Grandi opere 2030: chi spinge la crescita

Nei prossimi quindici anni il mercato delle grandi opere crescerà più del Pil mondiale, trainato da USA, Cina e India

Da qui al 2030 il mercato mondiale delle grandi opere infrastrutturali promette due importanti novità: la prima è una crescita sprint del settore, maggiore rispetto a quella del Pil mondiale; la seconda è che a trainare questa crescita saranno principalmente tre Paesi (Stati Uniti, Cina e India).

La previsione è stata elaborata da Oxford Economics e Global Construction Perspectives all’interno del Report “Global Construction 2030”, una prestigiosa pubblicazione che analizza i trend del mercato delle costruzioni nel lungo periodo.
Secondo il Report, presentato nei primi giorni di novembre a Londra, nei prossimi quindici anni il volume della produzione nel settore dovrebbe crescere a livello mondo del 58%, raggiungendo nel 2030 i 15,5 trilioni di dollari. Un balzo in avanti che sarà compiuto soprattutto grazie alla spinta dei tre grandi Paesi già citati che insieme assommeranno il 57% della crescita totale.

Stati Uniti, Cina e India

Se è vero che la crescita media annuale del settore costruzioni da qui al 2030 sarà del 3,9% (un punto percentuale in più rispetto al Pil mondiale), è anche vero che gran parte di questo aumento sarà dovuto alla spinta dei tre mercati di riferimento.

Gli Stati Uniti rappresentano quello più significativo e – ribadisce il Report – cresceranno più della Cina con un ritmo annuo pari al 5%. Alle loro spalle, il confronto si accende tra Cina e India. Con il rallentamento della crescita economica, la Cina sta lentamente mutando modello economico e dopo anni di investimenti interni nel settore delle costruzioni e delle grandi infrastrutture, il mercato comincia a orientarsi verso commercio e servizi. Il triennio d’oro 2010-2012, quando la Cina ha prodotto più cemento di quanto non avessero fatto gli Stati Uniti dal 1900 al 2013, appartiene al passato.

Il presente, e soprattutto il futuro, vede la Cina continuare a crescere ma con ritmi meno sostenuti. Questo permetterà all’India di superarla in termini di vitalità del mercato delle costruzioni. Il Paese sta infatti vivendo un momento d’oro per il business delle costruzioni e – come spiega nel Report Graham Robinson, Executive Director di Global Construction Perspectives – «già nel 2021 supererà il Giappone divenendo il terzo mercato al mondo del settore».

Lotus Temple, Delhi

Una volta lasciato alle spalle il Giappone, l’India proseguirà la sua corsa e nei prossimi quindici anni il mercato delle costruzioni indiano crescerà ad una velocità almeno doppia rispetto a quello di Pechino. Una spinta che sembra una naturale risposta al boom demografico che sta vivendo il Paese: da qui al 2030 la popolazione urbana dell’India dovrebbe crescere di 165 milioni di persone e Delhi è destinata a diventare la seconda più grande città del mondo.

La corsa interna all’Europa

Bisognerà arrivare al 2025 perché il mercato europeo delle costruzioni riesca a riagganciare i livelli pre-crisi. Si tratta di un percorso graduale che ricalca quello dell’economia in generale, destinata a crescere in modo molto lento ancora nel lungo termine. Secondo gli estensori del Report, anche le misure di quantitative easing lanciate dalla BCE per pompare liquidità sul mercato e svalutare l’euro sul dollaro, non avranno effetti importanti sul lungo periodo.

La corsa, quindi, più che con i grandi competitor internazionali, si consuma all’interno del Vecchio Continente dove il Regno Unito si confermerà nei prossimi anni il mercato delle infrastrutture con la crescita più decisa, superando presto la Germania e divenendo da qui al 2030 il primo mercato europeo e il sesto al mondo. Per quanto riguarda invece Francia, Spagna e Italia la situazione è differente e più critica. La Francia ha un problema di domanda interna debole che rallenta gli investimenti, mentre Spagna e Italia si stanno riprendendo lentamente dalla crisi. Meglio la Spagna, dove il mercato delle costruzioni dovrebbe crescere ad una media annua del 3% nel prossimo quinquennio, mentre in Italia il ritmo sarà dimezzato e si fermerà ad un +1,5%.

Medio Oriente

La grande spinta a costruire del Medio Oriente, guidata dai megaprogetti lanciati da Arabia Saudita, Qatar e Emirati Arabi Uniti, rischia di rallentare a causa del basso prezzo del petrolio. L’attuale politica dell’Arabia Saudita e più in generale dell’Opec è mantenere i livelli di produzione attingendo alle riserve finanziarie, ma questa strategia non potrà essere mantenuta per un lungo periodo. Se quindi il prezzo internazionale del petrolio rimarrà basso, questo avrà un impatto sui budget fiscali sia dell’Arabia Saudita che di tutti i Paesi del Golfo.
Un salvagente alla contrazione del settore costruzioni è quindi rappresentato dai Mondiali di Calcio del 2022 che si terranno in Qatar, e che restano un volano di crescita e un’opportunità per le grandi opere.

Doha, Qatar

Africa Sub-Sahariana

Nei prossimi anni, la media del Pil dei 45 Paesi che compongono l’Africa Sub-Sahariana dovrebbe continuare a crescere a ritmi sostenuti (nell’ordine del 5,1% annuo), un andamento favorito – come ribadisce anche la Banca Mondiale – dagli investimenti nelle infrastrutture. Il rischio, per la regione, è una riduzione dei capitali internazionali che negli ultimi anni hanno alimentato anche il business delle grandi opere, ma il fenomeno dovrebbe cominciare ad affacciarsi sul continente solo dal 2025.

Ad oggi – secondo il Global Construction Report – il Paese più interessante in termini di crescita infrastrutturale rimane la Nigeria, dove il governo ha avviato una serie di riforme per liberalizzare l’industria petrolifera e attirare nuovi investitori. Inoltre, la crescita demografica della Nigeria è esplosiva e da qui al 2030 il Paese diventerà uno dei più popolosi al mondo, con un conseguente aumento delle persone in età lavorativa, che daranno un’ulteriore spinta alla produzione interna e all’economia.

Paesi emergenti

Nell’ambito delle infrastrutture, le economie emergenti nel loro complesso si muovono in modo indipendente l’una dall’altra, con andamenti profondamente differenti anche tra Paesi vicini.
Il trend è stato confermato da Jeremy Leonard, Direttore presso Oxford Economics, che afferma: «Prevediamo una significativa debolezza in Brasile e Russia, mentre assisteremo a una crescita straordinaria dell’Indonesia. Quindi, mentre in America Latina il Messico supererà il Brasile, in Asia l’Indonesia sorpasserà il Giappone».

Guardando in particolare al Sud America, la situazione del Brasile è destinata a peggiorare. Da qui al 2030 il mercato delle costruzioni dovrebbe crescere a ritmi bassissimi (meno dell’1% all’anno) e questo a causa del rischio recessione che ormai sembra molto realistico, almeno nel breve termine. Nonostante i fondi stanziati prima per la Coppa del Mondo e dopo per i Giochi Olimpici, negli ultimi 18 mesi gli investimenti sono diminuiti e questo, secondo le stime del Report, porterà per i prossimi due anni ad una riduzione del giro d’affari delle costruzioni.
Uno scenario simile si presenta per la Russia. Nel 2015 l’economia di Mosca dovrebbe contrarsi del 4% con un effetto negativo sulle costruzioni. La spesa per nuove infrastrutture dovrebbe pertanto ridursi almeno per tutto il 2016, tornando a crescere debolmente solo nel 2017.