Arabia Saudita: ripartono gli investimenti

Deficit in calo e nuovi stanziamenti per le grandi opere

L’Arabia Saudita non ci sta a perdere il ruolo di big spender nelle infrastrutture e, dopo un 2016 di maggior controllo dei costi, promette quest’anno di rilanciare gli investimenti nei mega progetti.
Il ministero del Tesoro ha infatti annunciato di aver contenuto significativamente il deficit nel corso del 2016, portandolo a 79 miliardi di dollari contro i 98 miliardi del 2015, una buona notizia che ha permesso a Re Salman bin Abdulaziz di annunciare nel messaggio alla nazione di presentazione del budget nazionale 2017: «La nostra economia, grazie a Dio, è robusta e ha forza sufficiente per far fronte alle attuali sfide economiche e finanziarie».
Tra queste il tema degli investimenti nelle infrastrutture è centrale e infatti, analizzando il budget 2017 approvato dal ministero, solo per l’anno in corso sono stati stanziati 13 miliardi di dollari per nuovi progetti su trasporti e infrastrutture in genere. 

Lasciato alle spalle il 2016, l’Arabia Saudita vuole tornare ai livelli degli anni precedenti, quando la spinta agli investimenti infrastrutturali l’ha reso il più grande mercato del Medio Oriente per le grandi opere. Una leadership che potrebbe mantenere anche in futuro se è vero che – come conferma l’ultimo rapporto realizzato da BMI Research – il mercato delle costruzioni nel paese dovrebbe raddoppiare dal 2016 al 2025, passando da 45 a 96 miliardi di dollari. 
Attualmente l’intero stock delle costruzioni realizzate e in corso di realizzazione nel paese vale 600 miliardi di dollari, all’interno dei quali i progetti infrastrutturali contano per 350 miliardi. Progetti in movimento, avviati negli ultimi anni e oggi in fase avanzata, come la costruzione di sei smart cities, o ancora lo sviluppo degli scali aeroportuali per i quali sono stati stanziati 29 miliardi entro il 2020, fino alla realizzazione della metropolitana di Riyadh, uno dei progetti di trasporto urbano più ambiziosi al mondo.

Medina, Arabia Saudita

Le smart cities

L’idea di costruzione di città tecnologiche, con collegamenti moderni, sistemi di telecomunicazioni avveniristici, consumi energetici controllati, rispetto dei principi della sostenibilità ambientale, viene perseguita ormai da diversi anni dal Regno saudita. Il cantiere più grandioso è sicuramente quello di Kaec (King Abdullah Ecomomic City). La città, per la quale lo stato ha previsto uno stanziamento economico di 100 miliardi di dollari, è attualmente in costruzione sulle rive del Mar Rosso, 100 chilometri a Nord rispetto a Jeddah, un importante hub commerciale per il paese.
Si tratta di un progetto di lunga durata: avviato nel 2005, il 25% dovrebbe essere terminato entro il 2020, mentre tutta l’area urbana (capace di ospitare 2 milioni di abitanti) potrebbe essere pronta per il 2035. La metropoli è stata disegnata sulla carta per diventare un centro di eccellenza nella formazione e nella ricerca, ma anche negli scambi commerciali. È infatti prevista anche la costruzione di uno scalo portuale che diventerà uno dei più importanti della regione.

La metro di Riyadh

Per ampiezza e per investimento economico, il Riyadh Public Transport Project è una delle opere più ambiziose attualmente in fase di realizzazione nel mondo delle infrastrutture di trasporto. Il progetto prevede infatti la realizzazione di sei linee per una lunghezza complessiva di 176 chilometri e un investimento di 20 miliardi di dollari. Alla realizzazione dell’infrastruttura, alla quale daranno il loro contributo 50.000 lavoratori, Salini Impregilo partecipa all’interno del consorzio ArRiyadh New Mobility alla costruzione della linea 3 (Orange Line), lunga 41,2 chilometri per un investimento di 5,94 miliardi di dollari.
Ma la metro di Riyadh è solo uno dei tanti progetti che spingono il mercato, e confermano che – a dispetto del calo delle risorse dovuto ai ribassi sul prezzo del greggio – il cantiere saudita non si è fermato.

Riyadh

Infrastrutture energetiche

Nonostante il calo del prezzo del greggio registrato negli ultimi anni, il petrolio rimane la principale fonte di ricchezza per il Regno. Una materia prima che comporta investimenti ingenti nella creazione di infrastrutture deputate all’estrazione, alla lavorazione e al trasporto fino ai paesi acquirenti.
Per sostenere questo business, nelle scorse settimane Saudi Aramco (la più grande compagnia petrolifera mondiale controllata al 100% dal Regno saudita) ha affidato alla National Petroleum Construction Company (Npcc) due contratti per la costruzione di 17 piattaforme petrolifere nei campi di Berri e Marjan, in Arabia Saudita. L’obiettivo è quello di sviluppare nuove piattaforme petrolifere e di gas nel Golfo arabico per sostenere la crescita energetica dell’intera regione.

Vision 2030

Guardando al futuro del paese, il vero traino passa attraverso Vision 2030, il piano di investimenti lanciato dal governo saudita nell’aprile scorso, che contempla tra l’altro la partecipazione dei privati nel finanziamento alle grandi opere.
Il piano prevede per i prossimi 14 anni un processo di diversificazione produttiva che renda l’economia saudita sempre più svincolata dalla vendita di petrolio, dalla quale ancora oggi dipendono circa l’80% delle entrate. Il punto centrale è la creazione di un enorme fondo sovrano, nel quale far confluire diversi fondi già esistenti, con una dotazione finanziaria di 2.500 miliardi di dollari, parte dei quali da investire in progetti di sviluppo interno, che partano proprio dalle infrastrutture.
Seguendo questa strategia, l’Arabia Saudita affronta il 2017 con un maggior rigore sui conti, che solo in parte condizionerà gli investimenti nelle infrastrutture. La maggiore razionalizzazione rientra infatti nel percorso di diversificazione produttiva indicato da Vision 2030, che riconosce nelle grandi opere un volano per la crescita di un paese, deciso a diventare nei prossimi anni una delle prime dieci economie del mondo.