Taj Mahal: il monumento simbolo dell’India minacciato dall’inquinamento

I colori del Taj Mahal minacciati da inquinamento e insetti: la preoccupazione del governo indiano.

L’inquinamento rappresenta un problema sotto i più differenti punti di vista: le conseguenze dell’inquinamento atmosferico sono tante e diverse, tanto che è difficile creare un elenco completo. Come è noto lo smog ha un impatto decisamente negativo sulla nostra salute, a partire dai problemi che può causare alle vie respiratorie e all’apparato cardiocircolatorio. Sono finalmente note a tutti, poi, le conseguenze drammatiche sull’ambiente, dalle foreste agli oceani. È l’inquinamento a causare i sempre più frequenti fenomeni atmosferici eccezionali, per non parlare dei cambiamenti climatici previsti a medio e a lungo termine. E ancora, l’inquinamento comporta il dissesto idrogeologico, e mette a rischio centinaia di specie animali. Queste, va detto, sono solamente le principali conseguenze dell’inquinamento: di mese in mese, però, vengono individuati nuovi cambiamenti determinati dalle emissioni causate dall’uomo.

Negli ultimi anni, per esempio, ci si è accorti che l’inquinamento può causare grossi problemi agli edifici, tanto più agli edifici storici e ai monumenti, la cui bellezza è messa a rischio dallo smog. Certo, le polveri sottili minacciano qualsiasi tipo di costruzione, causando nel tempo delle incrostazioni scure. Ma le maggiori preoccupazioni nascono intorno ai patrimoni dell’umanità, che in certi casi subiscono in modo molto violento l’azione dell’inquinamento. È il caso del Taj Mahal, uno dei più famosi monumenti indiani, simbolo dell’architettura musulmana nel subcontinente indiano. Questo enorme mausoleo, caratterizzato da un marchio bianco e lucente, sta infatti perdendo pian piano parte del suo splendore, proprio a causa del crescente inquinamento.

Taj Mahal

Il Taj Mahal, mausoleo che fa parte delle famose “Sette meraviglie del mondo moderno”, è stato costruito tra il 1632 e il 1654. Il suo nome significa letteralmente “palazzo della corona”, e in effetti, per molti aspetti, si avvicina al classico copricapo dei sovrani, essendo tempestato praticamente ovunque da pietre preziose e semipreziose, ad arricchire il marmo bianco e i suoi motivi decorati.

Ad avviare la costruzione del Taj Mahal fu l’imperatore indiano Shah Jahan, che decise di realizzare questo enorme palazzo per onorare una promessa fatta alla defunta moglie. Esempio supremo dell’architettura musulmana, il Taj Mahal ha potuto contare sulle competenze e sulle maestranze di artigiani provenienti da tantissimi luoghi differenti: in questo mausoleo, capolavoro dell’arte mondiale, c’è infatti anche un po’ d’Europa, e persino qualcosa di italiano, essendo intervenuto nella realizzazione anche l’architetto veneziano Geronimo Veroneo.

A comporre questo famoso complesso architettonico sono in realtà cinque elementi differenti. C’è la moschea, ma ci sono anche il portone, il giardino, la casa degli ospiti (chiamata “mihman khana”) e, infine, c’è il mausoleo vero e proprio, dove si trova la salma dell’imperatore che ha avviato la costruzione del Taj Mahal.

Il mausoleo si presenta con un’altezza di 68 metri, ed è collocato al piano superiore di una sopraelevazione di base quadrata, dalla quale si staccano 4 minareti, che contribuiscono a disegnare la sagoma del Taj Mahal.

Il Taj Mahal e l’inquinamento atmosferico

Nella sua lunga storia questo stupendo palazzo della città di Agra ha dovuto difendersi dalle più differenti minacce. Basti pensare alle impalcature erette intorno all’edificio nel 1942, per proteggere il Taj Mahal in caso di bombardamenti aerei. La medesima precauzione venne presa anche successivamente, durante il conflitto con il Pakistan, negli anni Sessanta. Contro la minaccia odierna, però, non ci sono delle impalcature sufficienti: il nemico in questo caso è rappresentato infatti dall’inquinamento.

Nel concreto, le bianchissime pareti del Taj Mahal stanno diventando verdi. Più nello specifico, in alcune aree il marmo risulta ingiallito, mentre in altre parti è possibile vedere delle incrostazioni verdastre, tendenti qui e lì al marrone. Di fronte a questo processo – che va avanti da anni – la Corte Suprema indiana, nel 2018, ha chiesto al governo centrale di prendere le misure necessarie per proteggere il monumento simbolo del Paese. Sul fatto che il responsabile sia l’inquinamento non ci sono dubbi, e anzi, questa minaccia era già stata individuata negli anni Novanta. Allora, per salvaguardare le pareti del Taj Mahal, era stata disposta la chiusura di migliaia di fabbriche posizionate nelle aree circostanti al complesso architettonico. Evidentemente, però, questa misura non è bastata, con l’edificio che, di anno in anno – tra una pulizia e l’altra – tende e presentarsi via via più verde. Per arginare questo problema l’Uttar Pradesh Pollution Control Board (UPPCB) ha presentato il progetto di un depuratore per l’aria, il quale dovrebbe essere in grado di purificare fino a 0,15 milioni di metri cubi d’aria ogni 8 ore, entro un raggio di 300 metri.

A quanto pare, però, un altro fattore esterno sta minacciando il colore delle pareti del Taj Mahal: gli insetti.

Le tracce verdi degli insetti sul Taj Mahal

A minacciare il Taj Mahal non sarebbero solamente le polveri sottili dello smog. Secondo gli esperti il palazzo sarebbe messo in pericolo anche dall’inquinamento del fiume che scorre a lato del mausoleo, lo Yamuna. All’interno del corso d’acqua vengono infatti riversati i liquami di oltre 50 fognature differenti e questo alto livello di inquinamento ha finito per allontanare completamente dallo Yamuna i pesci, dando il via a una catena di eventi negativi. Tra questi vi è il fatto che gli insetti – prima prede dei pesci – sono proliferati lungo il fiume, e sarebbero proprio i loro escrementi a sporcare le facciate del Taj Mahal. Sotto accusa, in particolare, ci sarebbero dei moscerini chiamati Chironomus Calligraphus.

La soluzione definitiva dovrebbe essere quella di ridurre l’inquinamento del corso d’acqua, così da ripristinare la biodiversità dell’area e quindi, in parallelo, proteggere il monumento. Le cose non sono però così semplici. Per ripristinare il candore del Taj Mahal si ricorre a una pulizia tradizionale, con le pareti che vengono coperte con dell’argilla smectica, una sostanza usata da secoli proprio per assorbire il grasso (utilizzata a questo scopo anche dalle donne indiane come maschera di bellezza). Dopo 24 ore di posa, l’argilla viene tolta e le pareti vengono pulite con dell’acqua distillata. Questo intervento era già stato fatto nel 2014, prima ancora nel 2008, e prima ancora nel 2001, ma si tratta di un palliativo, in attesa di una soluzione più efficace per proteggere il Taj Mahal dalle conseguenze dell’inquinamento.