Usa, il 44,6% del territorio nazionale a rischio siccità

Incendi e siccità, ecco i territori più critici e gli interventi in corso

C’è una contea negli Stati Uniti che ha un pessimo rapporto con il clima, il peggiore del Paese. Ѐ la contea di Galveston nel Texas che passa da sorprendenti gelate invernali al caldo soffocante, da raffiche di vento improvvise a una siccità persistente, da alluvioni a trombe d’aria, tempeste tropicali e uragani, e per i quali, peraltro, è una delle cinque città più colpite in assoluto nella storia americana. Stan Blazyk, che sul Daily News di Galveston si apostrofa come “Weather Man Stan”, avvertiva nei primi giorni di luglio: “Il caldo record continuerà poiché le probabilità significative di pioggia rimangono basse”.

Un avvertimento da prendere in decisa considerazione, ma che i suoi concittadini sanno già perché gli Stati Uniti si preparano a un’altra estate bollente. L’aumento delle temperature e la diffusa siccità dei corsi d’acqua hanno raggiunto nuovi livelli critici nelle ultime settimane, con una percentuale del 44,6% del territorio nazionale a rischio, la più alta degli ultimi due anni. Secondo il Drought Monitor, elaborato per conto dell’amministrazione americana dal National Drought Mitigation Center (NDMC) dell’Università del Nebraska, il fenomeno non è più principalmente estivo.

Andando indietro di una decina di anni, afferma Brian Fuchs, autore della mappa di monitoraggio relativa al 5 luglio scorso, «si può vedere come la siccità non sia più un evento stagionale: sta investendo il paese in tutte le forme e dimensioni in termini di intensità, durata e tasso d’insorgenza». Quest’anno, per esempio, include gli effetti di un manto nevoso ridotto in California nella primavera del 2021, che ha portato a bassi livelli dell’acqua e di deflussi nei bacini idrici; calore intensificato e incendi nell’estate e nell’autunno del 2021, con torrenti occidentali a rischio e una acclarata carenza d’acqua per il fiume Colorado inferiore. Ma anche una ridotta produzione di grano, fieno e altre colture col conseguente aumento della vendita di bestiame».

Usa, tra siccità e inondazioni

«Tutto incide», secondo Denise Gutzmer, che tiene traccia degli impatti della siccità per l’NDMC, il cui rapporto a giugno 2022 indica pesanti cambiamenti delle condizioni climatiche tipiche, quali l’inizio anticipato del monsone nordamericano; forti piogge anomale dentro e vicino al Parco Nazionale di Yellowstone; tempo piovoso sparso in altre parti del nord-ovest; e sparse condizioni di rapida essiccazione in alcune parti delle Grandi Pianure centrali e meridionali, del Midwest, del sud-est e del New England. Dal New Mexico centrale verso ovest fino all’Arizona occidentale, alcune aree hanno registrato precipitazioni tre volte superiori a quelle normali di giugno, il che ha portato a un temporaneo miglioramento della siccità.

Secondo il Drought Monitor, gli oltre 291mila abitanti della contea di Galveston avranno da gestire una delle estati più calde di sempre. La siccità ha segnato nuovi record nel mese di giugno, il più colpito degli ultimi 28 anni e il 2022 si presenta come il 28° anno più secco degli ultimi 128 anni. Le stime ufficiali per Galveston parlano di siccità per oltre 7.500 acri di fieno, quasi 7.400 bovini e 655 suini in carenza d’acqua. Ma non c’è solo la costa orientale del Texas in allarme rosso.

Alcune parti del Montana centro-meridionale, l’adiacente Wyoming nord-occidentale e (soprattutto) le porzioni orientali di Washington e l’adiacente Oregon hanno ricevuto quasi il doppio delle normali precipitazioni di giugno. Porzioni sparse delle Grandi Pianure, del Midwest, del Sud-Est, del Sud e del New England hanno registrato precipitazioni molto al di sotto del normale per il mese di giugno. Alcune delle aree più aride emerse con la mappa delle siccità includono la Louisiana occidentale, il Nebraska nord-orientale, il Missouri meridionale e l’Arkansas settentrionale, Kentucky, Indiana, Tennessee, Mississippi nord-orientale e parti della Carolina.

Malgrado l’aumento di precipitazioni in giugno, l’acqua maggiormente disponibile non ha calmato del tutto la sete del territorio americano. Uno degli stati sotto osservazione è la California, dove la conservazione dell’acqua assume i toni di emergenza pubblica, essendo ormai al terzo anno di siccità, con un manto nevoso invernale ancora al di sotto del normale. Il 1° giugno sono entrate in vigore significative restrizioni idriche per oltre 6milioni di clienti del Metropolitan Water District della California meridionale a cui è stato chiesto di ridurre l’uso dell’acqua del 35% in risposta all’inizio dell’anno più secco dello stato, secondo i dati pubblicati dal Los Angeles Times.

La soluzione di Los Angeles per proteggere l’acqua

Proprio da Los Angeles sono arrivate qualche anno fa notizie positive sui bacini idrici. Nel 2015, infatti, è stato introdotto con successo l’uso di palle nere di plastica (“black balls” o “shade balls”) per proteggere il volume e la qualità dell’acqua del LA Reservoir, un serbatoio a cielo aperto che rifornisce la megalopoli californiana. In quell’occasione sono state gettate sulla superficie del bacino 96 milioni di sfere realizzate in polietilene ad alta densità coperte di nerofumo, del diametro di 10 cm, parzialmente riempite d’acqua per evitare di essere sollevate dal vento.

La foto del serbatoio di Los Angeles completamente ricoperto di palline nere ha fatto il giro del mondo, pur non avendo determinato una diffusione adeguata della tecnica che ha permesso alla città di ridurre l’evaporazione dell’80-90%, facendo risparmiare oltre 250 milioni di dollari rispetto ad altri piani di conservazione che la città stava considerando. Le palline, dal costo ciascuna di 33 centesimi, hanno anche eliminato la necessità per il Dipartimento di Acqua ed Energia (LADWP) di aggiungere sostanze chimiche disinfettanti direttamente nel serbatoio di Los Angeles, risparmiando circa 28mila dollari ogni mese sui costi del cloro.

Incendi e siccità, ecco i territori più critici

La bassa California, comunque, non è l’unica area del Paese a essere in stato di allerta per acqua e fiamme. Attività di incendi sono previste dallo stesso Drought Monitor in vari stati, dal New Mexico all’Alaska. La prima parte dell’anno ha registrato negli Stati Uniti quasi 35mila incendi, che hanno bruciato oltre 3.900 acri Secondo la CNN, Il New Mexico ha subito numerosi grandi incendi boschivi questa primavera e all’inizio dell’estate comprese due dei più grandi fuochi divampati nella storia dello stato.

 

La siccità in Texas, ben oltre la sola contea di Galveston, ha indebolito i raccolti, con le riserve d’acqua in decisa riduzione. Secondo AgriLife Today, la situazione ha portato anche a un aumento dei prezzi delle materie prime per agricoltori e allevatori, come le balle di fieno più che triplicate a 200 dollari l’una. Secondo la stampa locale, alcuni allevatori hanno dovuto abbattere capi di bestiame per l’alto costo di mangime e foraggio, mentre le restrizioni sull’irrigazione hanno causato danni alle colture, con interi raccolti di mais bruciati per mancanza d’acqua.

A questo proposito, il rapporto di luglio del Dipartimento dell’Agricoltura (USDA) indica un aumento delle scorte di mais negli Stati Uniti, una minore produzione domestica di soia, il terzo più alto abbandono mai registrato di acri di cotone che ha causato una caduta dei prezzi del cotone. Inoltre, i gusci di semi di cotone sono una fonte di mangime per le vacche da latte e con un abbandono così elevato anche la produzione dei caseifici statunitensi potrebbe subire interruzioni o bruschi cali, innescando altre reazioni a catena nella catena alimentare.