore ciascuno, dalle 6 del mattino alle 14, dalle 14 alle 22, dalle 22 alle 6. Il tempo è circolare, la fatica anche.

Al termine delle pile c’è giusto il tempo per prendere fiato e si riparte con il varo degli ultimi impalcati. Ancora una volta è la sirena del cantiere a segnare sul calendario giorni e ore decisivi. È la mattina del 28 aprile e l’ultimo impalcato chiude la ferita aperta dal crollo del Morandi. Un nuovo viadotto unisce i due estremi della valle.

Commentando questo risultato, Pietro Salini, amministratore delegato del Gruppo Webuild, dirà: «Quello che abbiamo fatto in questi mesi è motivo di orgoglio per tutti noi. Oltre 1.000 persone si sono concentrate su un unico obiettivo. Dalla progettazione all’allestimento del cantiere, dalla logistica dei materiali alla posa in opera, ogni passaggio di quest’opera è frutto di un lavoro condiviso e di un’organizzazione capillare che abbiamo modulato sulla base della nostra esperienza maturata nei più grandi cantieri in giro per il mondo».

Proprio l’esperienza di Webuild, aggrappata a un filo rosso che unisce il Canale di Panama alla metro di Riyadh, le dighe africane all’alta velocità italiana, i ponti sul Bosforo agli impianti idroelettrici australiani, sarebbe diventata preziosa di lì a breve, nell’ultima fase dei lavori, quella della vestizione del ponte.

Concerto per il ponte di Genova: celebrazione di un’opera corale

A osservare in questi giorni le immagini dei droni che volano sopra l’impalcato si ha l’impressione di assistere alle manovre di un esercito. O forse di un’orchestra che accorda gli strumenti prima che le luci del palco si accendano. Ancora una volta, l’orchestra è diretta dagli uomini di Webuild, ingegneri e tecnici che stanno guidando le operazioni in quota, mentre gli esperti delle tantissime aziende coinvolte si dedicano al loro lavoro. Montare i pannelli fotovoltaici, asfaltare il ponte, allestire i pennoni alti 28 metri per l’illuminazione scenografica della struttura: sono tutte attività che viaggiano in parallelo.

Ad un occhio inesperto l’impressione è quella di un brulicare di uomini e mezzi, che galleggiano a 40 metri dal suolo, ma in realtà ogni squadra al lavoro segue un programma preciso. Intervistato nelle scorse settimane, mentre guidava le lavorazioni, Stefano Mosconi, l’ingegnere del Gruppo Webuild che dirige il cantiere, ha detto: «Abbiamo ancora un po’ di giorni da vivere trattenendo il respiro. Se la costruzione del nuovo Ponte di Genova fosse una gara dei 100 metri piani, saremmo adesso allo scatto finale».

Lo scatto finale è giunto agli ultimi metri. Pochi giorni dopo il concerto per il ponte di Genova, il viadotto sarà consegnato alla sua città. Prima però c’è ancora del lavoro da fare, con gli stessi ritmi frenetici che hanno segnato la storia di quest’opera fin dai primi giorni. Quaranta squadre e oltre 150 persone tra operai e tecnici al lavoro contemporaneamente.

Sono le ultime note dell’orchestra. Il finale di un’opera che non dimentica le 43 persone che hanno perso la vita sotto le macerie del ponte Morandi. Dopodiché il silenzio, accompagnato solo dal rumore delle automobili sul ponte.