Dalla Gran Bretagna agli Usa, il mondo alla ricerca dell’acqua

Dighe e impianti di trattamento, gli stati investono contro la siccità

Il mondo è alle prese con la siccità. Non solo l’Italia, non solo l’Australia, non solo gli Stati Uniti. Il fenomeno è globale e quello che inizialmente sembrava un fenomeno puramente climatico e locale adesso si allarga fino a diventare una catastrofe economica e sociale, come ad esempio nel caso della Grande Siccità che ha colpito l’Australia dei primi anni Duemila.

La siccità mette quindi a rischio quell’equilibrio idrologico assicurato dalle infrastrutture (acquedotti, reti idriche, dighe) con un impatto inevitabile per le economie mondiali.

All’interno del suo “Special Report on Drought”, l’Onu stima ad esempio in oltre 6 miliardi di dollari all’anno i danni derivanti dalle siccità solo negli Stati Uniti d’America. Ancor più grave è l’impatto economico previsto per l’Unione Europea, pari a 9 miliardi di euro. Nel caso dell’Australia, la Millennium Drought ha fatto calare la produttività agricola del paese del 18% tra il 2002 e il 2010, mentre ancora l’effetto di una grave siccità sul prodotto interno lordo dell’India è stimato tra il 2 e il 5% del Pil. Il fenomeno colpisce le economie mondiali ed ecco perché i governi si stanno organizzando con risposte spesso frammentate e isolate, ma comunque necessarie per frenare il problema.

Siccità in Italia: l’ultima diga in Umbria

Negli anni 80, tra i monti dell’Umbria, si progetta la costruzione di una diga. Sembrava un progetto lunare, in una zona d’Italia piena di boschi, ricca d’acqua, che sgorgava copiosa da colline e monti. La costruzione era in mano alla Lodigiani, impresa che poi confluì nella Cogefar-Impresit, divenne la Impregilo, e oggi fa parte del Gruppo Webuild.

Sono passati 40 anni da allora, ma alla fine quella diga del Chiascio è stata completata proprio nel 2022 e nell’invaso riempita di 16 milioni di metri cubi d’acqua provenienti dal fiume Chiascio. A regime, il lago artificiale arriverà a 50 milioni di metri cubi con una lunghezza di 20 chilometri e raggiungerà un’altezza di 305 metri, un livello tale che consentirà anche la produzione di energia idroelettrica, pulita e sostenibile.

A questo punto manca solo l’ultimo miglio, ovvero il completamento della rete di distribuzione che porterà l’acqua in un’ampia zona dell’Umbria centrale da Perugia fino a Montefalco, circa 8mila ettari di terreni, acqua ormai indispensabile per l’agricoltura e per le persone che vivono nella piccola regione italiana.

Oggi l’invaso aiuta a mitigare la tremenda siccità estiva anche perché la stessa “Umbria Verde”, ingiallita dal caldo africano, non è la sola regione d’Italia a soffrire la carenza d’acqua nel terribile 2022 dove il Po, il più grande fiume italiano, è ridotto a un torrente. Per questo il Gruppo Webuild ha lanciato nei giorni scorsi “Acqua per la vita”, un piano che richieste al governo italiano investimenti nella costruzione di impianti di dissalazione capaci di creare acqua potabile dall’acqua di mare.

Secondo Webuild la costruzione di nuovi dissalatori permetterebbe di rispondere nel breve termine al problema italiano della siccità, un paese dove oggi il 32% della popolazione lamenta difficoltà nell’accesso all’acqua potabile.

L’Italia come l’Europa, la risposta della Gran Bretagna alla siccità

Anche molto più a Nord delle Alpi, dove solitamente le estati sono fresche e piovose, la siccità morde. A Londra, Hyde Park è una steppa bruciata. L’acqua è l’oro del nuovo millennio e le dighe sono ormai per tutti indispensabili. A Portsmouth, città portuale sulla Manica, a sud-ovest di Londra, l’Inghilterra sta per costruire la sua prima diga di acqua dolce fin dagli anni Ottanta. Con un investimento da 100 milioni di sterline, il lago artificiale di Havant Thicket, che nascerà dalla costruzione della diga, avrà il compito di rifornire di acqua per agricoltura e abitazioni la zona del sud est della Gran Bretagna, che negli ultimi anni colpita da crisi idrica per minori piogge e temperature mediterranee. Occupando una superfice di 160 ettari, l’invaso conterrà 8.700 milioni di litri con una capacità di 21 milioni di litri al giorno. È un progetto ad alta sostenibilità perché il lago artificiale sarà alimentato d’inverno dal surplus di acqua della sorgente di Havant, che oggi perlopiù si disperde. In più il progetto prevede la costruzione di una rete di piste ciclabili, percorsi pedonali e per cavalli, oltre alla tutela di una zona paludosa selvatica sul lato nord che diventerà una riserva naturale.

America, impianti moderni per proteggere le comunità

L’uso delle infrastrutture per assicurare una corretta gestione dell’acqua è da sempre una prerogativa per molti stati americani. Uno degli esempi più significativi è sicuramente quello della Roosevelt Dam, la diga inaugurata nel 1911 che ancora oggi rappresenta uno dei più grandi bacini idrici per la città di Phoenix, la capitale dell’Arizona che sorge in una delle zone più desertiche del paese.

Una corretta gestione del territorio e dell’acqua mitiga quindi l’impatto della siccità mentre al contrario un aumento della domanda di acqua e di estrazione da bacini naturali e artificiali, come l’agricoltura intensiva o gli allevamenti, fa aumentare la vulnerabilità. Il tema è particolarmente attuale come dimostra la terribile siccità che sta colpendo il fiume Colorado, una riserva strategica per le coltivazioni agricole di ben sette stati americani.

Anche il Colorado, come molti altri fiumi americani, risente oggi del calo del livello delle acque, un problema che gli Stati Uniti hanno risolto con opere come il Terzo Intake del Lake Mead, ovvero l’impianto di prelevamento delle acque del lago artificiale più grande d’America realizzato dal Gruppo Webuild che permette nonostante la siccità di assicurare l’acqua potabile per la città di Las Vegas.

Una risposta efficiente e tecnologica ad una crisi che, oggi più che mai, è arrivata a bussare anche alle porte dell’Europa