I robot entrano nei cantieri e l’innovazione riscrive le regole delle grandi opere. Entro i 2057 2,7 milioni di posizioni lavorative potrebbero essere occupate dalle macchine, permettendo agli uomini di ricoprire ruoli differenti, nuovi profili professionali nati dagli investimenti nell’innovazione e nelle tecnologie che promettono di rinnovare l’intero settore.
È questo il futuro dell’industria delle costruzioni, un futuro non troppo lontano dove l’automazione conquisterà un ruolo ben più importante di quello attuale. Un processo già partito e la cui evoluzione è inevitabile. A calcolarne l’entità, almeno per il mercato statunitense, ci ha pensato il Midwest Economic Policy Institute (MEPI) con lo studio “The Potential Economic Conseguences of a Highly Automated Construction Industry” che analizza l’impatto dell’automazione nell’industria delle costruzioni.
Secondo l’analisi, l’ingresso massiccio delle macchine nel settore potrebbe garantire un risparmio pari a 31,5 miliardi di dollari, che dovrebbero essere invece investiti nella formazione di forza lavoro per mansioni più tecniche
Automazione nel settore costruzioni: come cambierà il lavoro
L’esempio più classico dell’automazione nell’industria delle costruzioni è quello dei robot che posizionano i mattoni per la costruzione dei muri. Queste macchine sono in grado di movimentare migliaia di mattoni al giorno, contro una media di 500 di un normale lavoratore.
La prima di queste macchine, la Semi-Automated Mason (SAM), è stata creata da una società newyorkese di nome Construction Robotics ed è in grado di posizionare 3.000 mattoni in otto ore di lavoro. La seconda, di nome Hadrian X, è invece stata progettata dalla Fastbrick Robotics di Perth ed è in grado di lavorare 1.000 mattoni al giorno.
«Le innovazioni tecnologiche – commenta all’interno dello studio Robert Bruno, uno degli autori – hanno già profondamente ridisegnato il settore manifatturiero statunitense. Questo genere di cambiamenti è adesso in atto nel mondo delle infrastrutture, ed è per questo vitale che la politica si interroghi sul modo migliore di gestire questo cambiamento sfruttandone i benefici».
Già oggi l’industria statunitense delle grandi opere sembra richiedere una urgente modernizzazione, anche in termini di forza lavoro. Il settore occupa infatti 6 milioni di persone, 4 milioni delle quali sono operai. Tuttavia, soprattutto per i lavori più specializzati, le grandi aziende lamentano la difficoltà a trovare figure abbastanza preparate, tanto che lo studio calcola che ci siano 200.000 posizioni lavorative vacanti proprio per la difficoltà di reperire sul mercato le professionalità adeguate. Di conseguenza il ricorso all’automazione può rappresentare una efficiente risposta alla necessità di coprire alcuni ruoli, che potrebbero essere assegnati a macchine e robot, senza impattare in modo negativo sui lavoratori già esistenti, che invece rischierebbero di perdere la loro occupazione.
Automazione nel settore costruzioni: la quarta rivoluzione industriale
Il processo è avviato, ed è impossibile fermarlo. Non solo nelle infrastrutture, ma in tutti i settori industriali. Tecnologie IT, robot, automazione a tutti i livelli rientrano sempre più nei programmi innovativi delle grandi aziende e rappresentano ormai la strada maestra verso il futuro.
Nonostante il ritmo sembri più lento rispetto al settore manifatturiero, anche il mondo delle costruzioni sta sperimentando da qualche anno alcune importanti innovazioni tecnologiche.
Realtà virtuale, realtà aumentata, droni, vengono ormai utilizzati frequentemente per scopi differenti, dal perfezionamento dei calcoli alle analisi delle aree di cantiere fino alla maggiore tutela della sicurezza dei lavoratori.
Un discorso analogo riguarda il BIM (Building Information Modeling), ovvero una metodologia che, partendo da diverse piattaforme tecnologiche, modifica una serie di processi necessari nella realizzazione delle opere, dalla progettazione fino alla conclusione e alla manutenzione dell’opera stessa. Il BIM elabora un modello virtuale della costruzione, prima della sua effettiva realizzazione fisica, assicurando così un confronto immediato tra la fase progettuale e quella realizzativa e riducendo errori e tempi.
Ma il BIM è solo uno dei tanti strumenti utilizzati per mettere la tecnologia al servizio delle costruzioni. In Cina, ad esempio, è ormai molto diffuso l’utilizzo di stampanti 3D per produrre materiali necessari alla costruzione di edifici. Risale al 2015 la storia – riportata dal Guardian – di un edificio di 57 piani costruito in soli 19 giorni proprio grazie al ricorso a questo genere di tecnologia.
Più investimenti per il futuro
La strada dell’innovazione è segnata, ma il rinnovamento dell’industria delle costruzioni è un processo lento, anche se irreversibile. Secondo uno studio realizzato da McKinsey & Co. nel 2018 meno dell’1% del giro d’affari del settore è stato investito nelle nuove tecnologie, una quota decisamente inferiore rispetto a quanto accade negli altri comparti produttivi.
Un peccato, secondo la società di consulenza, perché le aziende che hanno investito nell’intelligenza artificiale hanno il 50% di possibilità in più di generare utili, oltre ad assicurarsi un aumento della produttività che si aggira tra il 50 e il 60%.
Secondo McKinsey & Co. unvestire in soluzioni innovative e in nuove tecnologie potrebbe aumentare la produttività globale del settore di un valore complessivo annuale pari a 1,6 trilioni di dollari. Investire si conferma quindi una strada obbligata per crescere nel futuro e mantenersi competitivi nella realizzazione di grandi opere complesse.