On the road: le strade degli Stati Uniti simbolo del sogno americano alla prova della modernità

Dalle origini alle prospettive future delle grandi arterie stradali degli Stati Uniti d’America volute nel 1938 dal Presidente americano Franklin Delano Roosevelt e il ruolo strategico dei grandi costruttori

La prima auto prodotta negli USA, la Ford Model T, è uscita dalla fabbrica di Detroit nel 1908, divenuta ben presto il simbolo della modernizzazione e della motorizzazione di massa negli Stati Uniti d’America.

Trent’anni dopo, c’erano già 20 milioni di Model T in circolazione. Ma, di strade a lunga percorrenza, nessuna, né tanto meno lavori in corso e nuovi progetti.

E così, secondo i documenti dell’epoca, nel 1938 il presidente Franklin Delano Roosevelt si fece portare una mappa degli Stati Uniti, la stese sulla sua scrivania, vi disegnò tre linee da est a ovest e tre linee da nord a sud e subito disse al capo del Bureau of Public Roads: «Ora costruite queste strade!».

Bisogna però arrivare al 1956 e al Presidente Dwight D. Eisenhower per avere il via libera alla costruzione dell’Interstate Highways Systems, che prevedeva il finanziamento della rete stradale attraverso un fondo, l’Highway Trust Fund, alimentato a sua volta da una tassa sulla benzina.

La chiamata presidenziale a prendere parte alla costruzione di una capillare rete stradale è stata fin da subito accolta dai grandi costruttori, tra i quali spicca Lane Construction, oggi parte del Gruppo Webuild, che ha realizzato alcune delle superstrade e autostrade più note del paese, tra cui la New York Thruway, la Connecticut Turnpike e la Massachusetts Turnpike.

Lo sviluppo della rete stradale e autostradale negli Stati Uniti fino ad oggi

Nei successivi quarant’anni, oltre alle tre arterie orizzontali e alle tre verticali disegnate da Roosevelt, viene realizzato un intero network ben codificato per aiutare gli automobilisti a orientarsi.

Le Interstate che vanno da sud a nord del paese vengono nominate con un numero dispari, e quelle che vanno da ovest a est con un numero pari.

Guardando la mappa degli Stati Uniti d’America si parte dalla Costa del Pacifico con l’arteria verticale I-5, che dalla California meridionale prosegue fino allo Stato di Washington. Si continua poi con le strade principali I-15, I-25 fino alla I-95 che costeggia l’Atlantico e dalla Florida arriva fino alla frontiera con il Canada, nel Maine.

Le maggiori arterie orizzontali, invece, vanno dalla più a sud, la I-10, fino alla più lunga di tutte, la I-90, che nasce a Seattle (Washington) e finisce a Boston, nel Massachusetts.

Anche in questo caso, Lane Construction ha contribuito negli anni a espandere la mobilità degli americani, mettendo la propria firma su molti lavori delle Interstate I-10 e I-95,  sulla estensione della I-395 Express Lanes, nei pressi di Alexandria in Virginia, e nella costruzione della I-495 Express Lanes attorno a Washington D.C., oltre che su molti altri tracciati strategici come i più recenti in Florida nell’area di Lakeland, Orlando, e di Tampa attraverso l’ambizioso progetto di ampliamento della I-275.

Pedaggi e tasse per finanziare la rete stradale degli Stati Uniti: il metodo “user pay”

Negli Stati Uniti, il finanziamento per la rete stradale e autostradale segue il metodo dello “user pay”, ovvero chi utilizza questi servizi con i mezzi di trasporto sostiene anche gli investimenti per la realizzazione di nuove infrastrutture e il miglioramento di quelle esistenti. In che modo? Attraverso il pagamento dei pedaggi autostradali e stradali e soprattutto delle tasse sul consumo dei carburanti.

Questo metodo ha contribuito finora alla costruzione di una rete di circa 6,7 milioni di chilometri di strade e autostrade, di cui 257.495 chilometri di “Sistema Interstatale”, che è quello composto dalle sole autostrade di collegamento tra le principali città e regioni degli USA.

Negli anni, però, è emerso anzitutto un certo squilibrio nella ripartizione dei fondi che arrivano dallo “user pay”, col risultato che i maggiori investimenti sono andati prevalentemente su strade e autostrade statali a discapito di quelle locali, le cui amministrazioni oggi – non a caso – sono al lavoro per una distribuzione dei finanziamenti a loro più vantaggiosa.

E non è tutto. Pare che le attuali tasse previste in tutto il paese dal metodo “user pay” non siano più sufficienti a sostenere i nuovi investimenti che richiedono il fabbisogno di una rete stradale e autostradale sempre più capillare ed estesa.

Le accise sulla benzina e sul gasolio non bastano alla costruzione di nuove infrastrutture

Attualmente, i fondi dello “user pay” per la rete di trasporto stradale e autostradale degli Stati Uniti derivano dai pedaggi e soprattutto dalle tasse sul consumo di benzina e diesel con aliquote differenti tra i diversi stati.

Ma per quanto riguarda, in particolare, il pagamento delle accise sulla benzina e sul carburante, secondo l’American Society of Civil Engineers (ASCE) si tratta di un metodo che ormai ha perso ben l’80% del suo potere d’acquisto dal 1993 a oggi, ossia da quando è stata aumentata l’aliquota federale d’imposta sui carburanti portata a 18,4 centesimi di dollari al gallone per la benzina e a 24,4 centesimi per il gasolio.

A livello statale c’è stato infatti chi, nell’ultimo decennio, ha ritoccato al rialzo queste imposte. Si tratta di ben 34 stati su 50: l’aliquota fiscale più alta sui carburanti oggi è quella della California (68 centesimi di dollari al gallone); la più bassa è in Alaska (8,95 centesimi).

 Alcuni stati, inoltre, a fronte della crescita del numero di veicoli elettrici in circolazione, che di fatto non contribuiscono al metodo “user pay”, hanno anche iniziato a valutare l’introduzione di tasse sull’immatricolazione di questi veicoli o di pedaggi sulle stazioni di ricarica.