Da Salini a Webuild, venti anni di grandi opere

Una storia lunga 114 anni che, proprio nelle ultime due decadi, ha subito una profonda accelerazione.

Nella storia di un grande gruppo industriale che muove i primi passi alle origini del Novecento, gli ultimi venti anni diventano sintesi di una parabola e compimento di un percorso di crescita che ha trasformato un’azienda familiare in una big company internazionale. È questo il presente di Webuild, un gruppo con un portafoglio ordini complessivo di 40 miliardi di euro (backlog construction 34 miliardi di euro), 70mila persone impiegate tra lavoratori diretti e indiretti, 110 paesi in cui ha realizzato almeno un progetto.

Una storia lunga 114 anni che, proprio nelle ultime due decadi, ha subito una profonda accelerazione, passando dalla Salini Spa a Salini Impregilo per arrivare fino al 2020, l’anno di Webuild.

Una storia che si racconta con i numeri (dai 146 milioni di ricavi della Salini Spa nel 2001 ai 5,3 miliardi di Webuild del 2019) ma anche con le conquiste ottenute cantiere per cantiere, in oltre cento progetti completati in giro per il mondo tra il 2000 e il 2020: progetti iconici come il nuovo Canale di Panama, la metro di Riyhad, quella di Doha e di Copenhagen, l’avveniristico centro culturale di Stavros Niarchos ad Atene, le dighe in Etiopia, il nuovo Ponte San Giorgio di Genova e il Gerald Desmond a Long Beach, in California.

Da Salini a Webuild, venti anni di grandi opere in Italia e nel mondo

2020, l’anno di Webuild

Il 2020 inizia con il compimento del Progetto Italia, il piano di consolidamento del settore delle costruzioni. La storia del Progetto Italia ha origine in una idea industriale che prende l’avvio con una operazione finanziaria di sistema: la manifestazione di interesse per l’acquisto di Astaldi (il secondo player italiano del settore) viene presentata da Salini Impregilo nel novembre del 2018.

L’idea di acquisire Astaldi è in realtà̀ solo una parte di un piano più̀ ampio, che coinvolge alcune delle eccellenze italiane del settore, come ad esempio la Cossi Costruzioni, acquistata da Salini Impregilo nel 2019, per fare da traino per la ripartenza del settore in Italia.

L’operazione Progetto Italia porta con se un cambiamento radicale nella compagine azionaria, con l’entrata del Gruppo Cassa Depositi e Prestiti, oltre ad un pool di banche, rafforza la dimensione del Gruppo e la sua capacità di essere più̀ competitivo sui mercati internazionali. In questa visione, la solidità̀ finanziaria si accompagna alle competenze industriali e alla capacità di innovare in ottica di sostenibilità, due motori che insieme possono continuare ad alimentare la crescita del Gruppo nel medio lungo termine. Un percorso che vive un altro momento di svolta il 15 maggio del 2020 quando Salini Impregilo cambia nome e diventa Webuild.

2019-2020: dal mondo all’Italia

La crescita per linee esterne vissuta in questi ultimi dieci anni ha sostenuto il consolidamento del Gruppo rendendolo più competitivo in Italia e all’estero sui grandi progetti infrastrutturali complessi, con radici più solide anche in Italia, come fanno tutti i grandi player delle costruzioni in giro per il mondo.

Oggi Webuild è al lavoro sulla costruzione di alcune delle più sfidanti infrastrutture italiane: il Terzo Valico dei Giovi (l’alta velocità che collegherà Genova a Milano in circa 60 minuti), le linee ferroviarie veloci Napoli-Bari e Palermo-Catania, la strada statale Jonica, la nuova metropolitana di Milano e ancora il Tunnel di Base del Brennero, che – una volta terminato – diventerà la galleria ferroviaria più lunga d’Europa. Sono progetti che consolidano la presenza del Gruppo sul territorio nazionale, e sono realizzati anche grazie a una filiera composta dalle eccellenze italiane. Solo per i 5 principali cantieri in Italia, 5mila imprese (tra fornitori e subfornitori) di cui il 98% italiane, molte piccole e medie imprese che dalla Sicilia al Trentino Alto Adige mettono a disposizione le loro competenze.

 

2010-2019: dall’Italia al mondo

L’italianità vissuta in un mercato mondiale, l’attenzione verso stakeholder e azionisti, l’imperativo del lavoro, le infrastrutture declinate in chiave sostenibile, restano i pilastri di una strategia di crescita inaugurata tra il 2010 e il 2011, quando viene completata la costruzione del nuovo Palazzo della Regione Lombardia e la Salini Costruttori avvia un progetto di crescita che tiene dentro un’altra società del settore, la Todini Costruttori.

Ancora nel 2011 la società si aggiudica il contratto per la costruzione di Cityringen, una metropolitana driverless e ultramoderna per Copenhagen, uno dei piu grandi progetti di mobilita sostenibile in Europa, segnale chiaro di un processo di internazionalizzazione anche verso paesi a minore rischio e maggiore sviluppo, che di lì a poco si rafforzerà con l’acquisizione di Impregilo.

Nel settembre del 2011 la Salini Spa inizia ad acquistare sul mercato azioni della Impregilo (allora una delle più grandi aziende italiane del settore nata dall’unione delle imprese Girola, Lodigiani, Impresit e Cogefar). È questo l’inizio della corsa, il momento in cui le competenze della Salini Spa vengono messe al servizio di un piano di crescita che avrebbe portato nel 2014 alla nascita di un “Campione Nazionale”, una realtà industriale unica in Italia con un portafoglio ordini superiore a 30 miliardi di euro.

Il 1° gennaio del 2014, quando viene completato il processo di fusione e nasce Salini Impregilo, il nuovo Campione Nazionale tocca un valore della produzione pari a oltre 4 miliardi di euro, mentre nel 2001 fatturava 146 milioni, e solo nel 2010 Salini aveva un fatturato di poco più di 1 miliardo di euro che in dieci anni quintuplica, avvicinandosi nel 2019 a cinque miliardi e mezzo. Il decennio 2010 – 2019 vede il gruppo completare 119 progetti in tutto il mondo, il backlog passare da circa 10 miliardi di euro a oltre 36 miliardi di euro complessivi e il personale diretto da circa 12.000 risorse a quasi 50.000 persone di oltre 100 nazionalità tra diretti ed indiretti, che arrivano a 70.000 con Astaldi.

La crescita in paesi a minor rischio e maggiore industrializzazione, e quindi maggiori opportunità, è la strategia con cui si delinea un’altra operazione strategica di sviluppo per linee esterne: l’acquisizione della Lane Construction Corporation negli Stati Uniti. L’operazione, conclusa nel 2016 e premiata al 2017 M&A Award come la migliore operazione di acquisizione Italia su estero, porta nel perimetro del Gruppo il primo operatore americano nella costruzione di infrastrutture stradali, un’azienda presente sul mercato Usa da 127 anni.

2000-2010: dalla Salini Spa alla nascita di un grande Gruppo internazionale

Il punto di origine di questo lungo percorso durato 20 anni coincide con i primi anni Duemila quando la Salini Spa, la società fondata negli anni Trenta del secolo scorso e conosciuta soprattutto per la sua leadership nel settore idroelettrico, si consolida come terzo player delle infrastrutture in Italia, dopo Impregilo e Astaldi.

Nel 2001 la Salini Spa arriva con un fatturato di 146 milioni di euro, un dato che – confrontato con la crescita innescata di lì a breve – racconta alla perfezione l’accelerazione impressa dalle politiche di sviluppo, tanto per linee interne quanto esterne.

Un’accelerazione che porta la firma di Pietro Salini, dal 1994 chief executive officer della Salini Costruttori, convinto che l’Italia avesse bisogno di un campione delle infrastrutture per competere sui mercati internazionali.

Nel 2009 Salini Spa acquisisce la Todini Costruttori (altra storica impresa del settore fondata negli anni ’50 del secolo scorso) e già al termine del decennio si presenta con un valore della produzione di 1,2 miliardi di euro.

Sono dieci anni chiave nella storia del Gruppo, nel corso dei quali vengono realizzate numerose grandi opere, alcune portate a termine entro il 2010 altre concluse negli anni successivi. Tra queste, il sistema di dighe Gibe (tre enormi impianti idroelettrici costruiti sul fiume Omo in Etiopia), il Kingdom Center (il grattacielo divenuto simbolo di Riyadh), l’Auditorium di Roma progettato dall’architetto Renzo Piano, la Grande Moschea di Abu Dhabi.

Sono opere che, ancor prima dell’evoluzione industriale che avrebbe portato alla nascita di Webuild, testimoniano l’eccellenza tecnica ma anche la visione di un Gruppo impegnato a legare il primo nome e il proprio destino ad un’idea di infrastrutture declinate sull’innovazione e la sostenibilità.

Webuild: venti anni di innovazione e sostenibilità

Negli ultimi anni la sostenibilità è divenuta l’asset intorno al quale costruire la strategia di crescita di lungo periodo, come dimostra il risultato record ottenuto nel 2019, quando l’88% del backlog del Gruppo è arrivato da progetti che contribuiscono direttamente all’avanzamento degli obiettivi di sviluppo sostenibile.

Un approccio innovativo che trova uno dei suoi esempi più riusciti nella costruzione dello Skytrain di Sydney, un ponte strallato e curvo sul quale corre la nuova metropolitana della città australiana e che, proprio per le sue eccezionali caratteristiche, è stato premiato nel 2018 dalla rivista Engineering News-Record (ENR) “Project of the Year”.

Sostenibilità ma anche attenzione ai lavoratori e nuovi modelli organizzativi sono al centro dell’evoluzione industriale del Gruppo. A Copenhagen, nei

cantieri dove è stata costruita Cityringen, è stato festeggiato il milione di ore senza incidenti, un traguardo fino ad allora mai raggiunto in Danimarca; e a Genova, il nuovo Ponte San Giorgio è stato portato a termine in tempi da record grazie a un innovativo sistema di lavorazioni parallele che ha permesso di gestire più cantieri insieme, nonostante lo scoppio della pandemia da Covid.

Mentre il lockdown legato alla pandemia bloccava l’Italia, il cantiere del ponte non ha mai interrotto i lavori diventando in poche settimane un simbolo nazionale di ripartenza. Un risultato raggiunto grazie a un impegno corale, al quale hanno dato il proprio contributo oltre mille persone, tra ingegneri, tecnici e operai e centinaia di imprese fornitrici, provenienti da tutta Italia.

Mobilità sostenibile, gestione delle acque in ottica ambientale, desalinizzazione, impianti idroelettrici per l’energia pulita. Al termine di questi venti anni il meglio dell’esperienza internazionale di Salini Impregilo è stato messo al servizio dello sviluppo sostenibile e del più ambizioso dei progetti: Progetto Italia. E ha dato vita al Gruppo Webuild. Dal punto di vista organizzativo negli ultimi anni è nata una multinazionale strutturata, si sono costruiti una Corporate molto forte (pur se snella), un sistema di processi e procedure importanti e una cultura aziendale totalmente diversa, con manager pronti a competere con gli altri grandi player internazionali.

La fusione di diverse aziende con culture e processi diversi, una grande autonomia della periferia e poco indirizzo dalla sede si sono fusi in un grande Gruppo fortemente centralizzato, con centri di eccellenza funzionali e un sistema procedurale comune, che garantiscono indirizzo, supporto, controllo e capitalizzazione di know how a un grande numero di progetti eterogenei in tutto il mondo. L’investimento sui giovani è stato fortissimo, con programmi speciali di inserimento per centinaia di giovani laureati, la creazione insieme al Politecnico di Milano di un Master in Construction Management e accordi di collaborazione strutturata con università italiane e straniere.

Negli ultimi anni il Gruppo ha intrapreso un digitalization journey, con un piano strategico IT a 3 anni, e ha raggiunto importanti traguardi anche con il nuovo Modello di Leadership, la Policy Equality, Diversity & Inclusion, il lancio di un ambizioso programma di Mentoring. Per continuare a crescere nel lungo periodo, in modo sostenibile.