I cambiamenti climatici aggrediscono le megacity

Solo la metà delle grandi città del mondo ha preso contromisure contro gli shock del clima

Dalle inondazioni alle siccità, dall’inquinamento idrico a quello atmosferico, le conseguenze dei cambiamenti climatici e del boom demografico mettono a rischio la qualità della vita nelle grandi città.

Un rischio sempre più diffuso al punto che oltre due metropoli su tre hanno lamentato gli effetti negativi dei cambiamenti climatici. È questo il risultato di una ricerca pubblicata nei giorni scorsi dalla londinese CDP, la prestigiosa onlus impegnata in un’attività globale di sensibilizzazione sui rischi climaticiLo studio analizza l’impatto del clima su 530 città al mondo, nelle quali vivono 517 milioni di persone.

Rispetto al totale – denuncia il report – meno della metà ha già preso contromisure per difendersi dal rischio climatico, contromisure che si traducono soprattutto nella manutenzione e costruzione di infrastrutture strategiche. Dalle reti fognarie agli impianti di depurazione delle acque reflue; dalle condotte idriche per la corretta gestione dell’acqua potabile agli impianti che producono energia pulita; dalla mobilità sostenibile di metro e treni a quella tradizionale sulle reti stradali, le infrastrutture diventano lo strumento essenziale per frenare questo rischio ed evitare che gli shock climatici possano abbattere le economie e ridurre la qualità della vita delle persone.
«La verità scientifica – spiega alla Thomson Reuters Foundation Kyra Appleby, global director della CDP – è che tutte le città sono ormai colpite con effetti di lungo periodo (…). E se non vengono considerati questi effetti di lungo periodo dei cambiamenti climatici, le città potrebbero non arrivare preparate al futuro che le attende».

Proteggersi dal clima investendo nelle infrastrutture

L’unico modo per ridurre al massimo l’impatto negativo degli eventi atmosferici e più in generale dei cambiamenti climatici è la creazione di infrastrutture moderne ed efficienti. Un postulato confermato anche dall’Ocse all’interno del report “Climate-resilience infrastructure”, che analizza proprio gli interventi necessari per rendere solide le infrastrutture mondiali, soprattutto all’interno delle grandi città. Secondo l’Ocse ogni anno dovrebbero essere spesi in quest’ambito a livello mondo 6,3 trilioni di dollari, una cifra considerata necessaria per rispondere al meglio agli effetti dei cambiamenti climatici. Se questo non sarà fatto – spiega il rapporto – le conseguenze saranno disastrose, come conferma la cronaca degli ultimi anni. Per fare qualche esempio, le inondazioni che si sono susseguite nel 2011 nell’Est della Cina hanno danneggiato 28 linee ferroviarie, 21.900 strade, 49 aeroporti, oltre a far rimanere senza corrente milioni di abitazioni. Nel 2015 l’abbassamento della scorta idrica contenuta nel principale bacino idrico di San Paolo, ha obbligato l’amministrazione cittadina a razionare l’acqua; mentre in Africa la crisi idrica potrebbe ridurre di 83 miliardi di dollari il valore economico dell’energia prodotta dagli impianti idroelettrici.

Seoul

Megacity e clima: la risposta delle città

Nonostante il gap in termini di modernizzazione delle infrastrutture sia ancora ampio, sono numerose le città che hanno avviato interventi che vanno in questa direzione. In vista della possibile crisi di acqua potabile che potrebbe esplodere entro il 2050, Londra ha avviato un piano di lungo termine che include test sulla cittadinanza per il risparmio idrico e la riduzione della domanda, l’installazione di strumenti digitali che segnalino i consumi e gli eventuali sprechi nella rete, lavori di modernizzazione della rete idrica, parte della quale ormai vecchia.

Taipei, la capitale di Taiwan, sta invece affrontando l’arrivo di violente piogge torrenziali istallando in tutta la città pavimenti fatti di materiali innovativi e capaci di assorbire grandissime quantità di acqua.

In Giappone la società di stato Japanese Railways che gestisce l’alta velocità ferroviaria, ha iniziato negli ultimi mesi ad adottare una miscela innovativa di acciaio che permette ai binari di resistere a temperature che raggiungono i 60, 65 gradi centigradi.

Nell’insieme si tratta di interventi necessari e molto diffusi se è vero che – come conferma David Miller, il Direttore per il Nord America del C40 (il gruppo internazionale che riunisce le 40 più grandi città al mondo) – 9 megacity su 10 sono costrette a convivere con problemi legati ai cambiamenti climatici.
Problemi che ricadono soprattutto nelle aree periferiche delle grandi città e si abbattono sulle fasce sociali più deboli. È questa la realtà denunciata dal report della CDP dove alcuni eventi traumatici come l’uragano Katrina a New Orleans hanno avuto effetti devastanti soprattutto sui quartieri più poveri.