Rete autostradale trans-africana: strade e ferrovie per le merci

Infrastrutture di trasporto per guidare la crescita con lo sviluppo di scambi commerciali

Il peso delle infrastrutture inefficienti ha un costo elevato per il commercio africano. E in questo continente più che in altri la strada dello sviluppo è segnata dalle infrastrutture, soprattutto da quelle che collegano più stati in modo strutturale, come la Trans-African Highway.
Come riporta il rapporto “Aid for Trade at a Glance 2017”, pubblicato dall’Ocse e dall’Organizzazione Mondiale del Commercio, prendendo come riferimento i costi necessari per attraversare il fiume Congo tra Kinshasa e Brazzaville, è come se i cittadini californiani pagassero 1.200 dollari per un viaggio di andata e ritorno lungo il Bay Bridge tra San Francisco e Oakland.
Spese che devono essere abbattute, costruendo nuove infrastrutture, modernizzando quelle esistenti e favorendo il commercio interno al continente. Quest’ultimo punto è oggi ad una fase di svolta perchè entro la fine del 2017 è prevista la nascita della Continental Free Trade Area (CTFA), un’area di libero scambio per l’intera Unione Africana (il più grande mercato unico al mondo per estensione) dove saranno abbattuti i dazi, semplificate le pratiche doganali, ridotti i costi di trasporto con la conseguenza che – secondo i calcoli dell’UNECA (United Nations Economic Commission for Africa) – nei prossimi cinque anni gli scambi commerciali interni al continente aumenteranno del 52%, per una cifra pari a 35 miliardi di dollari.
Una grande occasione che tuttavia può essere colta al meglio solo realizzando lungo le più importanti direttrici del commercio interno una rete infrastrutturale efficiente.
È questa la sfida più difficile oggi per l’Africa chiamata a investire risorse in ambiziosi progetti di trasporto. A partire dal più ambizioso di tutti: la Trans-African Highway.

Trans-African Highway: l’autostrada trans-africana

Il più grande progetto di mobilità stradale dell’Africa ha oltre 45 anni. Lanciata nel 1971 dalla UNECA, la Trans-African Highway è un network di 9 autostrade che – secondo l’idea iniziale – avrebbero dovuto intersecarsi l’una con l’altra andando a costituire una rete di scorrimento da 60mila chilometri.  Tra le direttrici previste ci sono oltre 8mila chilometri tra Il Cairo e Dakar e Il Cairo e Cape Town; 6.200 tra Lagos e Mombasa; 4.700 tra Dakar e Lagos.
Attualmente solo una autostrada è stata completata ed è la cosiddetta Trans-Sahelian Highway, quella che – per 4.500 chilometri – collega Dakar in Senegal con N’Djamena in Ciad. Per le altre i lavori vanno avanti, anche se a rilento. La metà dell’intero tracciato è stato pavimentato, ma le autorità dei singoli stati sono riuscite ad aprire solo brevi tratti. Secondo la African Development Bank, uno dei soggetti finanziatori del progetto, le ragioni di questi ritardi sono in parte dovute alle condizioni climatiche, ma soprattutto ai conflitti civili che, in paesi come l’Angola o la Repubblica Democratica del Congo, hanno in molti casi danneggiato anche le vie già realizzate.

I costi delle infrastrutture vecchie in Africa

A pochi mesi dall’apertura dell’area di libero scambio, il ritardo infrastrutturale dell’Africa rischia di far sfumare una grande opportunità  e soprattutto continua a rappresentare un costo elevatissimo per gli scambi commerciali.
Kpmg ha calcolato che il costo dei trasporti in Africa è in media tra il 50 e il 175% più elevato che nelle altre parti del mondo.  
Secondo “Aid for Trade at a Glance 2017”, in alcuni paesi africani ci vogliono 1.600 documenti tra permessi e licenze per passare con un camion che trasporta merci da uno stato all’altro.
Tornando invece all’impatto delle vecchie infrastrutture, una catena della grande distribuzione in Sud Africa denuncia che ogni giorno almeno uno dei suoi camion accumula un ritardo al confine che costa all’azienda 500 dollari.
Questo enorme ostacolo allo sviluppo del continente è un tema centrale nell’agenda delle istituzioni internazionali e degli stati africani, che hanno avviato negli ultimi anni una serie di progetti con l’ambizione di invertire la tendenza.

Africa: i trasporti che funzionano

Ma ci sono anche esempi di efficienza e soprattutto di una nuova visione che sta contagiando i Paesi del continente africano.
Uno dei progetti di mobilità più importanti è la Ethiopia-Djibouti Rail Link. Si tratta della prima linea ferroviaria totalmente elettrica dell’Africa ed è stata inaugurata quest’anno per collegare la capitale etiope Addis Abeba con Djibouti City. La sua realizzazione è costata 4,2 miliardi di dollari ma l’impatto per gli scambi è significativo. Ogni treno è infatti in grado di trasportare un carico equivalente a quello di 200 camion e, per coprire i 750 chilometri della linea, impiega 12 ore rispetto alla media di tre giorni necessaria prima della sua apertura.
Il secondo grande progetto di trasporto è la East African Rail Master Plan, una linea ferroviaria che, partendo dal Kenya, dovrebbe collegare Uganda, Ruanda, Sud Sudan ed Etiopia. L’intera realizzazione costerà 13,8 miliardi di dollari, ma la prima tratta della linea è stata già inaugurata nel giugno scorso e copre la distanza tra Nairobi e il porto di Mombasa.