Le infrastrutture indiane stanno vivendo un momento di grande sviluppo. Da un lato il governo, deciso a investire risorse ingenti; dall’altro i privati, il cui ruolo è cresciuto negli ultimi anni. Solo per l’anno fiscale 2017-2018 il governo ha aumentato del 24% gli stanziamenti per la National Highways Authority of India e dell’8,2% quelli destinati alle ferrovie.
La maggiore dotazione economica è l’ultimo passo di un percorso iniziato da diversi anni e finalizzato all’evoluzione del settore dei trasporti, una politica che ha garantito benefici sulla logistica con riflessi diretti sul commercio internazionale, permettendo all’India nel 2016 di scalare 19 posizioni nel Logistics Performance Index della Banca Mondiale, dove ha raggiunto il 35° posto su 160.
E sono proprio alcune infrastrutture di trasporto (strade, ferrovie, porti) quelle su cui si è focalizzato il Project Finance International (PFI) 2017, la prestigiosa pubblicazione di settore edita dalla Thomson Reuters, che ne ha analizzato lo stato e i progetti futuri.
87 miliardi di dollari per strade e autostrade
L’India ha il secondo network stradale più grande al mondo. La sua rete conta 5,23 milioni di chilometri, la maggior parte dei quali (95%) sono di strade locali e rurali, mentre il restante 5% è diviso tra autostrade federali e autostrade statali. Ogni anno l’80% del traffico passeggeri e il 65% del traffico merci passa per le strade.
Sebbene rappresentino una parte minoritaria dell’intera rete, le autostrade stanno però vivendo un periodo di grande sviluppo. Nell’ultima decade sono infatti raddoppiate raggiungendo i 100.000 chilometri e il 25-30% delle nuove costruzioni è stato realizzato negli ultimi tre anni.
Si tratta di una vera corsa alla costruzione: nel 2014 in tutto il Paese ne venivano costruiti 11 chilometri al giorno, arrivati a 27 chilometri al giorno nell’anno in corso, un dato ancora insufficiente secondo il ministero dei trasporti indiano che ha previsto di raggiungere una media di realizzazione di 40 chilometri al giorno.
Il settore delle strade e autostrade ha bisogno nei prossimi tre anni di investimenti per 87 miliardi di dollari. Per reperire questi fondi il ruolo dei privati sarà decisivo anche se la difficoltà maggiore è oggi rappresentata dal supporto che riusciranno a garantire le banche. Secondo PFI gli istituti di credito indiani sono infatti carichi di NPA (non-performing assets), investimenti sbagliati fatti nel passato che causano perdite e sono difficilmente recuperabili. Questo riduce la loro disponibilità il finanziamento dei progetti di sviluppo sulle infrastrutture.
Ferrovie: un mega investimento con l’aiuto dei privati
Con 8,1 miliardi di passeggeri e 1,1 miliardi di tonnellate di merci trasportati in un anno, le ferrovie sono un altro asset per l’India. Tanto importante che il governo tra il 2016 e il 2020 ha previsto uno stanziamento di 1,34 trilioni di dollari, il 60% dei quali saranno destinati al decongestionamento della rete, alla sua espansione e alla messa in sicurezza.
Il 30% dell’investimento è stato già stanziato, ma il governo è oggi alla ricerca di nuovi fondi, magari coinvolgendo il settore privato attraverso le PPP (partnership pubblico-privato), finora molto poco utilizzate per lo sviluppo ferroviario. Tra il 2003 e il 2012 solo il 4% della spesa totale nelle ferrovie è stata sostenuta con partnership pubblico-privato.
Un ritardo che deve essere superato rapidamente perché le risorse statali non sono sufficienti per colmare il gap di investimenti che il governo stesso ha calcolato come necessario per modernizzare la rete ferroviaria del Paese.
Programmi di sviluppo per raggiungere i grandi porti mondiali
Le aree costiere contribuiscono per il 60% all’economia indiana, un valore elevato che conferma l’importanza che i porti rivestono per una nazione che ha 7.500 chilometri di coste.
Nonostante questo, le infrastrutture portuali non sono così moderne e sicuramente non in grado di competere con i più grandi porti internazionali, come quelli cinesi, europei o statunitensi.
Per questa ragione il governo indiano ha lanciato alcuni piani di sviluppo destinati proprio al settore. Il più recente e significativo è il Sagarmala programme, all’interno del quale sono previsti 415 progetti per un investimento stimato di 124 miliardi di dollari. Oltre all’ammodernamento dei porti esistenti e alla creazione di hub dedicati alla logistica, il programma ha individuato sei location per la costruzione di nuovi scali che dovranno essere porti di classe mondiale. La creazione di nuove infrastrutture è un passaggio decisivo per molti settori economici legati all’import-export. Nel manifatturiero, ad esempio, il 48% dei costi sostenuti dalle aziende indiane dipende proprio dai costi di importazione, destinati a ridursi drasticamente con l’inaugurazione di porti più grandi e più efficienti.
L’impegno del governo su tutti questi fronti, accompagnato dal sostegno dei privati, avrà conseguenze importanti e dirette sullo sviluppo indiano. Secondo BMI Research, una controllata del gruppo Fitch, nel 2017 il valore del settore delle infrastrutture di trasporto crescerà del 6,1%, mentre la crescita media annuale da qui al 2021 sarà del 5,9%, un dato che basta da solo per confermare la durata del tempo di un processo di rinnovamento che è solo all’inizio.