Quella delle costruzioni è la più grande industria al mondo e da sola rappresenta il 13% del Pil globale. Ma per anni i suoi livelli di produttività sono rimasti stagnanti proprio a causa della mancanza di investimenti consistenti sui processi innovativi. Uno studio recente di McKinsey & Company calcola che negli ultimi venti anni la produttività nelle costruzioni è cresciuta di appena un terzo rispetto all’andamento medio di tutti gli altri settori industriali. Lo tsunami del Covid-19 è stato per molti player del settore l’occasione di rimettere al centro dei piani di crescita gli investimenti nella digitalizzazione e in ricerca e sviluppo, così come nella sostenibilità e nella promozione del capitale umano.
Il cambiamento era comunque iniziato già prima del 2020. Secondo McKinsey la spesa in ricerca e sviluppo delle 2.500 più grandi imprese americane del settore è aumentata del 77% dal 2013 ad oggi. Da anni anche il Gruppo Webuild è impegnato sulla strada della innovazione tecnologica. Una strada che nasce prima dalle partnership con l’universo della ricerca e trova in seguito applicazione nei grandi cantieri aperti in giro per il mondo. Dal Canale di Panama al Ponte San Giorgio di Genova, da Snowy 2.0 in Australia al tunnel del Lake Mead negli Stati Uniti fino all’alta velocità ferroviaria Terzo Valico dei Giovi, che collegherà le città italiane di Genova e Milano, le grandi opere realizzate da Webuild sono terreno di un processo di sperimentazione tecnologica che mette al centro l’ambiente e le persone.
L’innovazione al servizio della sostenibilità
Nella costruzione di grandi opere complesse l’innovazione è spesso al servizio della sostenibilità.
Realizzare opere sostenibili non soltanto per l’impatto che avranno sulla collettività (vedi il ruolo dei treni ad alta velocità e delle linee metropolitane nella riduzione del traffico e dell’inquinamento) ma anche per le modalità con cui vengono costruite, è una caratteristica dei modelli produttivi del gruppo.
Nel 2020 il 100% dei materiali di scavo è stato riutilizzato ed il 69% dei rifiuti prodotti nei cantieri di Webuild inviato a recupero; rispetto al 2014 le emissioni di Co2 che derivano dalle lavorazioni sono state ridotte del 56%; il 91% degli approvvigionamenti viene assicurato in loco così come l’82% del personale è assunto localmente. La sostenibilità diventa un modo di lavorare che tiene dentro non solo l’impatto delle opere sull’ambiente, ma anche il ruolo e la sicurezza delle persone all’interno dei cantieri.
Negli ultimi sei anni il numero degli infortuni nei cantieri Webuild si sta riducendo, a conferma dell’attenzione posta anche al tema della salute e della sicurezza.
Per monitorare gli stadi di avanzamento di questa marcia verso la sostenibilità, il Gruppo ha elaborato il modello 5P (Planet, People, Partnership, Progress, Prosperity). Con la riduzione costante dei consumi energetici ed il recupero di materiali e rifiuti, il primo obiettivo è quello di ridurre l’impronta sull’ambiente dando vita a opere resilienti ai cambiamenti climatici (Planet). In merito alle persone (People), le 100 nazionalità diverse impegnate nei cantieri in giro per il mondo e il crollo del numero degli infortuni confermano quanto il Gruppo stia sostenendo l’inclusione e la sicurezza dei lavoratori. Le Partnership si basano invece sui tantissimi accordi di collaborazione siglati con università, enti di ricerca, start-up, proprio per sostenere i processi innovativi, e oggi sono oltre 30 i fornitori coinvolti nelle attività di innovazione di Webuild.
Un nuovo modello di lavoro che genera valore per i clienti, la filiera e il territorio (Progress), aumentando la produttività e assicurando che il 91% degli approvvigionamenti venga da imprese locali.
Tutto questo per raggiungere un obiettivo condiviso, l’ultima P (Prosperity), intesa come l’opportunità di migliorare la qualità della vita delle persone. E infatti i progetti in corso di Webuild, una volta terminati, assicureranno benefici per circa 87 milioni di persone nel mondo, oltre ad un taglio annuale delle emissioni di gas serra pari a 21 milioni di tonnellate di Co2.
Sistemi innovativi di costruzione che cambiano i cantieri
Le grandi opere diventano spesso laboratori dove mettere alla prova le scoperte dell’industria e della scienza. Questo è stato ed è tuttora il Ponte San Giorgio di Genova, che alla rapidità di realizzazione aggiunge la bellezza estetica ma anche il portato innovativo.
Sul ponte sono state allestite due tipologie di applicazioni innovative: il primo è un robot ispection, una macchina che scansiona e monitora le superfici in acciaio dell’impalcato esterno per controllare lo stato e la sicurezza dei materiali; il secondo è un robot wash, ovvero un robot che viaggia da un estremo all’altro del ponte pulendo le pannellature vetrate e i pannelli fotovoltaici per assicurarne sempre il massimo dell’efficienza e produttività.
I robot montati sul nuovo Ponte San Giorgio sono solo una delle tante soluzioni innovative adottate sulle opere realizzate dal Gruppo Webuild.
All’interno del progetto di Riachuelo, la realizzazione di un impianto di pompaggio per ripulire le acque del fiume di Buenos Aires (uno dei più inquinati dell’America Latina), è stata ad esempio applicata una metodologia innovativa, impiegata per la prima volta al mondo, per l’installazione di tubazioni verticali, i cosiddetti risers, operando all’interno di tunnel sottomarini e così meccanizzando le lavorazioni, in modo da aumentare la sicurezza dei lavoratori e ridurre l’impatto sull’ambiente. Nel progetto Snowy 2.0, il mega impianto idrico di produzione di energia pulita in corso in Australia, sono stati invece adottati sistemi innovativi di scavo, che permettono alle TBM (le frese meccaniche) di scavare pozzi inclinati con una pendenza massima di 25 gradi.
Per mettere in sicurezza gli scavi, dove sono presenti contesti urbani oppure sensibilità particolari da un punto di vista ambientale (come ad esempio il sottoattraversamento di corsi d’acqua), vengono realizzati scavi in sotterraneo congelando l’acqua di falda e così stabilizzando il terreno circostante.
Queste tecniche sono state utilizzate anche nel sottoattraversamento del fiume Isarco, una parte del nuovo tunnel ferroviario del Brennero, ma anche nel centro di Milano, per la realizzazione dei tunnel della nuova M4, la metropolitana che collegherà l’aeroporto di Linate con il centro della città.
Proprio gli scavi sono alcune delle lavorazioni più complesse dove la sperimentazione diventa fondamentale. Nella realizzazione del tunnel idraulico di Lake Mead, il lago artificiale più grande degli Stati Uniti che rifornisce di acqua potabile la città di Las Vegas, è stato progettato un prototipo unico al mondo di TBM, capace di avanzare sotto una pressione massima di 15 bar, il doppio del precedente record mondiale.
Cantieri digitali, cantieri trasparenti
Il cantiere è un mondo. Un luogo spesso molto vasto, dove operano migliaia di persone. Nei cantieri del Canale di Panama, come in quelli delle grandi dighe africane o ancora di ferrovie ad alta velocità come il Terzo Valico dei Giovi tra Genova e Milano, migliaia di operai, tecnici e ingegneri sono al lavoro contemporaneamente. Per rendere efficiente e sicure le attività, il Gruppo Webuild ha avviato un processo di innovazione che punta alla creazione di cantieri digitali. L’obiettivo è quello di ampliare l’adozione di tecnologie digitali a supporto dei processi gestionali, dalla fase di startup del cantiere fino alla chiusura del progetto. Per farlo sono diversi gli strumenti utilizzati. Tra questi la cosiddetta “Smart Box”, un device dotato di intelligenza artificiale che viene posizionato sulle principali macchine utilizzate, come ad esempio dumper, escavatori, bulldozer, gru, rulli, ed è in grado di raccogliere tutti i dati provenienti dalle macchine (dalla velocità alla posizione fino ai consumi di carburanti). Informazioni, queste, che poi vengono analizzate dal software trasformandole in statistiche utili a migliorare la sicurezza e la produttività.
Nelle opere di scavo più complesse, come ad esempio lo Snowy 2.0 Hydropower Project in Australia, è stato inaugurato il Tunnel WeView, un sistema che permette di visualizzare le informazioni provenienti dal lavoro delle Tbm, raccogliendo tutti i dati in un’unica sala di controllo che li elabora e li analizza.
Proprio il lavoro delle Tbm, giganti ultratecnologici capaci di superare la lunghezza di 100 metri, è oggetto di uno studio costante in termini di sviluppi innovativi. Negli Stati Uniti, Webuild e Lane Construction (la controllata americana del Gruppo) stanno collaborando con la Colorado School of Mines ad un progetto di intelligenza artificiale applicata alle tunnel boring machine impegnate nella realizzazione di un tunnel a Washington D.C. per migliorarne l’efficienza di funzionamento.
La digitalizzazione diventa quindi l’ultimo miglio dell’adozione dei processi e delle tecniche innovative all’interno dei cantieri. Insieme all’imperativo della sostenibilità e alle tecniche di costruzione, digitalizzare i processi non significa soltanto accrescere la produttività e proteggere l’ambiente, ma anche innalzare in modo considerevole i livelli di sicurezza all’interno dei cantieri e quindi tutelare le persone, il patrimonio più importante per la realizzazione di grandi opere.