Dai Paesi Bassi agli Usa, quegli argini dell’ingegneria alla furia dell’acqua

Impianti idrici e di gestione delle acque per evitare gli effetti devastanti delle alluvioni

È il 31 gennaio del 1953 quando, alle prime luci dell’alba, una terribile alluvione colpisce duramente i Paesi Bassi causando oltre 1.800 morti, 72mila sfollati e un disastro naturale come pochi nella storia del paese chiamato a vivere a stretto contatto con il Mare del Nord che lo circonda lungo 451 chilometri di costa.

Quell’alluvione, che causa danni gravissimi anche all’economia, diventa anche un momento di svolta nella storia dei Paesi Bassi che in seguito avviano un piano di protezione dell’ambiente dalle alluvioni e dalla potenza del mare con investimenti e progetti ambiziosi che ancora oggi permettono al paese di gestire in modo ottimale la questione idrica.

Ciò che negli anni viene costruito è infatti un massiccio sistema di difesa dalle inondazioni, ottenuto realizzando le cosiddette Opere Delta, ovvero tre chiuse, sei dighe, quattro barriere contro le mareggiate, oltre a una rete di impianti che permette di gestire al meglio le acque nei periodi di siccità e di monitorare costantemente la qualità dell’acqua.

Lo sguardo al 2050 del Piano Delta

Il Piano Delta, sostenuto dal Rijkswaterstaat, l’organo istituito del ministero delle Infrastrutture responsabile del monitoraggio e della gestione delle acque, mantiene un orizzonte di lungo termine e oggi guarda al 2050, la data che i Paesi Bassi si sono posti per diventare carbon neutral, quindi azzerare le emissioni nocive nell’ambiente. Guardando al 2050, il programma prevede investimenti lungo tre direttrici: la gestione del rischio inondazioni, attraverso l’ammodernamento delle dighe, delle barriere e il controllo della costa, l’approvvigionamento di acqua dolce (anche puntando a impianti che rendano potabile l’acqua del mare), la riprogettazione del paesaggio proprio per far fronte agli choc metereologici, dalle siccità alle inondazioni. In questo senso sostenibilità e gestione idrica si incontrano attraverso programmi che puntano a valorizzare l’acqua e il suo riuso in chiave circolare. Il progetto Hydraloop, uno di quelli lanciati in questi anni, punta proprio a questo, ovvero permette di raccogliere l’85% dell’acqua utilizzata per scopi domestici, trattarla e riutilizzarla per altre finalità come l’irrigazione dei giardini, la pulizia, le piscine. La società Vitens, una delle aziende incaricata di gestire l’acqua potabile nel paese, ha invece avviato un processo di raccolta delle acque sotterranee attraverso il quale è stata in grado di recuperare calcio, ferro e altre sostanze chimiche che sono state poi utilizzate per altri scopi. Le sinergie tra aziende private, università, centri di ricerca e lo stato sono molto sviluppate e puntato a trovare soluzioni sempre più innovative per gestire al meglio la risorsa idrica, trasformando un rischio in una grande opportunità.

Da Rotterdam a Washington D.C., la gestione delle acque è un tema globale

Come dimostrano anche i danni ingenti causati dalle alluvioni che nelle scorse settimane hanno colpito la regione Emilia-Romagna in Italia, dotarsi di sistemi idrici innovativi ed efficienti è uno strumento per mettere al sicuro le persone e proteggere le economie.

Sul tema l’esperienza dei Paesi Bassi insegna. La città di Rotterdam ha adottato un sistema di gestione delle acque piovane capace di trasformarle in un valore. La piazza Benthemplein in piena città è stata infatti progettata per trasformarsi, quando piove, in un vero e proprio bacino di raccolta delle acque collegato con un sistema di raccolta delle acque che da un lato alleggerisce la pressione sulle fogne nei periodi di grandi piogge e dall’altro immagazzina le acque per poi riutilizzarle in caso di siccità.

Sistemi del genere, e anche molto più sofisticati, sono oggi in via di realizzazione in molte città del mondo, chiamate a fare i conti con i cambiamenti atmosferici. Il Gruppo Webuild è impegnato nel settore ed è al lavoro a Washington D.C. per la costruzione del Northeast Boundary Tunnel (NEBT), un tunnel lungo circa 8 chilometri che sarà realizzato per aumentare la capacità del sistema fognario cittadino, riducendo frequenza, forza e impatto delle inondazioni. In definitiva, il NEBT ridurrà del 98% il volume di acque non-depurate e quelle reflue riversate nel fiume Anacostia.

In Indiana, invece, nella città di Fort Wayne il Gruppo ha realizzato un altro tunnel nell’ambito del progetto Three Rivers Protection and Overflow Reduction Tunnel che punta proprio a costruire un sistema di tunnel combinati in grado di gestire le acque reflue cittadine e il loro sversamento nei fiumi. Tutte opere essenziali per ridurre l’inquinamento, sfruttare al meglio la risorsa idrica, e allo stesso tempo proteggere le vite dei cittadini.