Il ponte del sultano che ha cambiato Istanbul

Il Fatih Sultan Mehmet Bridge è stato inaugurato nel 1988 accelerando la modernizzazione della capitale turca

Narra la leggenda che la prima ad attraversare il Bosforo, lo stretto che unisce il Mar Nero al Mare di Marmara creando un confine naturale tra l’Europa e l’Asia, sia stata Io, una delle amanti di Zeus, trasformata in una giovenca e obbligata a fuggire a nuoto dall’ira di Era.

Dalla fondazione di Costantinopoli, nel 330 a.C., fino al Novecento l’attraversamento dello Stretto è sempre stato un percorso strategico per lo scambio di uomini e merci, divenuto ancora più importante con lo sviluppo di Istanbul come una delle più popolose capitali mondiali.

I grandi ponti, inaugurati dalla metà del secolo scorso, hanno risposto a questa esigenza di collegare le sponde dei due continenti, unendo di fatto regioni altrimenti lontane e attivando rotte commerciali strategiche tra l’Europa e l’Asia.

Il ponte Fatih Sultan Mehmet, il secondo ponte sul Bosforo, realizzato dal gruppo Salini Impregilo (oggi WeBuild) tra il 1985 e il 1988, è ancora oggi una infrastruttura essenziale per il processo di modernizzazione economica della capitale turca e dell’intera regione, oltre ad essere una grande opera con caratteristiche uniche rispetto al momento storico in cui è stata realizzata.

Il ponte Fatih Sultan Mehmet e l’arteria autostradale che collega l’Europa all’Asia

Affacciandosi all’imbrunire dal ponte di Galata, dove si affollano i pescatori e i turisti passeggiano verso il quartiere di Ortaköy sulla sponda europea del Bosforo, lo Stretto si illumina delle luci di Istanbul e il viavai delle automobili sembra più fitto che mai.

Perché i grandi ponti non sono solo strumenti per accorciare le due sponde di una città, ma arterie di scorrimento che collegano regioni lontane. L’opera realizzata da Salini Impregilo (oggi WeBuild) non si limita infatti al Fatih Sultan Mehmet Bridge: il ponte è collegato a un’autostrada lunga 247 chilometri che unisce la città di Kinali, in Europa, con quella di Kazanci, in Asia, caratteristica che lo trasforma in una grande infrastruttura di collegamento capace, negli anni, di contribuire in modo determinante allo sviluppo della capitale turca.

Negli anni ’70 Istanbul contava 2 milioni di abitanti, mentre oggi ha superato i 13 milioni. Negli ultimi cinquant’anni la ricchezza prodotta in città è aumentata ad una media annua del 4,5% e il reddito cittadino vale il 40% di quello nazionale.

Quanto al secondo ponte sul Bosforo e al suo ruolo nello sviluppo della città, nei sette anni successivi alla sua inaugurazione gli scambi commerciali tra la sponda europea e quella asiatica intorno al ponte sono aumentati del 31,8%.

Da allora ad oggi il valore e la portata di quest’opera non sono cambiati. A oltre trent’anni dalla sua inaugurazione il ponte Fatih Sultan Mehmet è ancora considerato uno dei ponti più belli e funzionali al mondo. La sua forma, le sue caratteristiche, la magia del luogo dove sorge hanno fatto il resto, trasformando un’infrastruttura in un monumento al progresso umano.

Le caratteristiche del ponte Fatih Sultan Mehmet

Il secondo ponte sul Bosforo è stato progettato per rispondere ad un’urgenza di sviluppo cittadino. Negli anni ’80 Istanbul stava subendo una profonda trasformazione e la capacità di transito del primo ponte, realizzato nel 1973, non era più sufficiente per rispondere alla domanda di trasporto della città e della regione.

Da qui la decisione di realizzare un secondo ponte sul Bosforo, un ponte grandioso per struttura, dimensioni e capacità, che fosse in grado di accelerare gli scambi tra le due sponde dello Stretto.

Il ponte sospeso Fatih Sultan Mehmet, che al momento della sua inaugurazione era il quinto ponte sospeso più lungo al mondo, è infatti dotato di una campata lunga 1.090 metri con torri alte 107 metri. Per la sua costruzione sono stati necessari 600.000 metri scavi in roccia e 140.000 metri cubi di calcestruzzo.

Il ponte, come anche il primo ponte sul Bosforo, è stato realizzato tenendo in considerazione le caratteristiche della regione, una zona dove gli eventi sismici sono molto frequenti. La campata, spessa 3 metri e larga 39,4 metri, è realizzata in acciaio e costruita proprio in modo che possa essere flessibile in caso di sollecitazioni sismiche.

Nell’insieme una grande opera ingegneristica, realizzata in un periodo molto breve, e terminata con 192 giorni di anticipo rispetto alla data prevista. La costruzione è infatti iniziata il 4 dicembre del 1985, la prima parte del ponte è stata completata il 17 settembre del 1987, mentre la conclusione dei lavori è arrivata il 4 febbraio del 1988.

Bosforo

Una grande infrastruttura per lo sviluppo della Turchia

Ogni giorno oltre 200.000 veicoli attraversano il secondo ponte sul Bosforo. Un numero considerevole, alla pari dei grandi ponti di New York City, che conferma l’importanza strategica di questa infrastruttura per lo sviluppo di Istanbul, ma anche il suo valore economico.

Secondo i dati del Turkey’s Highways Directorate, dal giorno della sua inaugurazione, nel 1988, il ponte ha prodotto incassi dalla vendita dei pedaggi pari a 1,8 miliardi di dollari americani e in tutto 847 milioni di veicoli lo hanno attraversato.

Questo perché, ancora più del primo ponte che si trova a circa 5 chilometri di distanza, il Fatih Sultan Mehmet ha risposto all’esigenza di unire due sponde del Bosforo in un’area che – prima dell’arrivo del ponte – era totalmente isolata. Il ponte collega infatti l’Hisarüstü District sul lato europeo con il Kavacık District, su quello asiatico.

In tutti questi anni il ponte Fatih Sultan Mehmet è rimasto una infrastruttura strategica per il paese e i lavori di manutenzione sono proseguiti affinché la sua funzionalità non fosse mai compromessa. Gli ultimi risalgono al 2019 quando il ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture turco ha finanziato un’opera di manutenzione terminata il 27 giugno scorso quando, alle 6 della sera, le sue corsie sono state nuovamente aperte al traffico. Per completare la sistemazione delle carreggiate a quattro corsie, gli operai hanno lavorato giorno e notte, sette giorni su sette, un ritmo obbligatorio per un’opera così essenziale alla vita di Istanbul e della Turchia.