Usa: in viaggio verso Ovest

Dalla Hoover Dam al Golden Gate, le infrastrutture simbolo d’America

Il viaggio di “We Build Value” tra le infrastrutture iconiche degli Stati Uniti riparte verso Ovest. E qui, dalla ferrovia fino al Golden Gate di San Francisco, le grandi opere concorrono a ricostruire la storia del paese, segnandone alcuni momenti chiave come quando il Presidente Roosevelt ordinò la costruzione della Hoover Dam per sfruttare il potenziale idrico del fiume Colorado.

La loro storia è ancor più utile oggi che gli Stati Uniti si trovano di fronte all’esigenza di rinnovare tante infrastrutture, che dopo gli anni del boom hanno subito un lento declino.

Il cavallo di ferro

La ferrovia – chiamata il “cavallo di ferro” per l’impatto rivoluzionario che ebbe sostituendo il trasporto su cavalli - fu a sua volta e ancora prima delle autostrade al cuore della nascita e dello sviluppo del Paese, a cominciare dalla totale conquista del West. Sulla mappa ha qui rilievo, per un cantore delle imprese americane, la sperduta e altrimenti poco nota località di Promontory Summit, nei pressi di Salt Lake City. Ai piedi di montagne omonime nello stato dello Utah, è il luogo dove fu completata la prima Transcontinental Railroad, chiamata inizialmente Pacific Railroad, che richiese sei anni, tra il 1863 e il 1869, per essere ultimata. Una ferrovia transcontinentale che collegò l’esistente tratta orientale, la quale arrivava fino a Omaha in Nebraska, con la California, e più precisamente Oakland. Tre società private parteciparono all’opera usando terreni e sostegno pubblico. Alla fine, quando proprio a Promontory Summit fu piantato l’ultimo chiodo con un martello d’argento dal magnate delle ferrovie ed ex governatore della California Leland Stanford, nacque un percorso senza interruzione coast-to-coast da 3.077 chilometri. Una ferrovia che trasformò radicalmente e permanentemente l’economia e la demografia dell’Occidente americano. E adesso altri grandi progetti di ferrovie, quelle ad alta velocità, faticano ad affermarsi nella cultura dell'auto e dell’aereo ma sono entrate in agenda, dal Texas alla California.

La Hoover Dam

Alcuni degli stati menzionati vivono ancora all’ombra di un’altra, colossale opera senza tempo. Tra il Nevada e l’Arizona, lungo la vecchia frontiera del Far West segnata da deserti e grandi formazioni rocciose, si erge la Hoover Dam. La diga è a pieno diritto considerata uno dei gioielli delle infrastrutture americane di sempre, costruita sul Black Canyon del Colorado River nella prima metà degli anni Trenta sotto ordine del Presidente Franklin Delano Roosevelt e del suo New Deal. È un fiume, il Colorado, che taglia la nazione per oltre duemila chilometri e che ha alimentato terreni fertili e vita nella regione, dalle tribù indigene quali i Navajo prima, ai pionieri e cercatori d’oro in seguito. La diga era nata per controllare le tradizionali inondazioni del grande corso d’acqua e a tutt’oggi fornisce elettricità a 1,3 milioni di persone. La Hoover Dam rimane così un’opera strategica: è al centro di significativi progetti di rinnovamento, centrati sulla necessità di renderla più efficiente nella produzione e conservazione di energia per il 21esimo secolo.

Camp David, River Walk e la WPA

A Sud, nel Texas di San Antonio, è possibile ammirare la prova evidente di una delle più durevoli imprese della Works Progress Administration, l’agenzia che fu il cuore del New Deal Rooseveltiano. È la River Walk di San Antonio: una rete di canali disegnata per il centro della città tra il 1939 e il 1941, fatta di dighe e ponti, affiancati da passaggi pedonali e da migliaia di alberi. A conferma della sua importanza, l’opera è ancora una delle principali attrazioni locali assieme all’Alamo, l’ex missione francescana occupata e difesa da personaggi storici quali David Crockett e simbolo, nel 1835, della guerra di indipendenza del Texas dal Messico.

Ma la River Walk è solo una delle tantissime opere realizzate dalla Works Progress Administration, che per rimettere al lavoro l’America negli anni Trenta diede il via a una miriade di progetti di infrastrutture e alla loro documentazione attraverso arte e fotografia. Ogni elenco sarebbe infatti incompleto: in otto anni e con un budget iniziale di 5 cinque miliardi (pari al 6,7% del Pil), la WPA mobilitò dal 1935 al 1943 8,5 milioni di dollari americani per costruire 40.000 palazzi tra i quali seimila scuole, 2.550 ospedali, 1.000 biblioteche, altrettanti aeroporti e tunnel, 500 impianti per la depurazione delle acque e fognature, migliaia tra parchi giochi e piscine, altrettanti viadotti. Pavimentò ben un milione di chilometri di strade e altrettanti marciapiedi. Tra i risultati più iconici della WPA c’è ad esempio il progetto di Camp David in Maryland, che sarebbe diventata la residenza presidenziale.

Il Golden Gate

Proseguendo verso ovest fino a tagliare il traguardo della California, terra promessa di tante migrazioni nella storia americana, nella regione settentrionale di San Francisco il viaggiatore-menestrello d’America non potrebbe che rimanere attonito al cospetto di un altro ponte che ha fatto la storia, il Golden Gate Bridge. Il suo nome deriva dal fatto che la sua arcata a sospensione attraversa lo stretto del Golden Gate che collega la baia della città all’Oceano Pacifico. È a sua volta tra le immagini più conosciute e fotografate dell’intero Paese, come già il Brooklyn Bridge, ed è tuttora inserito tra le “meraviglie” del mondo dall’Associazione degli ingegneri americani. Aperto al traffico nel 1937, si conquistò subito il record di ponte sospeso più alto e più lungo del pianeta, con il suo arco centrale di 1.280 metri ad un’altezza di 227 metri dalla superficie dell’acqua. L’idea originale era venuta a uno studente, James Wilkins, già nel 1916, ma i costi (100 milioni di dollari, equivalenti a 2,3 miliardi di dollari di oggi) erano stati considerati proibitivi. Alla fine il ponte fu costruito per 35 milioni e a tempo di record, in soli quattro anni.