Le merci navigano verso New York City

L’amministrazione cittadina lancia un piano per rafforzare i trasporti marittimi

Sulle acque dell’East River le chiatte navigano lente mentre lo skyline di Manhattan sfila alle loro spalle. Sono partite dal Red Hook Container Terminal di Brooklyn, il porto cittadino che fa da scalo per tantissime derrate alimentari destinate ai negozi della città. Dal suo enorme waterfront, per fare un esempio, ogni settimana vengono movimentate 20 milioni di banane. Una mano santa per il trasporto cittadino che – sfruttando le acque – permette ogni anno di eliminare 30.000 camion dalle strade di New York City. Le chiatte navigano invece in mare, nei due grandi fiumi, l’Hudson e l’East River e trasportano merci nei vari boroughs della città, da Brooklyn al Queens, dal Bronx all’isola: 198 milioni di tonnellate nel 2016 che diventeranno – secondo i calcoli della NYC Economic Development Corporation – 312 nel 2045.
Un’ottima opportunità per il più grande mercato di consumatori degli Stati Uniti d’America che il sindaco Bill de Blasio vuole rilanciare modernizzando il trasporto via acqua e collegandolo ad una più efficiente rete ferroviaria cittadina. Ad oggi l’89% del trasporto merci si muove lungo la rete stradale con costi enormi per la metropoli e nel 2017 il congestionamento del traffico è costato all’economia locale 862 milioni di dollari (destinati a diventare 1,1 trilioni entro il 2045), mentre gli investimenti nel trasporto ferroviario e in quello marittimo sono rimasti al palo per tanti anni.

Le merci navigano verso New York City

Un nuovo sistema di trasporto urbano

La situazione rischia di diventare critica già nei prossimi anni. Un pericolo ben noto all’amministrazione cittadina che ha annunciato l’intenzione di correre presto ai ripari. E così nel mese di luglio il sindaco de Blasio ha presentato al pubblico un nuovo piano per il rilancio del trasporto marittimo promettendo un investimento di 100 milioni di dollari.
Investimenti che, secondo il NYC Department of Transportation, hanno quattro obiettivi: creare 5.000 posti di lavoro nei prossimi dieci anni; cambiare le vie d’accesso delle merci alla città, spostando il focus sul trasporto intermodale marittimo/ferroviario; modernizzare gli scali; ridurre l’inquinamento cittadino e favorire così uno sviluppo sostenibile dell’economia.
Per realizzarli, oltre all’implementazione del trasporto marittimo, gli investimenti saranno destinati anche alla modernizzazione di quello ferroviario. In particolare saranno creati collegamenti nel Queens e a Brooklyn con la rete ferroviaria nazionale che, secondo i calcoli della NYC Economic Development Corporation, permetteranno di tagliare 500.000 viaggi di camion dentro la città.
Ma la vera forza del progetto è quella di integrare le due forme di trasporto attraverso la creazione di hub intermodali presenti in tutti e cinque i boroughs di New York (Manhattan, Brooklyn, Staten Island, Queens, Bronx). Secondo il progetto due hub saranno nel Queens, uno a Brooklyn, due a Staten Island, uno nel Bronx e uno a Manhattan. Nel complesso si tratta di infrastrutture già esistenti che hanno bisogno di essere rilanciate e connesse in modo efficiente con la rete dei trasporti. Un compito da portare a termine entro i prossimi dieci anni, prima che la città venga soffocata dai camion.

Le merci navigano verso New York City

Investimenti urgenti per il futuro della città

Senza una riforma del trasporto commerciale, i rischi per la vivibilità di New York City sono elevatissimi. Il punto di partenza è sfruttare al meglio la capillare rete logistica di cui la città dispone: 90 miglia di ferrovie adibite al trasporto merci, nove stazioni ferroviarie, 1.300 miglia di percorsi per i camion, tre terminal marittimi e il grande scalo aeroportuale rappresentato dal JFK International Airport. Una grande varietà che fino ad oggi è stata sfruttata solo in parte, perché il grosso del trasporto si è concentrato sulle strade, anche se le vie battute dai camion per entrare in città sono sempre le stesse: il George Washington Bridge, il Goethals Bridge, il Lincoln Tunnel e le arterie di scorrimento che arrivano dal New Jersey. A queste si aggiungerà anche il nuovo UnionPortBridge del Bronx, un altro snodo strategico per l’ingresso a Manhattan. Il ponte originario, costruito nel 1953, viene attraversato ogni giorno da circa 55mila veicoli ma è ormai fatiscente. Per questo al posto della vecchia infrastruttura ne sorgerà una nuova, per un investimento di 232 milioni di dollari, realizzata da Lane Construction, controllata statunitense di Salini Impregilo.
Ma nonostante l’impegno dell’amministrazione, il traffico è divenuto uno dei problemi maggiori per la città, seconda solo a Los Angeles per il tempo trascorso da ogni cittadino in automobile (89,4 ore nel 2016). E a rendere le strade invivibili sono soprattutto i camion: nel 2016 14,5 milioni di tir hanno portato merci dentro la città e 3,5 milioni le hanno invece trasportate al di fuori della metropoli. È questo il problema che frena lo sviluppo commerciale di New York City, un grande mercato retail che cresce di anno in anno portandosi dietro il bisogno di una rete logistica più moderna ed efficiente. Quella rete che oggi vive nel progetto dell’amministrazione cittadina, convinta di poter dotare la Grande Mela di un nuovo sistema di trasporto.