Build Back Better: l’America pronta alla ricostruzione

Il presidente Usa Biden lancia il nuovo piano di investimenti sulle infrastrutture del Paese

Da New York City a Washington D.C., da Chicago a Seattle, tra le strade delle grandi città americane il Covid-19 sembra essere un argomento di serie B. La massiccia campagna di vaccinazione statunitense che ha già ampiamente superato la soglia di 100 milioni di persone raggiunte dal vaccino, permette al paese e all’Amministrazione guidata dal Presidente Joe Biden di guardare avanti.

E lo fa attraverso tre strumenti strategici di investimento, ideati con finalità e obiettivi differenti, ma tutti essenziali per far ripartire l’economia del paese, sostenendo in molti casi lo sviluppo delle infrastrutture.

Il primo di questi strumenti è il Build Back Better, il maxi piano di investimenti da 4.000 miliardi di dollari che è stato annunciato dal Presidente Usa a Pittsburgh nei giorni scorsi. Il piano prevede uno stanziamento iniziale di 2.000 miliardi di dollari che saranno raddoppiati nei prossimi mesi. Una cifra mai vista prima nella storia americana che – secondo i piani dell’Amministrazione Biden – dovrebbe essere spesa nell’arco di dieci anni.

Secondo quanto annunciato dal Presidente, i capitoli più sostanziosi di spesa prevedono che 621 miliardi di dollari saranno investiti su strade, ponti, ferrovie, porti e stazioni di ricarica per i veicoli elettrici; 300 miliardi destinati alla costruzione di infrastrutture abitative (la previsione è quella di costruire e ristrutturare circa 2 milioni di case); 300 miliardi per le infrastrutture essenziali alla produzione di energia elettrica, e 400 miliardi all’assistenza degli anziani e delle persone con disabilità.

Il piano, chiamato anche “American Jobs Plan”, punta alla creazione di nuovi posti di lavoro e al sostegno della ripartenza economica, ma non esaurisce da solo la lista degli interventi del governo americano per superare una volta per tutte la crisi del Covid-19

Proteggere i più deboli: l’obiettivo dell’American Rescue Plan Act

Il futuro, anche quello di breve termine, si gioca tutto sulla tutela degli strati della popolazione più colpiti dalla pandemia e sulla ripartenza economica. Per questo, nelle prime settimane del 2021, l’Amministrazione Biden ha presentato al Congresso l’American Rescue Plan Act, che anticipa il Build Back Better e prevede uno stimolo diretto all’economia di 1,9 trilioni di dollari.

Il piano contiene una serie di interventi su tanti fronti produttivi ma anche di carattere sociale, che vanno dal sostegno al reddito fino agli investimenti sulla sanità, sulla scuola e sulla sicurezza.

I fondi saranno poi ripartiti stato per stato in base alla popolazione, alla percentuale di popolazione che vive nelle aree rurali e alla quota di quelli che si trovano al di sotto dei livelli minimi di povertà. Chi ha più bisogno avrà di più.

E proprio all’interno di questo grande piano di rinascita nazionale anche le infrastrutture e gli investimenti sulle grandi opere avranno la loro parte, considerati strategici tanto per creare nuovi posti di lavoro, quanto per riattivare l’economia attraverso un processo di modernizzazione della rete americana.

Rispetto alla dotazione complessiva dell’American Rescue Plan Act, 126 miliardi di dollari saranno destinati alla manutenzione e, in alcuni casi alla costruzione di numerosi istituti scolastici, soprattutto scuole elementari e secondarie; 30,5 miliardi di dollari saranno invece destinati a rimpinguare le casse della Federal Transit Administration, l’agenzia federale che offre garanzie e prestiti per investimenti sul sistema di trasporto pubblico locale; e 8,5 miliardi saranno destinati all’edilizia ospedaliera.

Le attese d’America riposte sul FAST Act

Oltre all’American Rescue Plan Act e al Build Back Better, si profila per il settembre prossimo l’approvazione di un terzo strumento di stimolo all’economia: il FAST Act (Fixing America’s Surface Transportation Act), l’atto che rifinanzierà il maxi fondo federale istituito per modernizzare l’intera rete dei trasporti di superficie.

Il FAST Act è lo strumento legislativo lanciato il 3 dicembre del 2015 dall’ex-Presidente Barack Obama per imprimere un’accelerazione decisa alla riqualificazione delle infrastrutture di trasporto negli Usa. Il primo atto, firmato da Obama e votato dal Congresso, prevedeva un investimento di 305 miliardi di dollari da spendere in cinque anni su lavori strategici, come ad esempio la rete autostradale e la mobilità sostenibile, tanto all’interno delle grandi città quanto nei collegamenti tra città e città, e tra stato e stato.

Il 1° marzo scorso il Congressional Research Service, il servizio di ricerca e analisi del Congresso Usa, ha stilato un report dedicato proprio alla nuova versione del FAST Act ribadendo la necessità di rifinanziare al più presto il Fondo.

E così la nuova versione del FAST Act sarà presentata al Congresso il prossimo settembre, ma i tecnici – guidati dal Segretario ai Trasporti, Pete Buttigieg – sono già al lavoro.

Secondo l’Asce (l’American Society of Civil Engineers), la carenza di investimenti nel settore comporterebbe da qui al 2039 la mancata creazione di 3,9 milioni di posti di lavoro e un calo di 2,4 trilioni nelle esportazioni per i prossimi venti anni.

Questo è il pericolo che oggi l’Amministrazione Usa sta tentando di scongiurare, mettendo a disposizione del tessuto economico tre massicci strumenti di sostegno che contribuiranno a rinnovare in modo profondo la rete delle infrastrutture americane.