Nanhui, la città cinese nata dal nulla

Costruita da zero, sarà terminata nel 2020 e ospiterà 800mila abitanti

Nanhui New City è una città cinese che quindici anni fa esisteva solo nei disegni dei progettisti. Come molte altre “new city”, era stata commissionata dal Governo cinese per dare una risposta allo sviluppo incontrollato delle grandi aree urbane, schiacciate fra sovrappolazione e inquinamento. Oggi è quasi pronta e già parzialmente abitata, anche se i lavori di costruzione, cominciati nel 2003, termineranno solo nel 2020, per un investimento complessivo di 4,5 miliardi di dollari.

Nota come Lingang New City fino al 2012, Nanhui è frutto del lavoro del famoso studio di architettura tedesco GMP, Von Gerkan, Marg und Partner, autore di diversi progetti in Germania e all’estero. «Tutta la struttura della città – si legge in una presentazione del progetto – è basata sulla metafora dell’immagine delle increspature concentriche formate da una goccia che cade nell’acqua».

Per realizzarla è stato necessario sottrarre terra al mare (land reclaiming), ottenendo in questo modo circa il 45% dei 133 chilometri quadrati totali della città.

L’idea della goccia che cade nell’acqua è presto spiegata: Nanhui New City sorge letteralmente sul mare, nell’area di Pudong, a 65 chilometri da Shanghai, una delle megalopoli più popolose del pianeta. Il centro di Nanhui New City è un lago artificiale con un diametro di 2,5 chilometri: la parte sottratta al mare è stata di nuovo scavata e poi riempita d’acqua. Intorno al lago sorgono una serie di viali circolari di diametro sempre più ampio, che creano le varie zone dell’insediamento. Intorno al lago c’è un parco, poi un primo tier di quartieri residenziali. Via via che ci si allontana sorgono i parchi industriali, i magazzini, le dogane legate al porto, e i campus universitari.

Mettere al centro di tutto un lago, una spiaggia e un parco/foresta ha, nelle intenzioni dei progettisti, una funzione specifica: evitare la trappola di alcune città costruite a tavolino, che hanno dimensioni eccessive, stile anonimo, blocchi infiniti di palazzi con viali enormi, adatti più per le corse in automobile che non per calme passeggiate al sole. «C'è una riva del lago lunga 9 chilometri e il risultato di questo è che ci sarà un numero molto alto di edifici con l’indirizzo più ambito in città: rispetto alla vista lago che cosa c’è di meglio?», commenta Meinhard Von Gerkan, uno dei progettisti e architetto di fama internazionale.

Lo sviluppo della città segue dunque una struttura radiale incentrata sul lago. Grazie alle piazzette previste a ogni incrocio, alla vegetazione distribuita, agli spazi pensati per essere vissuti a piedi, Nanhui punta a diventare un centro residenziale, universitario, industriale e portuale che accoglierà circa 800mila abitanti, con edifici in stile europeo, e un chiaro richiamo a città come Amburgo, cui lo studio GMP si è ispirato.  

Nanhui

L’80% dell’area edificata è in mano a privati i quali aspettano che la città prenda vita, secondo uno schema ormai classico in Cina per incentivare la migrazione verso le “new city”. Ad aprire per primi i battenti sono infatti i campus universitari. La città ha così iniziato ad accogliere gli studenti, 100mila a inizio 2016che giocano un ruolo catalizzatore innescando un processo economico virtuoso che attirerà sempre più commercianti, abitanti e nuovi servizi.

Tutto questo concorre a fare di Nanhui una sorta di “green satellite city” di Shanghai, con il vantaggio di una posizione strategica anche per gli affari. La “new city” è infatti posta sulla punta della penisola in cui culmina Pudong e in cui il fiume Yangtze si getta in mare. Sta a 30 chilometri dal Pudong International Airport, l’hub di riferimento di Shanghai, e ad altrettanta distanza dallo Shanghai Yangshan Deep Water Port, costruito sulle isole di Greater Yangshan e Lesser Yangshan, e connesso alla terraferma da un ponte di 32 chilometri, uno dei più lunghi al mondo. In questo modo si è riusciti a “dare una città al porto”, alleviando allo stesso tempo la pressione demografica su Shanghai.

L’altro punto notevole di Nanhui è la filosofia di fondo del progetto, inteso a creare una città eco-friendly con caratteristiche tali da incoraggiare uno stile di vita vicino alla cultura europea: passeggiate invece di grandi tragitti in automobile, senso di comunità, attività culturali e ricreative a disposizione di tutti. È il grande tema dello sviluppo sostenibile, insomma, che in Cina sta ricevendo più attenzione di quanto si immagini.

Anche se il processo di popolamento è ancora agli inizi, quella di Nanhui è una storia tipica della Cina contemporanea e un modello che si sta ripetendo in molte altre parti del Paese. Siamo di fronte a un approccio cinese all’utopia della città ideale che tanto ha affascinato pensatori e architetti in Occidente? «No - conclude Von Gerkan - al più tardi quando sarà pronta Lingang/Nanhui non sarà più una città utopistica. Ma c’è qualcosa che quasi sconfina con l’utopia: prima il mare è stato riempito per creare la terra per la città e poi il centro è stato scavato di nuovo. Le caratteristiche di questo processo forse hanno qualcosa di utopico. Ma sono convinto che la Cina abbia bisogno di questi concetti. Non avrei mai pensato di vincere il concorso con questo progetto inizialmente utopistico per Lingang. Qui l’utopia è diventata realtà».