Risalendo il corso dell’Hudson, a poco più di un’ora di macchina da Manhattan, si entra nel Bear Mountain State Park, un’oasi naturale tra le montagne piuttosto aspre che si innalzano lungo la riva occidentale del fiume. Il paesaggio appare quanto di più distante ci possa essere dallo stato di New York, fino a quando non si arriva al centenario Bear Mountain Bridge, un imponente ponte sospeso sull’acqua con un design simile ai più noti ponti della Grande Mela, dal Brooklyn Bridge al Manhattan Bridge, e anch’esso infrastruttura simbolo del pionierismo dell’ingegneria.
Il Bear Mountain Bridge, aperto al traffico stradale il 26 novembre 1924, stabilì nuovi standard ingegneristici che inaugurarono un’età dell’oro per la costruzione dei grandi ponti sui fiumi dell’America del Nord. Al momento della sua costruzione, il ponte sospeso vantava la campata principale sospesa più lunga del mondo (1.632 piedi, 497 metri), dieci metri in più rispetto a quella del Williamsburg Bridge, costruito vent’anni prima sull’East River a New York.
Tanto bastava per stabilire un primato che riuscì a mantenere per 19 mesi, cedendolo nel 1926 al Benjamin Franklin Bridge che venne progettato con gli stessi criteri del ponte sulle Bear Mountain ed è tuttora un’arteria primaria di collegamento fra Pennsylvania e New Jersey sulle sponde del fiume Delaware.
Dal Bear Mountain Bridge ai ponti sul Bosforo, i pionieri dell’ingegneria al lavoro sui grandi ponti sospesi
Per la realizzazione del Bear Mountain Bridge, che presenta due torri alte 360 piedi (110 metri) e un’altezza della campata di 155 piedi (47 metri) sul pelo dell’acqua, sono state adottate soluzioni innovative che hanno influenzato alcuni grandi ponti sospesi costruiti negli anni a seguire, come il George Washington di New York e il Golden Gate di San Francisco.
Oltre ad essere stato il primo ponte sospeso americano ad avere un impalcato in cemento, il Bear Mountain Bridge adottava nuove tecniche negli ancoraggi incassati nella roccia, oltre che nell’assemblaggio della coppia di cavi lunghi ciascuno 2.600 piedi (792 metri) con un diametro di 45 cm, ognuno dei quali costituito all’interno da 7.452 fili zincati.
Da allora molta acqua è passata sotto i ponti e le conquiste dell’ingegneria moderna hanno raggiunto nuovi record per le strutture sospese, con numeri quattro volte più importanti nelle lunghezze delle campate a sbalzo.
Oggi il ponte sospeso più lungo del mondo si trova in Turchia: il 1915 Canakkale Bridge, che vanta una campata di 2.023 metri (6.637 piedi). Proprio la Turchia e lo stretto del Bosforo rappresentano una palestra mondiale per la costruzione dei grandi ponti sospesi.
Alla realizzazione del Secondo e del Terzo Ponte sul Bosforo ha preso parte il Gruppo Webuild, lo stesso che ha realizzato in Romania il Ponte sul Danubio a Braila, il secondo più lungo dell’Europa continentale, e che ha messo la sua firma su altri grandi ponti in giro per il mondo come il Long Beach International Gateway, che ha sostituito il vecchio Gerald Desmond Bridge e che collega il porto di Long Beach in California con la terraferma, un’infrastruttura strategica per il trasporto merci in tutti gli Stati Uniti d’America.
Quando le infrastrutture diventano patrimoni collettivi
A volte il design, le caratteristiche tecniche, le innovazioni ingegneristiche non bastano per raccontare la grandezza di queste infrastrutture. Molte di esse, proprio per il ruolo che hanno rivestito e che rivestono tuttora, sono divenute un simbolo dei paesi e delle comunità che le ospitano.
È il caso del Bear Mountain Bridge, che è stato dichiarato Historic Landmark, parte quindi dello stesso patrimonio storico culturale americano. Questi riconoscimenti derivano anche dalla volontà di premiare lo sforzo profuso per la realizzazione di queste opere, un impegno che spesso è anche specchio dei tempi e racconta alla perfezione lo spirito degli anni ruggenti.
Secondo i resoconti dell’epoca, la costruzione del Bear Mountain Bridge fu tra le più complesse del tempo anche per via delle caratteristiche geologiche dell’area. Il terreno era quasi interamente granitico e il 70% del materiale da scavare dovette essere perforato e fatto brillare. Lavori che vennero condotti senza interrompere il funzionamento della New York Central Railroad, la vecchia ferrovia che passava proprio sotto gli ancoraggi del nuovo ponte.
Come nella storia di queste grandi opere, proprio dove il rischio è maggiore l’ingegneria è riuscita a trovare soluzioni per costruire ponti sospesi ancora più spettacolari, sicuri e duraturi. E nel caso del Bear Mountain Bridge anche più economici, visto che l’attraversamento costava 2,30 dollari nel 1925, mentre oggi, a cento anni dalla sua inaugurazione, il pedaggio è elettronico e costa un dollaro e 65 centesimi per autoveicolo.