I bombardamenti sull’Ucraina da un lato e l’impatto delle sanzioni economiche sulla Russia dall’altro, cambieranno radicalmente il panorama delle infrastrutture non solo nell’est europeo. In Ucraina, il progetto Big Construction, varato dal Presidente Volodymyr Zelensky per la riparazione e costruzione di nuove strade, autostrade e ferrovie, è andato letteralmente in fumo. Il programma metteva mano a un sistema viario composto da 46mila km di strade nazionali, 123mila km di strade regionali e 250mila km di strade comunali per le quali era previsto un investimento complessivo di 4,5 miliardi di dollari, in parte finanziato anche dalla European Bank for Reconstruction and Development.
Strade, linee ferroviarie, stadi, scuole avrebbero dovuto essere al centro di un complesso piano di riammodernamento che oggi è stato inevitabilmente bloccato dal conflitto.
Rallentano le grandi opere in Russia
Gli effetti della guerra non sono ovviamente limitati all’Ucraina ma si fanno sentire anche in Russia, così come sui mercati globali. Il gruppo JCB, uno dei leader nei macchinari per le costruzioni, ha annunciato la sospensione dell’export verso la Russia. La Hitachi Construction Machinery ha affermato che sta chiudendo gradualmente le proprie attività nel Paese, dove ha la filiale di produzione Hitachi Eurasia nei pressi di Mosca, sospendendo anche le esportazioni dirette dal Giappone verso la Russia e la Comunità degli Stati Indipendenti, che comprende tra gli altri la Bielorussia, e fa capo sempre a Mosca. Anche l’altra big giapponese delle macchine per le costruzioni, Komatsu, ha deciso di congelare le consegne verso Mosca.
Le ripercussioni assumono carattere globale. Secondo i media locali, in Bangladesh potrebbe essere ritardata se non sospesa la costruzione del Rooppur Nuclear Power Plant, finanziato e in corso di costruzione da parte di compagnie russe.
La compagnia canadese Black Iron ha cercato di rassicurare i propri investitori sul progetto Shymanivske, una miniera di ferro ad altissima qualità nell’Ucraina centrale, affermando che lo sviluppo del progetto non ha subito rallentamenti e che le miniere attorno stanno lavorando normalmente.
Russia e Ucraina, cantieri aperti e scambi commerciali
L’invasione russa dell’Ucraina ha innescato tumulti sui mercati legati al mondo delle costruzioni, già messi a dura prova da due anni di pandemia e dall’inflazione in crescita su scala globale.
L’importanza dell’Ucraina sotto il profilo economico è data anche da alcuni indicatori, spesso non così evidenziati. Il Paese sotto assedio, per esempio, detiene la quinta più grande riserva di ferro – dopo Australia, Brasile, la stessa Russia e Cina – ed è di conseguenza uno dei maggiori esportatori di ferro.
Alcuni Paesi, non solo europei, sono strettamente legati sia all’Ucraina sia alla Russia nel settore delle costruzioni. Secondo il Jerusalem Post, Israele importa gran parte dei materiali di costruzione dall’Ucraina, mentre dalla Turchia la Turkish Contractor Association ha fatto sapere di avere oltre 100 cantieri aperti in Russia per un valore di 20 miliardi di dollari. Tra questi ultimi vi sono i lavori della ENKA che nel 2009 ha realizzato lo “Shakhtar Donetsk Stadium” nel Donbass. La compagnia con sede a Istanbul ha anche in costruzione un impianto energetico da 250 MW a Kazan, in Tatarstan, a est di Mosca.