Quelle scansioni laser che salveranno Notre Dame

Nel 2015 un team di accademici realizzò una serie di scansioni 3D oggi preziose per ricostruire la cattedrale

Ricostruire la basilica di Notre Dame esattamente com’era prima del rogo che il 15 aprile scorso ne ha distrutto la guglia ottocentesca e il tetto, potrebbe essere oggi possibile.
La promessa del presidente francese Emmanuel Macron, che ha annunciato l’intenzione di restituire al mondo intero la chiesa ristrutturata entro i prossimi cinque anni, potrebbe essere infatti mantenuta grazie anche ad Andrew Tallon, un professore di storia dell’arte del Vassar College dello stato di New York, che – insieme a un gruppo di colleghi – ha realizzato nel 2015 una scansione laser in 3D di Notre Dame con una Leica ScanStation C10.
Come riporta il sito ufficiale del Vassar College, l’equipe accademica ha trascorso cinque giorni lavorando intorno e sul tetto della cattedrale, posizionando il cavalletto della sua macchina in 50 punti differenti e raccogliendo oltre un miliardo di scatti che, uniti uno all’altro, permettono oggi di fornire una mappa dettagliata di Notre Dame in digitale.
Inoltre, combinando insieme le scansioni 3D con le foto panoramiche in alta risoluzione realizzate da Tallon (deceduto il 18 novembre del 2018) e dai suoi colleghi è oggi possibile accostare le immagini digitali con quelle reali, e avere un’idea molto precisa non solo della struttura, ma anche dei materiali e delle tecniche di costruzione utilizzate.
Intervistato dalla rivista statunitense ENR (Engineering News-Record), Micheal Davis, professore di storia dell’arte presso il Mount Holyoke College del Massachusetts ed ex-collega di Andrew Tallon, ha confermato l’importanza di questo materiale per i lavori di ricostruzione della chiesa.
«La scansione laser – ha spiegato il professore – permette di misurare le superfici con una precisione estrema, irraggiungibile altrimenti. Per questo sono convinto che il lavoro fatto offra un documento utilissimo per comprendere con esattezza lo stato della struttura».
La grande opportunità offerta dalla scansione 3D è stata confermata alla rivista ENR anche da John Russo, Presidente dell’US Institute of Building Documentation.
«Avere a disposizione una scansione laser di Notre Dame – ha dichiarato Russo – è essenziale per ridurre i tempi della ricostruzione. Cosa si sarebbe potuto fare senza quei dati? Tantissime informazioni sarebbero state perse e diventerebbe quasi impossibile ricostruire la cattedrale com’era prima dell’incendio. In sostanza le scansioni 3D daranno indicazioni preziose su come eseguire i lavori di restauro e permetteranno di risparmiare un’incredibile quantità di tempo».
La disponibilità delle scansioni 3D non annulla tuttavia le problematiche della ricostruzione. Il tema centrale, tanto in fase di progetto quando in fase di realizzazione dei lavori, sarà infatti l’adesione alla struttura originaria e alle vecchie tecniche di costruzione, ma anche l’utilizzo dei materiali. Interrogativi del genere furono sollevati nel 1984 quando l’Inghilterra fu chiamata a ricostruire la cattedrale di York, anch’essa colpita da un violento incendio. In quell’occasione si scelse di ricostruire la chiesa replicando fedelmente la sua struttura originaria, ma vennero comunque utilizzati materiali e sistemi innovativi, come ad esempio l’inserimento di un sofisticato sistema anti incendio che la mettesse al riparo da rischi futuri.
Lo stesso discorso si pone oggi con Notre Dame, ancora più complesso perché la cattedrale di Parigi è stata costruita in epoche differenti, dal XII al XIX secolo e la vecchia struttura distrutta dalle fiamme testimoniava proprio questa evoluzione delle tecniche e dei materiali di costruzione.

Notre Dame – copyright Andrew Tallon

Notre Dame, dalle origini ad oggi

Il luogo dove sorge Notre Dame è un luogo sacro da sempre. Già nel 52 a.C. su quel terreno Giulio Cesare fece erigere un tempio dedicato a Giove per celebrare la resa di Vergingetorige. La costruzione di una grande cattedrale iniziò nel 1160 per volontà del vescovo di Parigi, Maurice de Sully, partendo dalla demolizione delle due chiese esistenti, una dedicata a Santo Stefano e l’altra alla Nostra Signora. L’edificio venne completato nel 1250, ma neanche questa data può essere indicata come fine dei lavori. Anche durante il Rinascimento, dal XV al XVIII secolo, la cattedrale fu oggetto di una serie di interventi con uno dei restauri più grandi voluto da Luigi XIV.
La chiesa venne poi devastata nel corso della Rivoluzione francese e trasformata nel Tempio della Ragione. Dopo la Rivoluzione e con la salita al potere di Napoleone Bonaparte, la cattedrale tornò alla chiesa cattolica e la prima messa fu celebrata il 18 aprile del 1802. Restauri e interventi di recupero seguirono per tutto l’Ottocento e il Novecento fino all’incendio del 15 aprile scorso.
Il tema centrale, quindi, nella ricostruzione di un’opera che sia fedele all’originale, sta tutto nella difficoltà di rispettare il lasciato degli interventi di recupero realizzati nel corso dei secoli. 

Un concorso per la Notre Dame del futuro

Ancora non è chiaro come sarà la cattedrale che risorgerà dalle ceneri del rogo. Mentre il presidente Macron ha annunciato l’intenzione di restituire la cattedrale in cinque anni, e i grandi imprenditori francesi e non solo hanno dichiarato la volontà di donare somme consistenti per finanziare i lavori, rimane aperta la questione architettonica. Il primo ministro francese, Edouard Philippe, ha lanciato un concorso internazionale per la progettazione del tetto e della nuova guglia, stimolando archistar e studi meno conosciuti a fare delle proposte che vadano nella direzione di ricostruire la guglia disegnata da Eugène Viollet-le-Duc oppure di proporre soluzioni innovative, che sappiano raccontare anche il tempo presente.
Qualunque sarà il progetto vincitore, il lavoro dettagliato e quasi inconsapevole realizzato nel 2015 dall’equipe di studiosi statunitensi permetterà di progettare la Notre Dame del futuro avendo a disposizione la ricostruzione dettagliata di uno dei luoghi sacri più visitati al mondo.