Tailandia e sviluppo: nuovi investimenti per le infrastrutture

Il Paese mira a diventare un hub per l’intera regione

La Tailanda è impegnata a lanciare un ambizioso piano di sviluppo che prevede un investimento di 44 miliardi di dollari con l’obiettivo di far diventare il Paese un hub economico regionale.
Secondo le ricostruzioni dei media locali, il governo ha approvato la proposta a settembre, confermando che la sua trasformazione in legge è una questione di pochi mesi. Indicato con il nome di Eastern Economic Corridor (EEC), il piano vorrebbe combinare enormi investimenti nelle infrastrutture con incentivi per attrarre investimenti diretti esteri nella regione Est del Paese dove si concentra il tessuto industriale.

Il Ministro dell’Industria, Uttama Savanayana, ha dichiarato a Bloomberg Television nel mese di giugno che l’80% dei 44 miliardi di dollari previsti dal piano sarà raccolto dal settore privato garantendo alle imprese tagli alle tasse e incentivi di altro genere.
Parlando di numeri, l’agenzia Reuters ha calcolato che, oltre a creare 100mila posti di lavoro, il progetto spingerà il tasso di crescita del PIL tailandese ad un +5% annuo nel prossimo quinquennio. Una prospettiva positiva che è stata confermata dalla Banca Mondiale, che ha certificato per il secondo trimestre del 2017 una crescita del PIL pari al 3,7% (rispetto allo stesso periodo dello scorso anno) contro il 3,3% registrato nei primi tre mesi del 2017. Un report di agosto indica invece per tutto il 2017 una crescita annuale del 3,5%.

Forte di questi risultati, la Tailandia sta sfruttando al massimo la sua posizione geografica con l’intento di diventare un hub strategico per il Sud Est Asiatico. «Sarà un cambio di passo» ha dichiarato Savanaya in un’intervista a Bloomberg Television parlando dell’EEC.
In un video che promuove il piano, il governo afferma infatti che – grazie alla posizione strategica del Paese – è possibile raggiungere oltre la metà della popolazione mondiale via terra, mare e aria.

In effetti, combinata con l’Est Asiatico e l’India, la regione è responsabile di un terzo del PIL mondiale, ed è anche uno dei centri nevralgici del progetto “One Belt, One Road”, promosso dalla Cina per investire nelle infrastrutture necessarie allo sviluppo dei Paesi vicini.  

Autostrada a Bangkok

La Tailandia, da parte sua, sta concentrando le sue attenzioni sulla regione Est con l’obiettivo di modernizzare quell’area creando centri di innovazione che possano realizzare prodotti e servizi da vendere ai settori industriali più avanzati, come l’aviazione, la robotica, le biotecnologie.
Formata da tre province – Rayong, Chachoengsao e Chonburi – la costa Est della Tailandia copre 13.285 chilometri quadrati, dove hanno sede alcune industrie tradizionali come l’automotive e il petrolchimico, che nel loro insieme producono il 20% del PIL nazionale.
ASEAN Briefing, un sito di analisi gestito da una società professionale di servizi, rivela che il governo ha identificato quattro settori specifici che dorvebbero trasformare la zona in un’area di grande sviluppo economico: infrastrutture, industria o cluster innovativi, turismo, smart cities.

Gli investimenti necessari per sviluppare questi settori sono significativi. Una presentazione realizzata dal governo per promuovere il progetto EEC indica una serie di progetti da avviare presto: 1 miliardo di dollari per le autostrade, 2,8 miliardi per l’espansione dei porti, 6 miliardi da destinare al U-Tapao International Airport; 6,7 miliardi per costruire nuove linee ferroviarie comprese quelle ad alta velocità; 12 miliardi da investire nella costruzione di nuove città e ospedali e 15 miliardi per l’industria in genere.
Queste infrastrutture – siano esse un’autostrada o una ferrovia ad alta velocità – non collegheranno solo la regione Est della Tailandia ma contribuiranno a creare uno scambio anche con i Paesi vicini.

Un elemento che contribuirà ad attirare ancor di più le multinazionali straniere che – proprio grazie a EEC – potranno godere di una serie di benefici. Tra questi, l’esenzione dal pagamento dell’imposta sul reddito societario, l’assegnazione di terreni in locazione per oltre 50 anni, un iter burocratico per l’avvio di partnership pubblico-privato (PPP) di soli tre mesi e un processo di valutazione del loro impatto ambientale più rapido che altrove.
«Il progetto – ha ripetuto Savanayana a Bloomberg Television – è una bandiera per il governo. E può diventare un’occasione di cambiamento per la Tailandia. Il nostro obiettivo è raggiungere presto una crescita e uno sviluppo sostenibili».