Il 1° gennaio del 2014, quando viene completato il processo di fusione e nasce Salini Impregilo, il nuovo Campione Nazionale tocca un valore della produzione pari a oltre 4 miliardi di euro, mentre nel 2001 fatturava 146 milioni, e solo nel 2010 Salini aveva un fatturato di poco più di 1 miliardo di euro che in dieci anni quintuplica, avvicinandosi nel 2019 a cinque miliardi e mezzo. Il decennio 2010 – 2019 vede il gruppo completare 119 progetti in tutto il mondo, il backlog passare da circa 10 miliardi di euro a oltre 36 miliardi di euro complessivi e il personale diretto da circa 12.000 risorse a quasi 50.000 persone di oltre 100 nazionalità tra diretti ed indiretti, che arrivano a 70.000 con Astaldi.
La crescita in paesi a minor rischio e maggiore industrializzazione, e quindi maggiori opportunità, è la strategia con cui si delinea un’altra operazione strategica di sviluppo per linee esterne: l’acquisizione della Lane Construction Corporation negli Stati Uniti. L’operazione, conclusa nel 2016 e premiata al 2017 M&A Award come la migliore operazione di acquisizione Italia su estero, porta nel perimetro del Gruppo il primo operatore americano nella costruzione di infrastrutture stradali, un’azienda presente sul mercato Usa da 127 anni.
2000-2010: dalla Salini Spa alla nascita di un grande Gruppo internazionale
Il punto di origine di questo lungo percorso durato 20 anni coincide con i primi anni Duemila quando la Salini Spa, la società fondata negli anni Trenta del secolo scorso e conosciuta soprattutto per la sua leadership nel settore idroelettrico, si consolida come terzo player delle infrastrutture in Italia, dopo Impregilo e Astaldi.
Nel 2001 la Salini Spa arriva con un fatturato di 146 milioni di euro, un dato che – confrontato con la crescita innescata di lì a breve – racconta alla perfezione l’accelerazione impressa dalle politiche di sviluppo, tanto per linee interne quanto esterne.
Un’accelerazione che porta la firma di Pietro Salini, dal 1994 chief executive officer della Salini Costruttori, convinto che l’Italia avesse bisogno di un campione delle infrastrutture per competere sui mercati internazionali.
Nel 2009 Salini Spa acquisisce la Todini Costruttori (altra storica impresa del settore fondata negli anni ’50 del secolo scorso) e già al termine del decennio si presenta con un valore della produzione di 1,2 miliardi di euro.
Sono dieci anni chiave nella storia del Gruppo, nel corso dei quali vengono realizzate numerose grandi opere, alcune portate a termine entro il 2010 altre concluse negli anni successivi. Tra queste, il sistema di dighe Gibe (tre enormi impianti idroelettrici costruiti sul fiume Omo in Etiopia), il Kingdom Center (il grattacielo divenuto simbolo di Riyadh), l’Auditorium di Roma progettato dall’architetto Renzo Piano, la Grande Moschea di Abu Dhabi.
Sono opere che, ancor prima dell’evoluzione industriale che avrebbe portato alla nascita di Webuild, testimoniano l’eccellenza tecnica ma anche la visione di un Gruppo impegnato a legare il primo nome e il proprio destino ad un’idea di infrastrutture declinate sull’innovazione e la sostenibilità.